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L’alba della rappresentanza

Uomo delle istituzioni per lungo tempo, Giuseppe Togni ha promosso la nascita delle organizzazioni dei manager nella complessa fase del Dopoguerra.

Parlamentare per trent’anni, ministro dodici volte, presidente di cinque commissioni parlamentari, presidente dell’Istituto per il Commercio Estero (Ice). La figura di Giuseppe Togni si staglia nella nostra storia repubblicana con un protagonismo capace di emergere anche al di fuori dei palazzi istituzionali, per recepire le fondamentali istanze di rappresentanza della dirigenza industriale italiana. È a lui, infatti, che dobbiamo la nascita della nostra organizzazione, ma non solo.

Nasce il 5 dicembre 1903 a Pontedera, in provincia di Pisa, terzo di quattro figli. Nel 1919, dopo la morte del padre, comincia a lavorare come disegnatore a Pietrasanta in una cava di marmo: in dieci anni ne diventerà direttore. Nello stesso anno diventa scout, si iscrive all’Azione Cattolica e quindi al neonato Partito Popolare. In quel periodo conosce Bianca Corbin, che diventerà sua moglie. L’azienda nella quale lavorava e di cui era direttore viene assorbita dalla “Montecatini” e nel 1938 Giuseppe Togni viene nominato direttore del settore marmi, con sede a Roma, e lì si trasferisce con la famiglia.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e durante l’occupazione nazista è il dirigente più elevato in grado della Montecatini a Roma e in tutto il Sud Italia, e utilizza le strutture della società per favorire la Resistenza. Dopo la liberazione viene nominato Direttore dell’Ufficio del Lavoro di Roma e nel 1944 viene eletto Presidente del Sindacato Romano dei Dirigenti d’Azienda.

Tra il 1945 e il 1946 Togni viene quindi eletto Presidente della Federazione Nazionale dei Dirigenti d’Aziende Industriali che si è appena costituita, e successivamente di Cida e dell’Istituto per la Previdenza e l’Assistenza ai Dirigenti di Aziende Industriali. Ben presto arrivano anche i riconoscimenti sul piano internazionale: è il 1951 quando il primo “congresso internazionale” dei dirigenti aziendali lo sceglie come Presidente della Confedération internationale des cadres.

Di Togni si ricorda, tra le altre cose, l’impegno nel laborioso iter della legge n. 967 del 1953, che sancì la trasformazione dell’Istituto previdenziale di categoria, l’Inpdai in Ente di diritto pubblico sostitutivo dell’Inps.

Nella sua lunga attività politica è stato Ministro delle Poste e telecomunicazioni, dei Lavori pubblici, delle Partecipazioni statali, dei Trasporti, dell’Industria e del commercio, del Coordinamento delle politiche economiche e Sottosegretario di stato al ministero del Lavoro e della previdenza sociale. Questo era Togni: profondamente uomo delle istituzioni e punto di riferimento costante per le organizzazioni dei dirigenti a cui «ha saputo dare non soltanto impulso organizzativo e dignità di ruolo e di rappresentanza nella società italiana, ma anche un contributo importante di idee e proposte».[1]

Delinea per primo, infatti, la missione dei dirigenti all’alba dell’immediato Dopoguerra. In una circolare inviata a tutte le sedi territoriali dell’organizzazione dirigenziale il 26 aprile 1946, Togni evidenzia prioritariamente che «l’Associazione si propone, oltre la tutela sindacale della categoria, il compito di favorire una intensa e proficua partecipazione dei dirigenti alla ricostruzione nazionale».

Il suo prestigio politico ha dato certamente un impulso forte alla crescita della rappresentanza dei dirigenti, ma uno dei meriti principali che gli vengono riconosciuti è quello di aver definito la natura e i compiti peculiari della figura dirigenziale e la sua posizione di autonomia rispetto agli altri “fattori” della produzione.

In un suo articolo, pubblicato su “ll dirigente di aziende industriali”, si legge: «Posto fra il capitale e il lavoro, in una posizione intermedia di alta rilevanza economica e di spiccata responsabilità, al dirigente d’azienda spetta il ruolo di mediatore tra i due fattori», e ancora «l’azienda non è soltanto una macchina produttiva ma è soprattutto un insieme di persone che superano la dura ma nobile condizione del lavoro e debbono tendere costantemente alla propria elevazione morale, culturale, sociale»[2]

Responsabilità, ruolo del dirigente, partecipazione, solidarietà: sono termini che troviamo spesso nei suoi scritti e, al contempo, nelle più moderne comunicazioni manageriali.

Posto fra il capitale e il lavoro, in una posizione intermedia di alta rilevanza economica e di spiccata responsabilità, al dirigente d’azienda spetta il ruolo di mediatore tra i due fattori

Perché Togni si distingueva per lungimiranza e sapeva anche comunicare da giornalista. Dopo la nascita della Federazione e di Cida, promuove infatti l’avvio di due pubblicazioni periodiche: nel 1946 il già citato mensile “ll dirigente di aziende industriali” – voce della categoria riguardante l’attività dell’organizzazione e i problemi della delicata fase economica del Paese – e, nel 1959, la rivista bimestrale “Lavoro e sicurezza sociale” che ottenne riconoscimenti come periodico di “elevato valore culturale”.

Nella raccolta di scritti e discorsi a cent’anni dalla nascita, curata da Giorgio Carcelli, suo stretto collaboratore, Togni viene ricordato come “un maestro di vita” e toccante è anche il ricordo dell’uomo, del genitore, del marito tracciato dalla famiglia.

Noi vogliamo ricordarlo come il “padre” dell’associazionismo dirigenziale, fieri di portare avanti la sua eredità culturale, morale e civile.

[1] Giuseppe Togni a cent’anni dalla nascita (1903 – 2003) Scritti e discorsi, a cura di Giorgio Carcelli

[2] ibidem

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