Negli ultimi anni le aziende italiane, e fra queste le Pmi, hanno conosciuto alcuni fenomeni inediti, come l’affermarsi su vasta scala del lavoro e della formazione a distanza (per il Covid, ma non solo per questo); la pervasività dell’Intelligenza artificiale (AI), con un’accelerazione dovuta a quella generativa; la richiesta di giovani talenti, visto il ridursi delle leve demografiche e la necessità di figure sempre più skillate (nel senso delle hard skill); la Great Resignation, con l’ondata di dimissioni, anche senza forme di protesta (quiet quitting); infine, la Great Reshuffle delle competenze, con una battaglia globale per assicurarsi talenti e profili giovani, sempre più tecnologici, sempre più disposti a lavorare da remoto.
Il risultato di questi trend, che hanno avuto il carattere di un doppio tsunami (nelle risorse umane e nella tecnologia), ha prodotto una formazione manageriale che, nell’insieme, è sembrata un’offerta bulimica, con ogni tipo di prodotti e ogni canale di delivery, con un clima da un lato di febbrile quotidiano cambiamento, dall’altro di sminuzzamento della proposta, con la crescita delle learning pill, dei post con velleità formative, dei contenuti sempre più sintetici e sempre meno qualificati, con reel (brevissimi filmati sui social) che hanno sostituito le videolezioni, e con docenze poco accreditate e con una seniority non consolidata.
Sempre negli ultimi tempi, però, vediamo una sorta di inversione di tendenza, che per ragioni di sintesi potremmo accorpare attorno a tre forme di “rivincita”.
In primis, l’ubriacatura di formazione a distanza ha ricreato a nostro avviso una voglia di coinvolgimento in dinamiche reali, in situazioni connotate da full immersion e contatti emotivi, fisici, da sensazioni e non solo da un delivery formativo classico.
Poi, lo tsunami di attenzione per l’AI ha spinto a cercare di cautelarsi anche dalla deficienza artificiale e da quella umana, due iatture possibili quando si abdica come manager a un ruolo critico: dunque un sapere umanistico e relazionale che si sta prendendo una rivincita sul tecnologismo un po’ messianico che caratterizza l’AI. Per un esperto di design thinking nel recente Study tour di Federmanager Academy a New York e San Francisco, «Complicated things need engineers, but complex things need humanists». Lo scenario attuale è fatto soprattutto di queste ultime, e per questo, anche nelle Pmi, servono manager con una robusta consapevolezza sui fini dell’impresa e del lavoro, alimentata da fonti di cultura umanistica.
Per un esperto di design thinking nel recente Study tour di Federmanager Academy a New York e San Francisco: «Complicated things need engineers, but complex things need humanists»
Infine, la competizione durissima per assicurarsi i talenti ha sfinito tanti Hr manager, ma è emersa anche la necessità di figure che facciano solidi business plan, e che alla creatività affianchino azioni di stabilizzazione delle performance e di maturazione dei team. Figure non più young ma silver, purché spinte ancora da un ingaggio, ma di tipo diverso da quello che porta agli assalti “all’arma bianca”. Un ruolo per chi guarda la battaglia dalla collina e consiglia le mosse ai giovani ufficiali arrembanti, un ruolo più da Athos che da d’Artagnan.
La sintesi di queste forme di “rivincita” è nella formazione basata sulle visite aziendali e anche all’estero. Su questo piano abbiamo registrato un grande interesse e notevoli ritorni a livello formativo, soprattutto nello Study tour cui accennavamo, dedicato alle Twin revolution e sostenuto da 4.Manager. Proprio da qui, e dunque da un nuovo confronto con gli Usa dopo i 4 Study tour organizzati fra il 2011 e il 2018, è partita la messa a fuoco sul senso della “nuova” formazione manageriale, quella all’altezza della stagione delle quattro emergenze, vale dire quelle pandemica e climatica, cui si sono aggiunte quella bellica e quella energetica. Le aziende italiane, e ancor più le Pmi, hanno dovuto subire quella che con linguaggio eufemistico potremmo definire una “serie di discontinuità”, che in realtà sono state una successione di crisi, traumi nella produzione o nell’export, fratture nella supply chain e, non ultima, una scarsità di risorse qualificate, con una dura rincorsa per la riqualificazione delle competenze.
E allora, quale formazione per i manager di questa difficile stagione? Proprio dagli Usa viene la storia e la metafora che abbiamo usato come sintesi, nel senso che si deve offrire l’esperienza di quella che chiamiamo “la notte di James Naismith”. Questo insegnante canadese di educazione fisica era una sorta di temporary manager, nel senso che era stato assunto da una delle scuole d’ispirazione religiosa Ymca con l’incarico di inventare un gioco che sviluppasse nei ragazzi doti fisiche ma anche di autocontrollo dell’aggressività. Siamo a Springfield, Massachusetts, nell’autunno 1891, ma quel nuovo gioco doveva essere trovato entro Natale, pena il licenziamento. Naismith provò alcuni giochi ma senza risultati, e la fatale scadenza delle vacanze di Natale era quasi arrivata quando, una notte, ebbe un’intuizione: prendere le ceste per raccogliere le pesche e legarle alle due balconate basse della palestra, e far gettare lì dentro una palla il maggior numero di volte. La mattina successiva mise subito per iscritto i 13 principi di quel gioco, e appena prima di Natale si giocò la prima partita: era nato uno sport meraviglioso, il basket!
Fuor di metafora, oggi un manager deve trovare una scuola che gli assicuri un’esperienza di intuizione del “nuovo” per la propria impresa, ma anche di rigore nello scrivere le condizioni per mettere a terra quell’intuizione e farla diventare produttiva: in altri termini, precisare e definire i 13 principi come James Naismith, con una formazione manageriale che assicuri discontinuità e verifiche, innovazione e applicabilità ai processi, disruption e controllo di gestione. Le Pmi e le altre aziende hanno bisogno di questo, e di manager con una preparazione che abbia entrambi gli approcci ora citati. In questo modo faranno un tiro da tre punti, una “bomba” che, con certe competenze, porterà al successo di quella azienda.