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Il valore del terziario

Le economie avanzate vedono un forte processo di terziarizzazione reso possibile da una serie di fattori che devono essere valutati con grande attenzione

Le moderne economie vedono nel settore terziario un pilastro fondamentale su cui strutturare l’ampio edificio del benessere collettivo.

Il processo di “terziarizzazione” che caratterizza le prospettive di sviluppo è legato indissolubilmente alla crescita dei servizi knowledge-intensive, resa possibile dal progresso tecnologico, dall’integrazione dei mercati, dall’innovazione e dalla formazione di capitale umano di eccellenza.

Le economie avanzate si profilano pertanto sempre più come “service-based economy”, in cui la crescita del Pil e della produttività aggregata dipende in misura rilevante dalle performance del settore dei servizi.

Il terziario costituisce ormai una porzione importante del Pil nei Paesi che viaggiano sulla via della modernizzazione. Ancor più oggi quindi appare impensabile, sottolinea CIDA, una crescita della produttività del sistema Italia senza un significativo aumento della produttività dei servizi di mercato.

Pur continuando a presentare trend di crescita di assoluto valore e rilevanza, negli anni successivi alla doppia recessione 2008-2013 il terziario di mercato ha rallentato il passo in Italia, rispetto ai partner europei.

CIDA intende aprire una riflessione sul ruolo trainante del terziario nel Paese e su quanto la sua dimensione sia sottovalutata nel dibattitto pubblico, con conseguenze inevitabili sulle policy attuate dal decisore politico

Si tratta degli anni in cui la manifattura italiana, invece, ha trovato supporto per il suo processo di efficientamento della base produttiva, anche attraverso il pacchetto di incentivi Industria 4.0.

CIDA intende aprire una riflessione sul ruolo trainante del terziario nel Paese e su quanto la sua dimensione sia sottovalutata nel dibattito pubblico, con conseguenze inevitabili sulle policy attuate dal decisore politico.

Il ritardo nella crescita del valore aggiunto del terziario di mercato sperimentata dall’Italia, evidenzia la Confederazione, è soprattutto il risultato di una minore crescita della produttività del lavoro e di una minor dinamica dell’efficienza produttiva rispetto ai partner europei.

È certamente indiscutibile una forte eterogeneità fra i settori di riferimento, ma il divario di efficienza produttiva con gli altri Paesi europei può essere spiegato in base a un fattore dimensionale (è infatti molto elevato il numero delle imprese del terziario sul mercato italiano) e poi in ragione della scarsa attività di ricerca e di una marcata presenza della proprietà nella gestione aziendale.

La bassa attrattiva delle imprese del terziario italiane è strettamente legata alla minor produttività del comparto rispetto alla media europea e il gap produttivo impedisce l’aumento dei salari.

Per cercare di rispondere alle criticità rilevate e sostenere il settore terziario nella sua ripartenza, la Confederazione propone le seguenti azioni da attuare:

• Prorogare, rafforzare e rendere più inclusivi i crediti d’imposta anche per non “energivori” e non “gasivori”.

Incentivi e riconoscimenti da parte delle istituzioni nei confronti del settore per migliorarne la produttività e stimolarne la crescita.

• Per contrastare l’impatto dell’inflazione si propone di ridurre le aliquote Ive sui beni di largo e generale consumo. Con riferimento all’Iva, qualsiasi intervento mirato alla razionalizzazione della struttura dell’imposta (numero e livello delle aliquote) non dovrà tradursi, in alcun modo, in un complessivo incremento della tassazione indiretta su beni e servizi.

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