Laura Cozzi, Director of sustainability, technology and outlooks dell’International energy agency
Transizione energetica. Il processo è complesso e soggetto a fattori geopolitici, economici e tecnologici. Al contempo i cambiamenti climatici si fanno più pressanti e come evidenziato dal World energy outlook 2023, la temperatura superficiale media globale è già superiore di circa 1.2 °C rispetto ai livelli preindustriali, scatenando ondate di calore ed eventi meteorologici estremi. Ma sta emergendo un’economia dell’energia pulita che apre nuovi scenari e prospettive.
Progetto Manager ne ha parlato con Laura Cozzi, Director of sustainability, technology and outlooks dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea, International energy agency), che dirige e coordina il lavoro della Iea sulla sostenibilità energetica. Tra le sue responsabilità, la stesura dell’annuale World energy outlook, pubblicazione di punta dell’agenzia.
Il clima sta cambiando e sono necessari passi avanti per un orizzonte ad emissioni zero. Quali le prospettive e gli obiettivi da perseguire in seguito agli accordi presi nella Cop28?
Come sottolineato alla Cop28, lo stato dell’innalzamento della temperatura ha richiesto uno sforzo ulteriore da parte di tutti i Paesi. Nel World energy outlook 2023 si evidenzia che per rispettare quanto stabilito nell’Accordo di Parigi è necessario triplicare la capacità rinnovabile al 2030 e raddoppiare gli indicatori di efficienza energetica. Un’ulteriore leva riguarda la riduzione delle emissioni di metano al 2030. Impegni dei governi e anche del settore privato saranno fondamentali: per esempio oltre 50 aziende dell’Oil & gas hanno lanciato la Carta della decarbonizzazione del petrolio e del gas naturale e nuovi Paesi hanno aderito al Global methane pledge mobilitando nuovi finanziamenti. Ciononostante, stimiamo che se tutti gli impegni dichiarati fossero rispettati, le emissioni di metano da combustibili fossili diminuirebbero di circa il 50% entro il 2030 ma per limitare l’aumento della temperatura ad 1.5 gradi, servirebbe arrivare al 75%. Ma la sfida più grande è nelle economie emergenti e in via di sviluppo, dove gli investimenti devono crescere da circa 750 miliardi nel 2022 a circa 2300 entro il 2030. Ciò richiederà politiche nazionali molto più solide e il sostegno internazionale per attirare investimenti.
Dal World energy outlook 2023: per rispettare l’Accordo di Parigi è necessario triplicare la capacità rinnovabile al 2030 e raddoppiare gli indicatori di efficienza energetica
Alla luce delle evidenze del G7 energia e clima, con importanti impegni presi come si apprende dal comunicato congiunto, quali sono le principali sfide emerse?
A pochi mesi dalla Cop28, è stato dimostrato come si stiano delineando azioni concrete, sinergie e meccanismi che rispondano a mitigazione e adattamento climatico, gettando le basi per preparare al meglio la Cop29. Come Iea, abbiamo potuto fornire supporto alla Presidenza Italiana del G7, con analisi e raccomandazioni per traguardare gli obiettivi identificati dalla Cop28. Sottolineata la centralità dei temi relativi a sicurezza energetica, decarbonizzazione industriale, efficienza energetica e riduzione delle emissioni da trasporto stradale, così come l’importanza di favorire partnerships con economie emergenti e in via di sviluppo, con particolare attenzione all’Africa. È stato lanciato, in occasione del G7, il report “Batteries and secure energy transitions”, che ha evidenziato il ruolo chiave delle batterie per perseguire l’obiettivo di triplicare la capacità rinnovabile al 2030, raggiungibile solo con una crescita di sei volte della capacità installata di sistemi di accumulo. Un’analisi che ha portato il G7 a impegnarsi in tal senso, come riportato direttamente nel Communique. In merito al coinvolgimento dei Paesi africani, segnalo il supporto Iea nell’iniziativa G7 energy for growth in Africa per facilitare progetti basati su tecnologie pulite ed attrarre investimenti in 7 Paesi e il Summit on clean cooking in Africa, organizzato da Iea il 14 maggio, che ha mobilitato finanziamenti per 2,2 miliardi di dollari.
Come conciliare sicurezza energetica e transizione?
È fondamentale continuare a investire nelle tecnologie pulite, come veicoli elettrici e solare pV la cui crescita è già in linea con uno scenario Netzero e garantire la diversificazione di approvvigionamento di petrolio e gas naturale. In aggiunta, con l’evolversi del contesto energetico sempre più caratterizzato da generazione distribuita e consumi sempre più elettrificati, bisogna integrare completamente tali risorse nel sistema elettrico, per sfruttare a pieno il loro potenziale. È quindi necessario uno sforzo in termini di espansione e ammodernamento della rete elettrica. Ad oggi però gli investimenti nelle reti risultano stagnanti intorno ai 300 miliardi di dollari l’anno mentre dovrebbero raddoppiare entro il 2030, per evitare l’accumularsi di code per le richieste di connessione di impianti rinnovabili, come evidenziato dal report “Electricity grids and secure energy transition”. Ruolo abilitante svolto anche dalle batterie, sia per raggiungere l’obiettivo di triplicare la capacità rinnovabile sia per limitare un uso prolungato di carbone e gas naturale e, di conseguenza un aumento delle spese di importazione del combustibile, con l’Europa e, quindi l’Italia, particolarmente esposta al rischio per le importazioni di gas. Risalendo la catena di tali tecnologie abilitanti (batterie, reti, veicoli elettrici e solare pV tra le altre), elemento comune e di crescente priorità in ambito sicurezza energetica è rappresentato dalle materie prime per realizzarle, i minerali critici.
Nel 2023 c’è stata una sensibile riduzione dei prezzi, ritornati ai livelli pre-pandemia, con il litio in calo del 75% e gli altri minerali con diminuzioni del 30-45%
Materie prime necessarie alla transizione, quali gli scenari e come garantire disponibilità e approvvigionamento?
Lo sviluppo delle principali tecnologie pulite richiede sempre più attenzione al tema dei minerali critici come litio, rame, nichel, cobalto, grafite e terre rare. Tema al centro del G7 in Giappone, durante il quale è stato definito, con il supporto della Iea, un Piano d’azione in 5 punti per supportare con una strategia a lungo termine la catena di approvvigionamento. Sempre in quest’ottica, la Iea ha organizzato il primo Summit sui minerali critici lo scorso 28 settembre. Le analisi di scenari di domanda e offerta pubblicate il 17 maggio dalla Iea nel “Global critical minerals outlook 2024”, rappresentano un ulteriore step. Vi si sottolinea come, dopo due anni caratterizzati da un aumento dei prezzi, c’è stata una sensibile riduzione nel 2023, ritornando ai livelli pre-pandemia, con il litio in calo del 75% e gli altri minerali con diminuzioni del 30-45%, a causa di un forte aumento dell’offerta globale. Una buona notizia per i consumatori, ma con l’effetto negativo di scoraggiare nuovi investimenti. La domanda di minerali critici continua a crescere in tutti gli scenari, richiedendo fino a 800 miliardi di dollari l’anno nelle attività minerarie al 2040, nello scenario Netzero. I progetti annunciati ad oggi sarebbero sufficienti solo a soddisfare il 70% della domanda di rame e il 50% di quella di litio nel 2035 e non modificano l’elevata concentrazione geografica, con la Cina che mantiene una posizione dominante soprattutto nella raffinazione e nella trasformazione. Risulta quindi necessario favorire il riciclo, l’innovazione ed anche un cambiamento comportamentale, leve che insieme, per il solo litio, per esempio, potrebbero comportare una riduzione del 25% della domanda al 2030 nello scenario a zero emissioni.