Fulvio D’Alvia: con 4.Manager facciamo economia di scala

Il ruolo del manager sta cambiando. Al pari dello scenario industriale. Una trasformazione graduale, dentro e fuori dagli schemi, che impone di trovare nuovi strumenti per connettersi alle esigenze che evolvono. Per prevenire, giocare in anticipo. Mettendo sul piatto iniziative concrete.

Questa è la visione di Fulvio D’Alvia, per sua stessa definizione “un tecnico” che, con una carriera iniziata tra cantieri e imprese, e molti anni spesi in giro per l’Italia a “mettere in rete” distretti industriali e PMI, oggi siede alla scrivania della direzione generale di 4.Manager, la neocostituita associazione bilaterale di Federmanager e Confindustria.

Direttore, perché una nuova associazione? Quali sono gli scopi di 4.Manager?

Questa realtà è nata per sviluppare, insieme, managerialità e imprenditorialità. Il manager è tradizionalmente la cinghia di trasmissione interna tra la proprietà e i lavoratori. Oggi ha un compito in più: creare tessuto connettivo tra le imprese. Quindi, il manager può essere la cinghia di trasmissione tra le aziende, in ottica di filiera.

In Italia le imprese non hanno solo un problema dimensionale e patrimoniale, e certamente non basta dire loro “crescete” se poi non si agevolano i percorsi che si chiamano filiere e reti di impresa. Inoltre, per lavorare insieme servono le competenze manageriali. I manager sono importanti per guidare i cambiamenti squisitamente culturali e per rendere le nostre imprese più competitive.

Di quali strumenti vi state dotando?

Abbiamo tracciato 16 linee progettuali di lavoro lungo una traiettoria che intende accompagnare il manager lungo tutto il suo percorso di carriera. Lavoriamo quindi su una serie di azioni trasversali, e altre più specifiche, in grado di scortare i manager nelle tre fasi di sviluppo professionale: quella di start-up, quella di challenge e quella di evolution.

Ci può dare qualche dettaglio?

Quando parlo di fase di start-up intendo dire che 4.Manager si pone anche il problema di come creare nuovi manager. Una delle azioni è il progetto scuola-lavoro, che è al nastro di partenza, e riguarderà proprio i manager “potenziali”. In challenge raggruppiamo tutti gli interventi che servono per l’aggiornamento professionale continuo. Con evolution siamo nel campo delle politiche attive del lavoro, ma invertendo radicalmente la logica: non introdurremo solo strumenti per supportare la fase del cambiamento involontario di carriera, ma cercheremo di prevenirlo, aiutando le aziende a superare i momenti di crisi.

Ad esempio, con l’osservatorio sulla managerialità andremo a monitorare quello che oggi realizzano le Regioni, mettendo a fattor comune le best practice e individuando le opportunità di mercato. Condivideremo con manager e imprese le evidenze raccolte. Con questa base informativa costantemente aggiornata sarà possibile ridurre il mismatch tra offerta e domanda di competenze manageriali.

Oltre all’osservatorio sulla managerialità che ha citato, quali iniziative stanno partendo?

Il primo progetto si chiama “Mind” ed è tarato sull’obiettivo dell’internazionalizzazione. Prevede percorsi “in-formativi” per i manager con un forte focus sull’estero e sul benchmarking. Un secondo asset riguarda l’economia circolare e punta a sviluppare una cultura di manager attenti alla sostenibilità e alla sfida energetica.

Poi stiamo promuovendo un monitor legislativo in ambiti di diretto impatto operativo per imprese e manager come diritto fallimentare e data protection, su cui informare e informarci. Ci attiveremo nei prossimi mesi con azioni specifiche rivolte ai giovani manager e alla salvaguardia della managerialità femminile.

4.Manager si focalizza sul tema di Industria 4.0?

La digitalizzazione va considerata un pre-requisito. Il nostro è un lavoro a tutto tondo sulla cultura d’impresa. Prendiamo ad esempio il tema del passaggio generazionale: quando l’imprenditore è maturo e deve passare la mano, diventa rilevante l’azione del manager. Per salvare la competitività del sistema Italia in questa fase di accelerazione 4.0 bisogna avere aziende che non scompaiono.

Quindi, tra i nostri obiettivi vi è anche quello di aiutare le PMI a gestire il passaggio generazionale e l’innovazione a 360 gradi attraverso figure chiave con competenze manageriali. Però interverremo anche su chi sta già correndo, su quel 20% di cui spesso parla il ministro Calenda che ha avviato i programmi di trasformazione digitale e che rappresenta la molla per far crescere gli altri, la punta avanzata sempre più competitiva che realizza l’effetto traino.

Quindi, state costruendo un luogo dove gli interessi di manager e imprenditori possono coincidere?

Vogliamo rafforzare le condizioni perché ciò avvenga e avviare una collaborazione che diventi un nuovo modo di intendere le relazioni industriali. Manager e impresa devono permeare l’un l’altra in una sfida biunivoca: le imprese dotarsi di manager e i manager in-formarsi sul mondo delle PMI e non solo delle grandi aziende.

Lavoreremo poi con le strutture del territorio coinvolgendo sia le sedi locali di Federmanager sia quelle di Confindustria. 4.Manager intende porsi come un facilitatore, un elemento di propulsione sulle due organizzazioni.

Utilizziamo risorse della bilateralità per mettere in campo progetti concreti che avvicinino manager e imprenditori, limitando i costi e con progettualità condivisa. In una parola, facciamo economia di scala.

Funzionerà?

Non ci misureremo su quante ore di formazione avremo erogato, né su quante prestazioni avremo finanziato. Le attività di 4.Manager saranno valutate sulla capacità di far crescere le imprese italiane attraverso la managerialità. È un valore intangibile che vogliamo rendere tangibile. L’ambizione è quella di mettere a punto un “manager index” che trovi il modo di rendere misurabile il capitale manageriale.

* Giornalista e Vice Direttore Progetto Manager