Malgrado i cambiamenti demografici ed economici in atto, il nostro Paese mostra di essere poco preparato ad affrontare l’emergenza della cronicità e della non autosufficienza se, come prevede l’Istat, le generazioni più a rischio passeranno nei prossimi 50 anni da un quinto a un terzo.
La gestione dei soggetti non autosufficienti è ancora non adeguata a rispondere ai reali bisogni di assistenza per un deficit organizzativo tra sistema pubblico e privato, poco integrato e articolato, con la conseguenza che le prestazioni sono talvolta inappropriate e dispersive delle già poche risorse disponibili, considerando che non è pensabile rispondere a questa emergenza solo con il contributo delle famiglie o con le politiche di conciliazione fra lavoro e famiglia.
Il Paese riserva al tema della long term care poco più del 10% della spesa sanitaria contro il 25% del Nord Europa. Tale situazione può migliorare attraverso la graduale integrazione tra operatori pubblici e privati che possono fornire adeguate soluzioni per la non autosufficienza: regioni, servizio sanitario nazionale, Fondi sanitari e previdenziali, compagnie di assicurazione e relativi provider; ciò comporterebbe ricadute positive e nuove opportunità in termini d’investimenti, di nuovi servizi, di collaborazioni e sodalizi innovativi.
Secondo l’Istat, a seguito di recenti indagini e proiezioni socio-demografiche e sanitario-assistenziale, la domanda futura di assistenza crescerà esponenzialmente per via della maggiore longevità e della scarsa natalità: attualmente in Italia su un campione di 100 persone in età lavorativa il 34,8 % è over 65 e pertanto nel 2030, a trend invariato, “l’Italia longeva” sarà composta da 5 milioni di anziani disabili da assistere (contro gli attuali 3 milioni, per 10/12 miliardi di costo) e da 8 milioni di anziani affetti da almeno una malattia cronica.
La disabilità sta diventando la reale emergenza del futuro e il maggiore problema di sostenibilità economica del welfare nel nostro Paese
Si spera quindi che, la protezione integrativa dalla disabilità attraverso la sottoscrizione di polizze LTC (long term care), programmata in anticipo, non rimanga più una scelta opzionale, ma un obbligo per dare risposte efficaci alla fragilità e alla non autosufficienza degli anziani, in un contesto di graduale riduzione della spesa di welfare pubblico e di solitudine per via dell’ineludibile fenomeno di lenta disgregazione delle tradizionali reti di autoprotezione familiare causato dal cambiamento della composizione e struttura delle famiglie italiane, ormai solo per un terzo classificabile come tradizionali.
Anche il regime fiscale, introdotto con la Legge di bilancio 2017, migliorabile nel prossimo futuro, potrà favorire uno sviluppo più dinamico di tali forme di protezione integrativa in età lavorativa: i contributi versati (anche dal datore di lavoro) a un fondo sanitario o ad un fondo pensione, a fronte di una copertura assicurativa LTC, beneficiano del più favorevole regime di deducibilità del reddito complessivo o di esclusione dalla formazione del reddito di lavoro dipendente (e non del regime di detraibilità) secondo gli ordinari plafond annuali della sanità integrativa e della previdenza complementare, pari rispettivamente a 3.615,20 euro e 5.164,27 euro.
Le polizze LTC riconoscono una rendita vitalizia erogata mensilmente che si interrompe solo in caso di recupero dell’autosufficienza. Vi sono anche polizze che prevedono come prestazione un capitale o il rimborso delle spese di assistenza o l’assistenza diretta presso centri di cura convenzionati.
Il premio viene calcolato al momento della sottoscrizione del contratto in base ad alcuni parametri: età dell’assicurato, stato di salute, professione, ecc.
È evidente, alla luce dei risultati sinora ottenuti, che occorre promuovere una revisione del quadro normativo stimolando un coinvolgimento diretto delle Parti sociali e una più incisiva comunicazione al management dei vantaggi delle protezioni LTC, con l’intento di sviluppare soluzioni collettive, ovvero polizze sottoscritte da casse o Fondi sanitari in favore dei propri aderenti che, grazie a una miglior ripartizione del rischio, sarebbero più convenienti.
Infatti, nonostante questo trattamento di favorevole deducibilità, solo il 3,3% della popolazione occupata è coperta da sistemi di LTC a conferma che il mercato è influenzato da un approccio culturale del rischio e della protezione poco informato, talvolta fatalistico ed ansiogeno anche a livello di ceto medio della popolazione occupata, specie se di età giovane.
Una soluzione potrebbe essere quella di suggerire che tutti i fondi di sanità integrativa e di pensione complementare, e in tutte le tornate di rinnovi contrattuali, venga prevista l’adesione alla LTC in forma collettiva. Per meglio approfondire i vantaggi della copertura della long term care, è possibile rivolgersi alla qualificata consulenza dei welfare manager di Praesidium – società del sistema federale, specializzata in soluzioni assicurative e di welfare per il management – che possono essere contattati o attraverso le Associazioni territoriali o visitando il sito www.praesidiumspa.it