Sul piano internazionale è in atto un ampio dibattito riguardo alla necessità di percorrere quella “via della sostenibilità” che negli ultimi decenni era stata tracciata. E ciò in ragione di pulsioni politiche, ma anche per la legittima e necessaria esigenza di tutela della produzione industriale e delle prospettive di crescita economica. Tuttavia, non bisogna cedere alla tentazione di ripensare agli obiettivi di sostenibilità tout court, ma occorre invece ricalibrarli definendo target ambientali e sociali conciliabili con una crescita industriale che sia virtuosa. A partire da una progressiva integrazione di criteri Esg e strategie di circolarità nei modelli di business: impostazioni che non devono essere percepite come vincoli da seguire, ma piuttosto come opportunità per migliorare competitività e attrattività delle organizzazioni.
Ed è con questa lungimiranza che abbiamo promosso il percorso di formazione “Carta di identità Esg manager”, portato avanti in collaborazione con Open-es, Federmanager Academy, Esgr e Deloitte Climate & sustainability e pensato per offrire al mondo del management le competenze più aggiornate sui temi Esg.
Ho partecipato personalmente alla giornata conclusiva del percorso, a Milano, e con orgoglio ho potuto registrare il successo di un evento che ha celebrato il traguardo raggiunto da oltre 130 manager e professionisti, donne e uomini che hanno completato il percorso formativo e ottenuto l’attestato finale.
È un risultato importante, perché testimonia l’impegno di una nuova leadership aziendale che sarà in grado di guidare la transizione verso modelli di sviluppo sostenibile. Non si tratta di un ordinario aggiornamento professionale, ma di un salto di qualità necessario per chi è chiamato a decisioni che incidono sul futuro.
Il successo di questo percorso segnala inoltre un’importante attenzione “di sistema”: il mondo aziendale riconosce il valore della sostenibilità, al di là dei vincoli normativi e operativi, e scorge le occasioni di innovazione, efficienza e redditività che questa presenta.
Se infatti i mercati evolvono, i manager hanno il dovere di anticipare il cambiamento. Oggi molti investitori valutano le aziende in base alle loro performance Esg e i consumatori puntano su brand davvero impegnati in pratiche responsabili, punendo severamente, nelle scelte d’acquisto, improvvidi tentativi di greenwashing.
Chi pertanto sarà in grado di ripensare in chiave sostenibile processi produttivi e modelli organizzativi, è destinato a vincere. E le aziende che si doteranno di competenze manageriali Esg all’avanguardia andranno “a un passo diverso” rispetto a competitor non consapevoli del cambiamento.
È una sfida innanzitutto culturale. E nonostante alcuni orientamenti contrastanti, basti pensare ai messaggi seguiti all’elezione di Trump negli Stati Uniti, riteniamo che il processo di evoluzione verso uno sviluppo sostenibile rappresenti l’obiettivo ineludibile a cui lavorare, per manager e imprese.