Un viaggio nelle storie e nei valori di donne e uomini, un racconto a più voci dell’Italia di oggi e dei suoi manager, guide di aziende e imprese in cerca di ritrovata crescita.
L’assemblea 2019 di Federmanager racconta l’Italia che costruisce con dedizione, impegno e visione e che lavora per tornare a essere protagonista in Europa e nel mondo. Il Vecchio Continente è la prima frontiera a cui guardare. Un continente che all’indomani delle elezioni europee deve ritrovare unità per supportare le sue imprese.
A gremire la platea, oltre 500 persone: manager, imprenditori, uomini delle istituzioni e giornalisti. Luci spente e si parte con l’inno d’Italia, interpretato dal tenore Francesco Giannelli. Risuonano in sala le note di Mameli, capaci di emozionare e rimarcare il legame tra la classe manageriale, le imprese e lo sviluppo socio-culturale del paese. Ad aprire i lavori, la relazione del presidente Stefano Cuzzilla, al cui fianco sedeva la giunta esecutiva della Federazione con il direttore generale Mario Cardoni.
Ad avvicendarsi sul palco, un parterre di rilievo istituzionale a cominciare dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, che sottolinea l’urgenza di un salto culturale del nostro paese e di una crescita dimensionale delle sue imprese. Il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani ribadisce, invece, l’importanza del ruolo del manager, chiave di innovazione e trasformazione delle aziende. A rappresentare il governo, il ministro dei rapporti con il parlamento Riccardo Fraccaro, da cui arriva l’impegno a supportare le imprese nel percorso di internazionalizzazione e managerializzazione. Obiettivi e impegni ribaditi anche dal presidente di Confapi Maurizio Casasco e dal presidente della Commissione per i problemi economici e monetari del parlamento europeo, Roberto Gualtieri.
Managerializzare per innovare e per crescere: questa la strada individuata per un’Italia frenata dal basso Pil, dall’alta disoccupazione e dagli scarsi investimenti. Un Paese, insomma, che non può ignorare le capacità dei suoi manager. D’altronde i numeri parlano chiaro: il Pil italiano, secondo la Commissione europea, quest’anno crescerà appena dello 0,1%. Siamo praticamente in stagnazione, a un passo da una nuova recessione. Percentuali bassissime di crescita che inchiodano l’Italia all’ultimissima posizione della classifica europea.
E se la produttività non cresce, l’occupazione fa fatica. Negli ultimi mesi l’Istat ha registrato qualche miglioramento sul fronte lavoro, con un tasso di occupazione che a marzo è risultato in crescita dello 0,3% rispetto a febbraio, mentre la disoccupazione è calata al 10,2%. Progressi che inducono all’ottimismo, ma sono magre consolazioni se confrontati con le performance occupazionali dei nostri partner europei: in Germania non lavora solo il 3,4% della popolazione attiva, mentre peggio di noi, secondo Eurostat, fanno solo Grecia (18%) e Spagna (13,9%). Come può crescere un paese che produce e lavora poco?
Managerializzare le aziende per innovare e per crescere: è questa la strada per l’Italia protagonista in Europa e leader sui mercati internazionali
Le difficoltà sono molte, a cominciare dalla dimensione delle imprese. Ancora incentrato sul modello familiare, il sistema produttivo italiano è caratterizzato da tante piccole e micro aziende che faticano a mantenere il timone. Secondo Confindustria sono a proprietà familiare circa l’80-90% delle imprese italiane. Come sottolinea il Centro studi imprese di famiglie, il 12% delle aziende familiari italiane rischiano di chiudere i battenti dopo il passaggio di padre in figlio: managerializzare le aziende diventa non solo necessario, ma indispensabile per la loro stessa sopravvivenza.
Tuttavia, nonostante questo duro contesto macroeconomico, nei numeri il management industriale italiano tiene. Lo rivela lo studio presentato da Federmanager proprio nel giorno dell’Assemblea, condotto sulla base di dati Inps. I numeri testimoniano l’importanza assoluta del capitale manageriale delle aziende, ma segnalano anche un salto di qualità ancora lontano che non può prescindere dalla valorizzazione del ruolo e del contributo dei manager. In questo contesto sul tavolo dell’Assemblea è arrivata una gradita notizia, annunciata dallo stesso ministro Fraccaro: il via libera al decreto attuativo sulla promozione del voucher per l’innovation manager. Un provvedimento inserito nella legge di bilancio 2019 che offre un contributo alle Pmi per sostenere i costi dei manager dell’innovazione. Un aiuto concreto per le imprese, chiamate ad affrontare con sempre più competenze la sfida della digital transformation.
Digitalizzare significa ripensare se stessi, ma anche prepararsi a nuove opportunità. Per farlo l’Italia deve allargare gli orizzonti, aprire lo sguardo, ritornare a valorizzare il suo genio, il suo dna innovativo. L’Italia ha i mezzi, le risorse e soprattutto il capitale umano per pensare in grande. D’altronde, come ha evocato il video emozionale proiettato in apertura dell’Assemblea, “i sogni perché diventino realtà necessitano sempre delle persone”.