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Maturità digitale

Dobbiamo reimpostare il sistema dell’istruzione se vogliamo garantirci un avanzamento sociale ed economico. Le competenze si acquisiscono con lo studio e si sviluppano con l’esperienza

Mentre i nostri ragazzi sono alle prese con la versione di Tacito e il problema di fisica provo a immaginare come affronterebbero un test di maturità digitale. Me lo domando perché il recente rapporto europeo che produce il noto indice Desi  (Digital economy and society index) posiziona il nostro Paese nella parte bassa della classifica in tutti i capitoli esaminati, compreso quello afferente le competenze digitali.

Sul fronte del capitale umano, solo il 44% degli italiani ha competenze digitali di base. Appena il 20% del corpo docente ha frequentato corsi di alfabetizzazione digitale, il 24% delle scuole difetta di corsi di programmazione. Il numero di laureati in materie Ict è fermo all’1%, contro una media Ue del 3,5. Significativo anche che, a fine 2017, su 815 dottorati di ricerca industriale sui temi di Impresa 4.0 – germogliati sotto la spinta dell’investimento pubblico – solo 41 risultino attivi.

Probabilmente gli studenti italiani, nativi digitali, supererebbero un esame di maturità sulle nuove tecnologie; verrebbe invece bocciato, o quantomeno rimandato a settembre, l’apparato scolastico. E con esso, tutti i soggetti pubblici e privati che sono a vario titolo responsabili della sua arretratezza. Non è solo una questione culturale se oggi il 16% dei residenti nel nostro Paese non ha mai usato internet. Questo gap è effetto di cattiva programmazione e investimenti carenti, e si traduce di fatto in un freno alle nostre possibilità di sviluppo.

Reimpostare da capo il sistema dell’istruzione diventa quindi una priorità se vogliamo garantirci avanzamento sociale ed economico. Ciò che ci ha sempre contraddistinto nel mondo sono le competenze delle nostre persone. E le competenze si acquisiscono con lo studio, si sviluppano con l’esperienza. Non si danno mai per scontate.

Qualsiasi istituzione che abbia a cuore il proprio futuro deve costruire un contesto favorevole per la crescita delle conoscenze digitali. Noi in Federmanager ci crediamo così convintamente da promuovere programmi specifici per la formazione digitale dei nostri colleghi. L’innovation manager, nuovo profilo che abbiamo delineato rispondendo alle sfide dell’innovazione e che siamo in grado di certificare grazie a un programma riconosciuto da Accredia, è un esempio di cosa intendiamo quando parliamo di apprendimento continuo o di long life learning.

A un manager sarà sempre più richiesto di governare la trasformazione digitale che impatta su tutti i processi e l’organizzazione aziendali. Dal rafforzamento delle competenze manageriali dipendono le chance di evoluzione tecnologica delle nostre imprese. Per questo motivo abbiamo avviato una collaborazione forte con i Digital innovation hub di Confindustria: in quasi tutte le regioni italiane i manager e le imprese del network lavoreranno insieme per agevolare i processi di digitalizzazione del business. Partiremo dalla valutazione della maturità digitale della singola azienda o filiera, per arrivare a interventi mirati sui fabbisogni che ci consentano di generare catene di valore digitale più estese.

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