Fare impresa in contesti sempre più complessi, mutevoli e incerti ha costretto un numero molto elevato di aziende a rivedere il concetto di management sia dal punto di vista del posizionamento interno, del significato che assume in relazione alla cultura aziendale e delle funzioni che esercita, sia, di conseguenza, alle competenze e abilità richieste a chi ha il compito di svolgere funzioni amministrative, direttive e gestionali. La pandemia ha accelerato questo processo, concretizzando tendenze che fino ad alcuni mesi fa erano rilevabili solo nelle imprese d’avanguardia: innovazione continua, sostenibilità ed economia circolare, lavoro e organizzazione smart, nuovo design delle supply chain.
Nelle aziende più dinamiche e competitive rileviamo processi in cui, da un lato, il manager deve spogliarsi di alcune funzioni tipiche per farle “agire” dai lavoratori che svolgono compiti tecnico-operativi; dall’altra, il manager deve assumere nuovi incarichi e sviluppare capacità che rendono più complesso, più flessibile e meno lineare l’esercizio di guida e di direzione dei collaboratori.
Questo processo di trasformazione della funzione manageriale richiede un impegno non trascurabile nella riqualificazione e nel potenziamento delle competenze e delle capacità dei manager, impegno che, oggi, è affidato essenzialmente alle Scuole di business e alle Academy aziendali.
Le Scuole di business, da sempre utilizzate dalle figure manageriali per formarsi e riqualificarsi e dai giovani per accedere alla carriera manageriale, stanno attraversando una fase di significativa evoluzione dell’offerta formativa e delle metodologie didattiche che, a livello europeo, mostra una certa uniformità: meno insegnamenti tecnico specialistici, più insegnamenti legati alle competenze trasversali.
Competenze che hanno a che fare con la capacità di comunicare, di lavorare e gestire un gruppo, lo sviluppo di un atteggiamento empatico, la capacità di ascolto, la capacità di risolvere problemi e di adattarsi ai cambiamenti. Tutto questo tende a prendere il nome, in molti casi, di “formazione alla leadership” e, nei casi più evoluti e innovativi, a veri e propri “master sulla leadership”.
Diverse Scuole di business europee, tra quelle che si posizionano al top nei ranking internazionali, hanno sviluppato gemellaggi forti con università e altre scuole di business di paesi a veloce crescita economica e rapida innovazione. I master prevedono spesso lo scambio e un periodo di studio presso la sede estera, alimentando un confronto diretto con imprenditori e altri testimoni locali. L’obiettivo è quello di mettere i manager europei nelle condizioni di avvicinarsi realmente al mondo economico che sta avanzando velocemente e di confrontarsi sulle problematiche e sulle specificità delle loro aziende.
Un altro trend che rileviamo è il rafforzamento dei percorsi di formazione customized. L’area dei corsi e della formazione personalizzata costruita su misura per l’azienda sta avendo sempre più peso. Se l’azienda deve puntare sulle sue specificità, su ciò che la rende unica rispetto al mercato, ciò ha ripercussioni anche in termini di formazione dei manager e del personale in generale. Se da un lato si registra una certa uniformità di esigenze formative dal punto di vista delle competenze soft e/o trasversali, dall’altro emerge una esigenza specifica rispetto a quelle aree di competenze e di capacità che hanno più a che fare con gli aspetti di unicità dell’azienda.
Si rafforza la formazione personalizzata, costruita su misura per l’azienda che vuole puntare sulle proprie specificità, su ciò che la rende unica rispetto al mercato
Altra tendenza è l’arricchimento dell’offerta formativa online sulle tendenze evolutive future, sulle competenze tecnico specialistiche o su specifiche peculiarità del settore produttivo locale. Accanto a un’offerta formativa solida e ben strutturata determinata dai percorsi formativi che rilasciano diplomi (i master), molte Scuole di business puntano su corsi brevi, mono-tematici, su ambiti diversificati, di durata variabile e fruibili online. Si tratta sia di corsi tecnico specialistici su ambiti più tradizionali (ad esempio il marketing), ma soprattutto di formazione che investe tematiche innovative come la digitalizzazione nelle aziende. Un problema comune a molte Scuole di business europee è la difficoltà a “insegnare” la digitalizzazione. Per questo motivo alcune cominciano a dotarsi di “dipartimenti ingegneristici” sul modello di Stanford e Harvard.
Il secondo fenomeno di interesse che emerge dai nostri studi è che nell’ambito della formazione manageriale (ma non solo destinata ai manager) si sta sviluppando, soprattutto in nord Europa, la rinascita delle Academy aziendali. In alcuni casi queste strutture si declinano in Academy settoriali. Si tratta di strutture formative che organizzano ed erogano percorsi di formazione specialistici, riferiti al settore produttivo. Il fenomeno presenta un particolare interesse perché le Academy sono aperte anche ad aziende esterne; di fatto, questi centri di formazione diventano strutture formative specializzate nel settore a cui possono accedere giovani, tecnici e manager di altre aziende. Una risorsa molto importante soprattutto per le piccole e medie imprese del territorio e del settore, anche considerando che spesso le grandi aziende sono legate da un rapporto di fornitura o di co-design e co-produzione con le aziende più piccole del territorio. Attraverso le Academy, le grandi aziende riescono anche a valorizzare una contiguità di valori, oltre che professionale anche produttiva con la base delle aziende con le quali operano.
Nell’agenda europea delle competenze non si fa cenno a politiche a supporto della managerialità delle imprese
Evidenziamo tuttavia l’assenza generalizzata, a livello europeo, di politiche a supporto della managerialità delle imprese. Nonostante sia ormai evidente, soprattutto in era Covid, che la qualità del management sarà una delle chiavi di volta per i processi di rinnovamento aziendale e per recuperare competitività, tale aspetto ha ancora scarso riscontro e diffusione a livello pubblico. Le migliori esperienze si possono individuare solo nell’ambito dei programmi di Industria 4.0, mentre, ad esempio, il tema della managerialità è del tutto assente dall’agenda europea delle competenze.