Per noi di Confapi, Federmanager rappresenta non solo un partner importante con il quale, nel corso degli anni, abbiamo consolidato un proficuo rapporto che ha portato a brillanti e concreti risultati: la firma di contratti innovativi e la creazione di ben cinque enti bilaterali che hanno lavorato e stanno lavorando bene in un’ottica di sistema.
Ma Federmanager è anche un compagno di strada intelligente con il quale ci siamo sempre confrontati per discutere e per guardare oltre e più lontano, con responsabilità e con la volontà non di demolire, ma di valorizzare il nostro Paese e quel patrimonio industriale, di creatività, di sapienza che ci ha portati a essere famosi nel mondo.
La nostra piccola e media industria privata, ha dato prova, nonostante i venti contrari e la mancanza di politiche industriali sistemiche e organiche, di poter resistere al rischio del declino, di avere nel suo dna una straordinaria capacità di adattarsi e di competere nel nuovo ordine economico mondiale in continua evoluzione e diversificazione.
Abbiamo lasciato per strada tante imprese, avremmo potuto far di più e meglio, ma è inutile recriminare. La situazione nazionale e internazionale, lo “stallo” per usare un termine di Cuzzilla che si affaccia all’orizzonte, ci obbligano, ora come non mai, a rimboccarci le maniche e a seguire la logica del fare e del costruire. Dobbiamo unirci e concentrare le forze per realizzare un piano di azione sistemico che rilanci la nostra economia e ci consenta di competere con le economie che oramai non sono più tanto emergenti – come ci si ostina a definirle – ma sono già emerse e conquistano importanti fette di mercato.
Noi piccoli industriali stiamo ogni giorno dalla parte del lavoro, quello serio e rispettoso della persona. Le nostre piccole e medie industrie sono un modello non soltanto industriale ed economico, ma anche culturale e sociale: centro di aggregazione nel quale l’imprenditore svolge una funzione importante all’interno del territorio di appartenenza in termini di conoscenza dei fabbisogni, delle specificità, del mercato del lavoro.
È indispensabile attuare un abbattimento del cuneo fiscale. Intanto si potrebbe rendere strutturale la detassazione degli aumenti retributivi definiti a livello di contrattazione nazionale. Il gettito annuale dell’Inps non subirebbe variazioni, gli aumenti andrebbero direttamente nelle tasche dei lavoratori, crescerebbero i consumi, la domanda interna e quindi il Pil.
La piccola e media impresa è un modello economico e industriale, ma anche culturale e sociale: siamo dalla parte del lavoro, quello serio e rispettoso della persona
Per non parlare poi dell’accesso al credito. Ma a chi devono chiedere i soldi per investire? È evidente che le banche hanno abdicato alla loro funzione originaria: quella di fornire credito a individui, famiglie e aziende e accompagnare gli imprenditori nelle loro iniziative. Il soggetto – banca non sta più svolgendo il suo ruolo fondamentale di sostegno all’economia reale.
Serve un radicale cambio di paradigma che riporti il ruolo della banca a quello originario e lo risaldi con il tessuto produttivo concreto.
Sosteniamo da tempo che occorre creare un mercato alternativo del credito, che le funzioni burocratiche sostenute economicamente a carico delle imprese devono essere semplificate non solo qualitativamente ma anche quantitativamente, individuando, per esempio, due soli enti impositori – uno a livello nazionale e uno a livello regionale – razionalizzando anche il calendario per il pagamento delle varie imposte con una o due date annue.
Non ci stanchiamo di dire che abbiamo bisogno di un progetto Paese e di uno industriale che devono essere credibili per noi e, di conseguenza, lo saranno per l’Europa. In questi giorni, attraverso Cea-Pme, la nostra organizzazione che riunisce a Bruxelles le Pmi europee – di cui sono primo vice presidente – abbiamo realizzato dei video nei quali ciascun presidente invita a votare quei partiti che propongono un’Europa che sappia portare avanti i nostri interessi che, poi, sono quelli della quasi totalità del mondo dell’impresa e del lavoro.
Il mondo del lavoro è in continuo e profondo mutamento e le prospettive di crescita delle imprese non possono essere slegate dall’organizzazione aziendale. Il panorama attuale dei modelli organizzativi adottati dalle nostre Pmi è piuttosto vario, e si diversifica a causa di molteplici fattori, tra cui l’area geografica, la cultura del leader, il livello di managerializzazione e il settore in cui l’impresa opera. Le sfide tecnologiche in atto stanno rivoluzionando il modo di fare e di pensare impresa.
Noi imprenditori insieme a voi manager, dinanzi a tali sfide, dobbiamo intercettare il cambiamento in atto e proporre soluzioni innovative. È per questo che le nostre industrie, da qui ai prossimi anni, dovranno sempre più avvalersi di alte professionalità con abilità critica nella selezione dei processi. Dobbiamo unire le nostre forze per innovare non solo i sistemi di produzione, come stiamo facendo, ma soprattutto i nostri prodotti. Dobbiamo tracciare un sentiero comune che ci permetta di lanciare brevetti e prodotti innovativi. Noi di Confapi ci stiamo lavorando da tempo.
Abbiamo creato un nostro Digital Innovation Hub denominato “Polo d’innovazione Pmi Italia”, con il compito di diffondere la cultura, la conoscenza e le tecnologie abilitanti di Industria 4.0, attraverso una serie di attività e servizi innovativi finalizzati alla trasformazione digitale delle imprese, al trasferimento tecnologico, all’innovazione e alla ricerca.
Con l’università Tor Vergata abbiamo costituito un “ContaminAction Hub”, spazio fisico e virtuale dove aziende e ricercatori collaborano alla ricerca di idee innovative per la realizzazione di nuovi prodotti, servizi e brevetti. Ricerca e industria devono procedere a braccetto se vogliamo allargare le nostre presenze sui mercati internazionali sempre più complessi.
Ma per fare ciò vi è la necessità anche di avere manager preparati, che sappiano dominare le innovazioni che avanzano. L’investimento nel capitale umano dotato di competenze elevate deve salire in cima alla scala delle priorità aziendali.