Blu come il colore del mare che rappresenta per l’economia europea un enorme potenziale per l’innovazione e la crescita.
Nella UE la cosiddetta “economia blu” impiega 5,4 milioni di persone e genera un valore aggiunto lordo di quasi 500 miliardi di euro l’anno. Già entro il 2020 l’occupazione potrebbe aumentare di 1,6 milioni di posti di lavoro con un valore aggiunto di circa 600 miliardi di euro e ulteriori margini di crescita si prevedono in settori quali acquacoltura, turismo costiero, biotecnologie marine, energia degli oceani, estrazione mineraria nei fondali marini.
Nel 2017 l’UE ha impegnato oltre 550 milioni di euro in azioni volte a migliorare lo stato di salute, la pulizia e la sicurezza dei mari. Secondo le previsioni l’economia blu sostenibile, attualmente stimata a 1.300 miliardi di euro, dovrebbe raddoppiare entro il 2030.
Attenzione però: per Blue economy non si intende solo l’economia generata dalle risorse marine ma un vero e proprio nuovo modello di business a livello globale, successivo alla green economy. L’obiettivo non è quello di investire in misura crescente nella tutela dell’ambiente ma, grazie alle innovazioni in tutti i settori dell’economia che utilizzano sostanze già presenti in natura, effettuare minori investimenti, creare più posti di lavoro e conseguire un ricavo maggiore.
Il modello, proposto nel 2010 da Gunter Pauli nel libro The Blue Economy, teorizza la creazione di un ecosistema sostenibile grazie alla trasformazione in merce redditizia di sostanze precedentemente sprecate, grazie all’utilizzo di tecniche scientifiche come la biomimesi, che si fonda sullo studio e sull’imitazione delle caratteristiche delle specie viventi per trovare nuove tecniche di produzione.
Negli ultimi anni si sono moltiplicate le esperienze positive di riciclo dei materiali nei più diversi ambiti di applicazione: dalle bottiglie di plastica che si trasformano in carburante, ai mozziconi di sigarette riutilizzati come materiale isolante in edilizia, fino ai mobili di design realizzati in carta riciclata.
La nuova frontiera è quella dell’edilizia circolare che riutilizza materiali di scarto spesso dispersi per mancanza di tecnologie adeguate; uno snodo fondamentale se si pensa che in Europa il settore edilizio copre annualmente il 32% della produzione di rifiuti.
Ed è proprio all’Innovazione Blu che è dedicato il Premio Costa Smeralda che sceglie e premia opere letterarie, ricerche, brevetti, best practices, scienziati, imprenditori e amministratori che abbiano saputo concretamente intraprendere nuove strade per una migliore salvaguardia del mare.
A testimonianza del sincero e rinnovato impegno del Consorzio Costa Smeralda in favore di un nuovo modello di turismo sostenibile che prima che economico si faccia culturale, il Premio Costa Smeralda, la cui prima edizione avrà luogo a Porto Cervo il 28 aprile 2018, punta a divenire vero punto di riferimento per la cultura, la comunità e l’economia del mare.
Fino al 15 marzo è possibile candidarsi alla sezione “Innovazione Blu” del Premio (informazioni sul premio e relativo bando)
Il riconoscimento è assegnato da una giuria costituita da nomi importanti in ambito culturale e scientifico come la presidente onoraria Donatella Bianchi (presidente del Wwf e conduttrice di Linea Blu), Umberto Broccoli (autore e conduttore radio-televisivo, archeologo subacqueo), Alberto Luca Recchi (giornalista, scrittore e fotografo subacqueo), Mario Tozzi (divulgatore scientifico) e Alessio Satta (presidente Fondazione MedSea per la salvaguardia delle coste e del mare).
Dal 28 al 30 Aprile 2018 la Costa Smeralda diventa teatro d’eccezione di dibattiti, testimonianze, proposte e innovazioni concrete intorno e per il mare, vero happening internazionale per innescare dialoghi con quanti si fanno promotori di progetti capaci di vivere il mare in maniera più redditizia, rispettosa e consapevole.
*direttrice artistica del Premio Costa Smeralda 2018