Già quando lo vedi dall’aereo, capisci che la partita con il Far East è molto molto difficile, se non altro per un aspetto: le dimensioni, che sono enormemente a tuo sfavore.
Non voglio ripetere le cose che tutti sappiamo: però Hong Kong non è la Svizzera d’Oriente che alcuni pensano, una ex colonia che corrisponde a una città e ai suoi dintorni. No, non è così, perché vedi subito bacini portuali sconfinati, chiatte sul Fiume delle Perle a perdita d’occhio, e un numero impressionante di grappoli di grattacieli altissimi e fittissimi, intervallati da colline verdissime. Impari subito che questa città-stato ha quasi 8 milioni di abitanti, e che è quella al mondo col maggior numero di grattacieli, più di New York.
La sorpresa maggiore però è un’altra, anche se, ti dici, avresti dovuto pensarci, vista la conversione dal manifatturiero a un’economia basata su finanza, servizi, logistica, che Hong Kong ha fatto alcuni decenni fa: la cosa che ti colpisce è infatti che questa città-stato produce solo l’1% di ciò che consuma, e la conferma è nel fatto che non vedi nemmeno un plant di dimensioni anche piccole.
Questo dato già apre varchi enormi ad aziende esportatrici come quelle italiane, anche perché in tutti i principali settori il Made in Italy è molto apprezzato.
Sul Fiume delle Perle si trova il terzo porto del mondo che è Shenzhen (dopo quello di Shanghai e quello di Singapore), il quinto che è costituito da Canton (il nome dato dagli inglesi a Guangzou), che si trova molti chilometri all’interno rispetto alla foce del fiume, e il sesto porto del mondo che è Hong Kong. Dunque una base logistica e demografica impressionante, che non smette di espandersi: stanno per costruire un grande ponte che arriva fino a Macao, di 55 km, di cui 36 sull’Oceano, di cui 8 interrati per far passare le grandi navi che entrano ed escono dal delta del fiume.
Colpisce che questa città-stato produca solo l’1% di ciò che consuma. Questo dato apre varchi enormi ad aziende esportatrici come quelle italiane
Macao è la Las Vegas dell’Asia, ma non è solo il magnete di capitali che si trasformano in divertimento (e purtroppo di evasione/elusione e riciclaggio), è anche un mercato molto ricco di investimenti produttivi. Per questi motivi, fra cui il fatto che è anche la cerniera fra la piccola ricca Macao e la immensa Mainland China, Hong Kong è il punto di passaggio migliore per andare a fare business in questa enorme nazione.
Incontriamo molti manager e imprenditori durante il nostro viaggio, facciamo tante domande. Siamo alla ricerca di una valida risposta a quella che è la madre di tutte le domande e che ci ronza in testa da quando siamo partiti: che scenario vi sarà per l’Italia nei prossimi anni di enorme avanzata dell’Oriente, e cosa si deve fare per arginare il probabile e rilevante calo di peso economico del nostro Paese.
Progetto MIND Cina 16 – Cristian Ferrarese – from Codecamp on Vimeo
Qui a lato trovate la testimonianza di Cristian Ferrarese, Ad di Techno Gym China. È in Cina da più di un decennio, e ora che è a Shanghai ci confessa che Hong Kong rappresenta la porta ideale per iniziare l’esplorazione nel continente. Sottolinea che, quando si vuole venire in Cina, è necessario pianificare, perché non si può pensare di riuscire al primo tentativo: si deve mettere in conto che i primi anni saranno magari senza grandi risultati, ma necessari per impostare in modo solido le basi.
Alberto Innocenti, che a Hong Kong è l’amministratore delegato di Diacron Group, evidenzia il primo vantaggio: le ottime condizioni fiscali che attraggono capitali considerevoli. Qui l’aliquota sulle imprese è al 16,5%, e diventa dell’8% se il primo anno si hanno profitti fino a un equivalente di 220.000 euro. Come ci ha spiegato Sandro Desideri, esperto di tecnologia presso il Science Technology Park di Hong Kong, va ancora più considerata la possibilità di commercializzare prodotti su 100 milioni di persone che vivono nel delta del Pearl River, e di raggiungere in 4-5 ore di volo da Hong Kong la metà della popolazione mondiale (dal Giappone all’India, passando per Paesi come Indonesia, Vietnam, Malaysia, e arrivando facilmente nella poco popolosa ma ricchissima Australia). Infine, l’ottimo livello di istruzione: nell’annuale Rapporto sul ranking delle università mondiali, rilasciato a fine settembre 2018, la Hong Kong University è al 25esimo posto nella graduatoria overall, cioè considerando le facoltà nel complesso, e nelle graduatorie specifiche ha vari ottimi piazzamenti.
Progetto MIND Cina 8 – Sandro Desideri – from Codecamp on Vimeo
Di manager come Cristian, Sandro e Alberto ne abbiamo incontrati, e racconteremo presto in una pubblicazione tutto quello che ci hanno restituito in termini umani e professionali. Anzi, a chi fosse interessato a un road show fra Hong Kong e Shenzhen organizzato proprio da Sandro Desideri, possiamo dare tutti i riferimenti.
Hong Kong è davvero la porta che facilita l’ingresso in Cina (o Mainland China, come la chiamano qui): e allora vi faremo entrare in questo straordinario Paese, attraverso gli occhi dei manager che hanno condiviso con noi questa fruttuosa esperienza.