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Guardiamo lontano

Ancor più alla luce degli attuali scenari, è necessario che il Paese sappia valorizzare l’importanza della previdenza complementare per la sostenibilità del sistema economico e pensionistico.

Il sistema previdenziale italiano, impigliato tra le complessità del presente, rischia di perdere il senso della prospettiva, di non guardare cioè, con l’attenzione e la lungimiranza necessarie, né al futuro pensionistico di chi oggi lavora né a quello di chi un giorno entrerà nel mondo dell’occupazione.

Per un Paese che progressivamente invecchia, come il nostro, è prioritario blindare la sostenibilità del quadro previdenziale, valorizzando la contribuzione versata e garantire prestazioni pensionistiche adeguate alla dignità professionale delle persone e al costo della vita.

Servirebbe quindi una “cura di sistema”, capace di agire sulle difficoltà emergenti, attraverso politiche finalizzate a incrementare la base occupazionale e a favorire una maggiore flessibilità in uscita. Ma servirebbero contestualmente misure volte a innalzare il livello dei salari, attualmente troppo basso e non competitivo rispetto a quello delle principali economie europee.

Vi è poi l’annosa questione della separazione tra previdenza e assistenza, più volte segnalata come istanza prioritaria della nostra rappresentanza, nell’ottica di offrire una gestione efficiente, trasparente e razionale di entrambe le sfere. Tale separazione consentirebbe infatti di ottimizzare le risorse disponibili e di evitare di coniare come pensionistiche prestazioni che invece hanno una natura puramente assistenziale e come tali dovrebbero gravare esclusivamente sulla fiscalità generale anziché, come avviene ora, appesantire i conti della previdenza.

E proprio in tema di risorse, per recuperare quelle “smarrite”, va affrontata con maggiore determinazione la lotta all’evasione fiscale, un vulnus che ha portato il Paese a un tax gap intorno ai 100 miliardi annui.

In uno scenario così composito, acquista sempre maggiore rilevanza il pilastro della previdenza complementare a cui, voglio sottolinearlo, bisogna pensare non solo in prossimità del traguardo pensionistico, ma sin dai primi anni di avvio del percorso lavorativo.

Oggi gli iscritti alle forme di previdenza complementare superano i 9 milioni, per un patrimonio gestito di ben oltre 200 miliardi di euro. Numeri che non sono ancora in linea con le aspettative ma che rendono l’idea dell’importanza della funzione rivestita dai Fondi sui mercati, anche per il loro contributo sostanziale di crescita dell’economia reale. Ed esperienze di primo piano, come quelle maturate da Previndai, punta di eccellenza della consolidata bilateralità con Confindustria, sono certamente esemplificative delle potenzialità che possono essere sviluppate a beneficio del Paese.

Ma ai decisori politici chiediamo maggiore coraggio e ci proponiamo, una volta di più, per lavorare insieme a un intervento normativo approfondito e organico che dia una prospettiva di medio-lungo termine e valorizzi davvero l’importanza della previdenza complementare per la sostenibilità del sistema economico e pensionistico, a cominciare dall’atteso miglioramento della disciplina fiscale.

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