La formazione manageriale “fra la Via Emilia e il West”, potremmo dire scippando le parole di una vecchia canzone, se pensiamo a varie aziende che hanno partecipato al percorso formativo del Tic, il Transatlantic Investment Committee nato un anno fa da Federmanager e da altre tre realtà. Anzi no, dire Via Emilia sarebbe riduttivo perché, sebbene le multinazionali emiliane siano ben rappresentate nel gruppo di 25 che hanno aderito a quel percorso, ve ne sono di tante altre parti d’Italia, e anche per questo si è avuto il successo di “Strategic way to Usa”, il percorso organizzato da Federmanager Academy su incarico del Tic.
Questo network è nato da un’intuizione dell’Associazione Amerigo che ha coinvolto, oltre a Federmanager, la American Chamber of Commerce in Italy e il Centro Studi Americani di Roma, con un forte appoggio del ministero degli Esteri e un dialogo ravvicinato con la nostra Ambasciata a Washington e i Consolati di New York e San Francisco.
Un progetto complessivo che va molto oltre il classico supporto all’export italiano negli Usa, e il generico auspicio di relazioni più solide fra i due Paesi. Si tratta invece di una vera e propria strategia che ha come riferimento il Trade and Technology Council, il nuovo disegno che gli Usa e l’Unione Europea si sono dati come vision per i prossimi anni.
Quello del Transatlantic Investment Committee è un progetto complessivo che va molto oltre il classico supporto all’export italiano negli Usa e il generico auspicio di relazioni più solide fra i due Paesi
Per questo il Tic punta su relazioni più strutturate e incentrate su progetti ad alto valore aggiunto, in particolare in ambito tecnologico, e per questo ha non uno ma tre versanti di impegno: quello istituzionale e della delineazione di un rapporto sullo stato delle relazioni (soprattutto economiche e della ricerca) fra Italia e Usa; quello finanziario, con l’idea di creare strumenti per l’attrazione di forti investimenti in Italia dagli Stati Uniti (e in parte, in senso inverso); infine, il versante della formazione di un capitale umano molto preparato, a cominciare da manager e imprenditori.
In queste righe ci limitiamo a tale ultimo ambito, riguardo al quale possiamo parlare dell’ottimo risultato del percorso “Strategic Way to Usa”, in cui l’acronimo viene sciolto in “Supporting TRAde and TEchnology to Generate Industrial Connections”. Si è trattato di una serie di 15 webinar da maggio a ottobre 2022, con due gruppi di relatori individuati da Federmanager Academy per la parte introduttiva (docenti di Columbia e della New York University, ad esempio), e dai riferimenti presso l’Ambasciata italiana a Washington per i webinar dedicati agli approfondimenti, con docenti provenienti da Harvard e Berkeley, dal top management di Google o Ibm, da agenzie che lavorano per Agenzie federali americane, o nella persona di due Viceministri al Commercio Estero dell’Amministrazione Obama.
Un parterre di eccellenza, con un dibattito ricco anche per la proattività dei corsisti, termine quest’ultimo che è inadeguato a esprimere il livello molto alto dei partecipanti, costituito da manager con forte seniority, imprenditori e qualche consulente molto impegnato con gli Usa.
I temi hanno spaziato dalla tecnologia alla geopolitica, dalla competitività alla crisi energetica, dal rispetto dei diritti umani e delle condizioni di lavoro alla sfida delle autocrazie, dalla sicurezza in senso strategico alla cybersecurity e alle forme di protezione delle imprese italiane di fronte alle minacce delle autocrazie.
In tutti questi temi, tanto per tornare al riferimento musicale con cui abbiamo aperto questo articolo, il riferimento di fondo è il “West”, quella dimensione di Paesi occidentali che condividono una visione like-minded che deve permeare la politica come l’economia, la ricerca scientifica come gli ecosistemi organizzativi in cui si esprime l’azione di un manager. Di fronte allo scenario creato dalle quattro crisi di questa stagione (quella pandemica e quella bellica, quella energetica e quella climatica che rimane la più grave), i manager devono avere una formazione sicuramente “updated”, perché gli schemi degli anni scorsi non reggono più se li mettiamo alla prova con la poca “solidità” del quadro internazionale.
Di fronte allo scenario creato dalle 4 crisi di questa stagione (pandemica, bellica, energetica e climatica), i manager devono avere una formazione sicuramente “updated”, perché gli schemi degli anni scorsi non reggono più
A diventare più solida deve essere l’alleanza fra Stati Uniti ed Europa, e per quanto riguarda il lavoro di Federmanager Academy ciò si esprime in tre capisaldi che, scusandoci per la semplificazione imposta da esigenze di carattere editoriale, potremmo sintetizzare così:
- Dopo tre decenni in cui le imprese italiane hanno soprattutto guardato a Est, in termini di delocalizzazioni e di scelta dei subfornitori, sarebbe ora opportuno riprendere a “guardare a Ovest”, in termini di collaborazioni a tutti i livelli, senza erigere muri ma non chiudendo gli occhi sui grandi pericoli che vengono dalle dittature (Putin, ma non solo: si pensi ai possibili sviluppi della tensione a Taiwan, con la crisi che si aprirebbe in tutta l’economia mondiale per i microprocessori).
- Dobbiamo passare, per dirla con uno dei prestigiosi docenti di Federmanager Academy, l’avvocato Charles Bernardini di Chicago, “dalla globalizzazione a una neo-regionalizzazione”, titolo di un seminario organizzato insieme ad Aldai, per identificare le “opportunità e necessità” di manager e imprese italiane nel nuovo contesto, con molte risposte da costruire nelle partnership con soggetti USA.
- Non è solo un problema di supply chain da ricostruire, o di un marketing da reimpostare, perché la sfida è innanzitutto culturale, e dunque la formazione è al centro di tale impegno, perché necessita di capitale umano eccellente.
Per questo il Tic, dopo il successo del percorso formativo di Federmanager Academy, vuole andare avanti e avere nuove proposte. Per quanto riguarda il versante formativo, da un affidamento congiunto che Federmanager e Confindustria Nazionale hanno dato a Federmanager Academy e Luiss, nascerà un percorso formativo che a differenza del primo sarà aperto anche a livelli non apicali, un percorso ampio e strutturato che potremmo definire come Master. Si pensa a una formula ricca nei contenuti e abbastanza articolata, ma con format agili che consentano la frequenza ai manager con una certa esperienza che costituiscono il target. Federmanager Academy coinvolgerà soprattutto le multinazionali tascabili che già lavorano o potrebbero lavorare con gli USA: l’obiettivo è di aiutarle a fare un salto di qualità trovando partner e investimenti, e delineando strategie e forme di trasferimento tecnologico. Luiss sta concentrandosi sui contenuti con la grande Faculty di cui dispone, e sta creando una rete con alcuni Atenei eccellenti di altri Paesi verso cui la proposta TIC può allargarsi. Tutto questo sempre con l’appoggio della nostra Ambasciata e dei Consolati negli Usa.
L’obiettivo, anche nel caso di questo Master, è quello di offrire i migliori strumenti a manager e imprenditori, con una formazione che sia di grande qualità e anche concreta. Nello stesso tempo, e con le medesime finalità della creazione di una rete di relazioni, rimane l’idea di uno study tour sul modello degli altri realizzati in questi anni da Federmanager Academy, che si pensa di mettere in agenda a primavera 2023.