L’iter di approvazione della prossima Legge di Bilancio, Europa permettendo, non si annuncia agevole. Nelle more, essendo prematuro addentrarsi in un testo che non è definito e che cambierà molto, dobbiamo soffermarci su almeno tre temi presenti sui quali siamo molto sensibili.
Il primo si chiama politica industriale. Finalmente tornata nelle priorità dell’agenda di governo, visti gli scarsi effetti prodotti dalle iniziative a sostegno della domanda interna (a partire dagli ormai famosi 80 euro), oggi tenta di dare nuovo respiro all’offerta e quindi all’impresa, puntando l’indice su ricerca e sviluppo e sugli investimenti volti alla diffusione di tecnologia digitale.
L’obiettivo è anche dare ossigeno a Industry 4.0., che è un progetto di modernizzazione della nostra manifattura su cui anche noi come Federazione stiamo recitando un ruolo importante: in questo piano strategico le competenze manageriali sono protagoniste!
In secondo luogo, compare in manovra il capitolo della produttività e alcuni importanti miglioramenti della disciplina introdotta lo scorso anno per incentivare il welfare aziendale. Finalmente, queste misure coinvolgeranno anche la nostra categoria, seppur in maniera contenuta, costituendo comunque un bel segnale di apertura su un tema centrale nelle nostre politiche contrattuali e di sviluppo associativo.
Ancora si torna a parlare di pensioni e questa volta non per introdurre l’ennesimo contributo di solidarietà (che finalmente siamo riusciti a scongiurare) ma con una serie di buoni propositi: consentire il cumulo gratuito tra diverse gestioni pensionistiche, o l’ottava salvaguardia per i cosiddetti esodati (probabilmente l’ultima), o ancora la R.I.T.A., che non è un nome proprio di persona, ma una rendita integrativa temporanea anticipata che consentirà, ricorrendone i requisiti, il riscatto totale o parziale della posizione accumulata nel fondo di previdenza complementare con aliquote fiscali molto agevolate.
Quanto all’APE, la formula attuativa dell’anticipo pensionistico che doveva rappresentare la risposta ai danni prodotti dalla legge Fornero con il brusco innalzamento dell’età pensionabile, ci lascia invece assai perplessi sulle sue reali possibilità di riuscita. Di fronte ad altre misure per niente condivisibili (come l’aumento della 14 mensilità), riteniamo che si realizzerà una crescita del peso delle prestazioni assistenziali caricate impropriamente sull’Inps e che nulla hanno a che fare con le pensioni vere, vale a dire quelle finanziate da contributi effettivamente versati all’Istituto.
Parliamo di una quota che ormai supera di gran lunga il 50% delle prestazioni erogate dall’Inps che vanno per lo più a vantaggio di quelle categorie sfuggenti al fisco – e quindi anche allo stesso Inps – e di cui poi si chiede a noi di pagare il conto! Un risultato da ascrivere alla vecchia concertazione che ci auguravamo ormai superata e, invece, pare tornata recentemente di moda.
Chi sembra farla franca anche questa volta sono sempre loro: gli evasori, quelli che di fatto mettono le mani nelle tasche degli onesti cittadini che fanno il proprio dovere e pagano anche per loro.
Se pensiamo che in base al rapporto Eurispes 2016 si stima che il sommerso del PIL nel nostro Paese ammonterebbe a 540 miliardi di euro, al netto delle attività malavitose, all’appello non risponde un fiume di nostri connazionali. Basta guardare poi i dati impietosi che annualmente il Ministero snocciola sulle dichiarazioni dei redditi presentate: su 8.000 Comuni italiani, solo 550 si sono attivati nelle lotta all’evasione fiscale.
La risposta qual è? La solita. Una volta si chiamava condono, ora volontary disclosure. Non ci siamo proprio!
Mario Cardoni, Direttore Generale Federmaanger