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Il fattore parità

Divenire sempre più sostenibili per essere davvero competitivi. È questo l’obiettivo che oggi qualunque organizzazione deve porsi, partendo anzitutto dalla volontà di garantire eguali opportunità alle donne.

Claudia Laricchia, Presidente di Smily Academy

Valentina Parenti, Presidente Associazione GammaDonna

 

Le aziende, così come gli individui, vivono oggi un momento trasformazionale molto potente. Così potente da farci sentire “impotenti” di fronte alla tempesta perfetta di poli-crisi che stiamo affrontando. Crisi sanitarie, climatiche, ambientali, di accesso alle risorse, di diritti, istituzionali, crisi degli equilibri di pace, crisi economica finanziaria, sociale.

Le imprese sane, però, a differenza di qualche individuo, pur essendo sommerse di nuove regolamentazioni e compliance a cui ottemperare, sanno che le crisi nascondono anche grandi opportunità e che quella “conformità” è necessaria per restare sul mercato a testa alta, rinsaldando i valori aziendali e trasformando la reputazione in azione e l’azione – senza troppi fronzoli di comunicazione autoreferenziale – in reputazione.

«Never let a good crisis go to waste – Non lasciare mai che una buona crisi vada sprecata», diceva Churchill e noi crediamo che proprio in questo momento storico siamo chiamate e chiamati a non sprecare neanche un boccone amaro di questa inedita crisi polidimensionale, dove le interconnessioni degli impatti aziendali arrivano più velocemente e più direttamente da una parte all’altra del Pianeta.

Come? Ribaltando le logiche lineari che ci hanno costretto ai copia-incolla di pratiche aziendali trentennali e tornando a guardare l’azienda con gli occhi della buona madre di famiglia. Una famiglia oggi globale che necessita quindi di un pensiero sistemico e di una visione profondamente responsabile, equa, inclusiva e sostenibile e quindi competitiva, perché – e ce lo ricorda l’ondata di nuove regolamentazioni e compliance -, la sostenibilità è competitività.

A dire il vero ce lo ricorda anche il mercato: solo quello delle tecnologie pulite – secondo Precedence research – vale 283,7 miliardi di dollari; 650,3 miliardi di dollari entro il 2028. Secondo l’Ue la sostenibilità genera opportunità economiche per un valore di 12 trilioni di dollari e sarà in grado di creare 380 milioni di posti di lavoro entro il 2030, di questi ultimi più del 50 per cento situati nei Paesi emergenti. Guardando all’Italia, il valore stimato dell’economia circolare è di circa 88 miliardi di euro.

L’azione in questa direzione “è reputazione”. Un concetto che prescinde dalla sola qualità dei prodotti o dei servizi offerti e che deve abbracciare aspettative sociali, ambientali ed etiche che vadano al di là di ogni provincialismo. Far leva su questi 3 elementi significa investire sulla propria competitività.

La consapevolezza su questi temi è un fatto di leadership aziendale, una leadership capace di farsi testimonianza di cambiamento, colmando anche i tanti gap di genere che ancora costellano le aziende italiane.

La parità di genere è elemento centrale della reputazione aziendale: come specchio dell’impegno verso l’uguaglianza e i diritti umani ma anche come elemento che ha un impatto positivo sul successo aziendale, in termini di attrazione di talenti – per creare ambienti inclusivi, innovativi, creativi -, in termini di maggiore predisposizione alla sostenibilità e responsabilità sociale e, sì, anche in termini di migliore performance finanziaria. È nei numeri. Quelli del rapporto Asvis 2023, per esempio, che sottolinea il ruolo cruciale delle donne nel promuovere lo sviluppo sostenibile in Italia, mentre paradossalmente il rapporto Istat del medesimo anno ci dice che le donne rappresentano circa solo il 36% dei membri dei Consigli di amministrazione delle società quotate in borsa in Italia. Un dato peraltro coerente con il Global gender gap report del World economic forum 2024 che vede l’Italia scivolare all’87° posto su 146 paesi in termini di parità di genere, con una perdita netta di 24 posizioni dal 2022 (9 solo dal 2023). Dopo di noi in Europa, solo Ungheria e Repubblica Ceca.

Non lasceremo che questa buona crisi vada sprecata.

Il 4 novembre a Torino in occasione del 20ennale di GammaDonna, celebreremo, davanti a una platea di 400 imprenditrici e imprenditori e in live streaming, storie eccellenti di leadership sostenibile e innovativa

GammaDonna e Smily academy – in collaborazione con la Global leadership academy di Cambridge e con la Ong delle popolazioni indigene sulla giustizia climatica -, sono in prima linea per cambiare direzione.  Il processo trasformazionale passa per noi dalla formazione, dalla ricerca, dal creare ponti inediti per opportunità mutuamente benefiche, dalla disseminazione responsabile.

Il 4 novembre a Torino in occasione del 20ennale di GammaDonna, celebreremo, davanti a una platea di 400 imprenditrici e imprenditori e in live streaming, storie eccellenti di leadership sostenibile e innovativa che stanno invertendo la tendenza grazie al loro impatto su ambiente e società. In questo movimento straordinario, che sa di futuro, Smily academy presenterà in anteprima con GammaDonna l’abstract del paper Je suis la Planète. La Planète c’est moi”, sul nesso tra la leadership femminile, il fattore indigeno e la competitività delle aziende. Un paper che sarà oggetto di uno sforzo collettivo di redazione, a partire dalla Città della scienza di Calcutta, in India, dal 17 al 20 dicembre, nell’ambito del vertice mondiale su “Cibo, nutrizione e salute: dalla scienza alla società” a cui parteciperanno 800 organizzazioni da tutto il mondo.

Si tratta solo di un esempio di inversione di rotta, certe che  l’unione faccia la forza e che l’azione, anche radicale, sia oggi una necessità imprescindibile per rigenerare il futuro.

Harry Ford diceva: «Non puoi costruirti una reputazione su quello che intendi fare». E nessun momento è stato così giusto per fare ed agire, come quello che stiamo vivendo ora.

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