Il 2030 costituisce il termine utile per misurarci sul raggiungimento degli obiettivi che i Paesi del mondo si sono dati a Parigi con la firma dell’importante accordo sul clima che oggi è tornato in discussione a seguito della decisione del presidente degli USA Donald Trump di abbandonare il trattato.
È bene ribadire in premessa che questo importante accordo nasce per dare un futuro al mondo e ai nostri figli che sono colpiti dalle modifiche climatiche che già oggi avvertiamo con sempre più dannosi effetti. Esso prevede una progressiva e importante riduzione degli agenti inquinanti, soprattutto della anidride carbonica emessa nell’atmosfera dalle produzioni industriali.
In uno degli incontri più recenti che ci ha visti protagonisti, il 17 febbraio, abbiamo presentato un importante studio elaborato insieme a AIEE (Associazione Italiana degli Economisti dell’Energia) sul settore energetico da qui al 2030, appunto.
L’attività della Commissione è proseguita con lo svolgimento di un convegno organizzato da Federmanager il 22 marzo a Roma nella suggestiva sede del Tempio di Adriano in Piazza di Pietra, al quale hanno preso parte importanti esponenti del mondo politico e scientifico, al fianco del nostro Presidente Stefano Cuzzilla e del Direttore Generale Mario Cardoni.
In tale occasione Federmanager ha proposto le proprie idee per guidare in modo efficiente la transizione verso un’economia a basso contenuto di carbonio, sottoponendo i seguenti temi che emergono dallo studio di Federmanager/AIEE e riguardano l’Italia.
Innanzitutto, è emerso con chiarezza che il nostro Paese raggiunge gli obiettivi del 2020 senza particolari difficoltà. Per centrare quelli al 2030, per il settore elettrico, i costi di installazione di nuova potenza rinnovabile ammonterebbero a 7 – 14 miliardi di euro in più all’anno tra il 2021 ed il 2030.
Abbiamo rilevato anche che la penetrazione elettrica nel mondo dell’energia è in continua crescita e potrebbe arrivare al 26% nel 2030, in un mondo che quindi immaginiamo sempre più dipendente dalla fornitura elettrica e sempre meno da combustibili solidi, liquidi e gas.
Con le giuste politiche, la dipendenza energetica al 2030 per il nostro Paese potrebbe pertanto abbassarsi al 64%, riducendo il costo della bolletta energetica di 3-4 miliardi di euro rispetto allo scenario tendenziale.
Questi risultati evidenziano che il raggiungimento degli obiettivi 2030 costituisce per il nostro Paese innanzitutto una grande opportunità. A cui dobbiamo sommare l’effetto benefico per l’ambiente e il vantaggio conseguente che si genererebbe per il ciclo economico legato agli investimenti nel settore.
Gli investimenti dovranno infatti riguardare principalmente le infrastrutture, come le reti di distribuzione dell’energia, la ricerca, per essere innovativi ed esportare tecnologia, i settori produttivi di energia, ai fini del rinnovo e del potenziamento del parco eolico e fotovoltaico. Senza trascurare le fonti tradizionali, come i combustibili liquidi e solidi, con il mantenimento delle raffinerie o delle infrastrutture necessarie a quella data.
Il governo italiano sta mettendo a punto un piano, la cosiddetta Strategia Energetica Nazionale (SEN), che auspichiamo tenga conto delle osservazioni che Federmanager ha prodotto e che non mancherà di avanzare in futuro. Siamo partiti con un’importante audizione l’8 marzo scorso davanti alla XIII Commissione Territorio, Ambiente del Senato presentando le nostre proposte per tale piano e continueremo nei prossimi mesi interloquendo con tutti i soggetti istituzionali che sono competenti sulla questione.
* coordinatore nazionale Commissione Energia