Lo tsunami elettronico che si è abbattuto nel settore sanitario-ospedaliero e che va sotto il nome di “Sanità 4.0”, sta cominciando a dispiegare i suoi effetti. Nulla sarà come prima. Nasi elettronici che monitorano la qualità dell’aria in casa e in corsia, sensori nei materassi per rilevare movimenti anomali dei degenti, stampanti 3D in sala operatoria che, “a la carte”, forniranno all’occorrenza organi di ricambio.
Negli Usa sono già realtà le “remote intensive care unit”, un dispositivo che consente, a un solo medico, di monitorare fino a 150 pazienti, da un luogo dove arrivano informazioni da cliniche sparse sul territorio, tramite il web.
Gli addetti ai lavori sono concordi nell’affermare che stiamo vivendo un momento storico in cui la sensibilità e la potenza degli strumenti evolvono, in modo esponenziale, e avranno ripercussioni fortissime in ambito sanitario.
La strada però è stretta: da una parte c’è la velocità di produzione delle tecnologie che taglia fuori chi non si adegua, dall’altra i deficit di bilancio degli Stati che non consentono di fare fronte alle nuove sfide.
In questo senso assume un ruolo fondamentale la sanità integrativa, che dovrà sempre più supportare la sanità pubblica. Gli anziani e i pazienti cronici, ad esempio, saranno trattati soprattutto presso le loro abitazioni, grazie a sistemi di sensori e software predittivi che comunicheranno in tempo reale con i medici, i quali prescriveranno il ricovero ospedaliero solo quando strettamente necessario.
Si calcola che l’applicazione di massa di questi accorgimenti potrebbe portare a un risparmio, per lo Stato italiano, fino al 40% della spesa per i ricoveri in terapia intensiva che, oggi, costano oltre 2500 euro al giorno. La telemedicina ha un potenziale notevole per migliorare l’efficienza non solo nella relazione medico-paziente ma, anche tra gli stessi medici.
La moderna tecnologia informatica consente, già adesso, ai medici sul territorio di trattare i pazienti coinvolgendo uno specialista, altamente qualificato, che vive in un luogo distante migliaia di chilometri. Infatti, questi può accedere in tempo reale alle informazioni sullo stato di salute del paziente, definendo diagnosi e terapia da somministrare.
Si pensi a cosa questo significhi per le popolazioni che vivono in territori e aree rurali, lontane dai centri di cura di eccellenza e dalla possibilità di accedere ai migliori specialisti. Tuttavia, restano da superare vari ostacoli di natura economica, legale e socio-politica. C’è un urgente bisogno di un consenso sociale sul trattamento dei dati personali, per prevenire interferenze improprie con i diritti individuali alla privacy dei cittadini.
Ho già parlato, in altre occasioni, della necessità di uno shock nell’ambito della sanità integrativa e gli scenari che ho descritto ne confermano la valenza. Il Fasi ha già fatto una scelta strategica in favore della prevenzione. Il nostro target è sempre più puntato verso l’offerta, ai nostri iscritti, di una tutela della salute la più ampia e tempestiva possibile.
Mantenere e sviluppare la competitività del Fasi è determinante, non solo per il buon funzionamento del Fondo, ma anche per ottimizzare al meglio le relazioni che emergono dal macro sistema della sanità integrativa. Infatti, il progetto di cambiamento organizzativo che stiamo elaborando non può essere percepito come un fatto “interno” all’Ente, ma deve, strategicamente, coinvolgere tutti i player del settore con l’adozione di soluzioni “coraggiose” e innovative tali da soddisfare i bisogni di tutti gli attori della filiera.
La regola aurea che emerge è detta “integrazione verticale”, in pratica concentrare le diverse fasi d’intervento per assicurare un processo comune nella realizzazione degli obiettivi prefissati. L’impatto con le nuove tecnologie, come dicevamo all’inizio, sarà decisivo per la buona riuscita del cambiamento.
Non è più possibile, oggi, avere in azienda tecnologie segmentate verticalmente ed orizzontalmente. Diventa indispensabile l’individuazione di soluzioni semplici, efficaci ed efficienti in grado di fare squadra, nel perimetro del macro sistema sanitario, attraverso l’uso innovativo di quattro fattori decisivi: tecnologia, infrastrutture, organizzazione e competenze. Solo in questo modo è possibile costruire nel nostro Paese il secondo pilastro che accompagni lo sviluppo della Sanità pubblica.
*Presidente FASI-Fondo Assistenza Sanità Integrativa