Nell’era delle connessioni sempre più rapide e sicure, l’industria tech è considerata un settore riservato esclusivamente agli uomini. Sempre più donne infatti cercano di farsi strada in un mondo spesso considerato patrimonio ancora maschile, con difficoltà per le une e anche per gli altri.
Una ricerca condotta da LinkedIn, il social network, su un campione di 467 milioni di utenti a livello mondiale, rivela che il 25% dei dirigenti è di sesso femminile. Stati Uniti e Canada guidano la classifica. In Italia un manager su 4 è donna.
Eppure prestigiosi studi (ad esempio quello del Peterson Institute su un campione di 21.980 aziende distribuite su un territorio di 91 Paesi) sciolgono eventuali resistenze e forniscono ottime ragioni per investire sulle “quote rosa”.
Una strategia aziendale che sia orientata alla presenza di donne nel personale e che scommetta sull’espressione e sullo sviluppo delle loro qualità manageriali e di leadership, sarà premiata in termini economici e sarà il bilancio stesso a confermare il valore aggiunto di questa scelta.
In un’era in cui il suffisso “smart” è il denominatore comune di una gestione integrata delle informazioni associata all’uso della tecnologia digitale, la sfida per la donna è di essere 4.0, accedendo alla parte “smart” di se stessa, utilizzandola integrando, alle proprie competenze cognitive, quelle competenze di intelligenza emotiva tipiche del femminile.
Al tempo stesso la sfida è anche per l’uomo: richiede lo sviluppo di capacità empatiche, di un maggior senso di reale parità tra i generi e del superamento di luoghi comuni che sviliscono le capacità delle donne.
Molti degli ostacoli segnalati possono essere superati da un’adeguata preparazione costruendo un network solido di relazioni, facendo leva sulle soft skills e su differenti modelli di leadership. Ciò è possibile quindi con una formazione in grado di contribuire al rinnovamento qualitativo, all’innovazione e allo sviluppo della formazione manageriale nel nostro Paese.
L’obiettivo di Fondirigenti, il più grande Fondo per la formazione dei dirigenti in Italia, è proprio quello di accrescere la dotazione manageriale delle imprese.
Dai dati rilevati dal Fondo si evince, in riferimento ai destinatari della azioni formative finanziate dal Fondo, un gap importante con una netta prevalenza degli uomini (85%) rispetto alle donne, dato purtroppo in linea con la dirigenza italiana.
Le sfide imposte dall’era digitale, i nuovi modelli di business cresciuti a cavallo delle nuove tecnologie, gli impatti dell’automazione dei processi sull’organizzazione e l’inevitabile e sostanziale cambiamento che interessa molti aspetti della vita aziendale: questo scenario in fortissima evoluzione vede sempre e comunque al centro il leader, uomo o donna che sia, la sua capacità di visione e le sue competenze, la sua duttilità nell’essere protagonista di un rinnovato modus operandi, di un passaggio obbligato per rimanere al passo con i tempi.
Una sfida per uomini e donne quindi, da affrontare insieme nel rispetto della reciproca diversità. Ma come devono essere i leader dell’era digitale? E come devono essere formati?
Fra le caratteristiche del leader del futuro spicca per esempio la capacità di mettere da parte competenze ed esperienze che, alla luce dei drastici cambiamenti in corso, potrebbero portare fuori strada.
La formazione dei nuovi leader dovrà quindi svilupparsi su diverse direttrici, a cominciare dall’alimentare una mentalità collaborativa, fatta di multidisciplinarità, network e spirito di gruppo.
I “capi” di domani dovranno costruire una “mentalità digitale” promuovendo innovazione e creatività, accettando che i cambiamenti siano continui, assicurando alle aziende velocità e flessibilità.