«Gli italiani tutti, e non solo coloro che potrebbero essere interessati dal progetto del ponte sullo Stretto, hanno poca fiducia nella Pa: c’è sempre paura che una grande opera venga iniziata e poi lasciata lì, a metà». Renato Mannheimer, uno dei sondaggisti più autorevoli in Italia, volto noto della statistica, spiega perché quest’infrastruttura sia ancora oggi percepita in maniera così divisiva e polarizzante. Era il 250 avanti Cristo quando il console Lucio Cecilio Metello cercò di unire i due istmi di terra attraverso delle botti, legate a due a due, su cui far transitare gli elefanti per sconfiggere, durante la prima guerra punica, Asdrubale. 2271 anni dopo, la situazione non è molto cambiata, con svariati tentativi di unire ciò che la natura ha diviso. Nel 1876 ci riprovò Zanardelli, che ebbe a dichiarare: «Sopra i flutti o sotto la Sicilia sia unita al continente». E ancora Mussolini, Craxi e Berlusconi. C’è un’unica nota che correla le diverse esperienze: lo scetticismo.
Renato Mannheimer, sociologo, sondaggista, saggista e accademico
Mannheimer, come mai c’è così grande timore nei confronti del ponte sullo Stretto?
Bisogna precisare che non ci sono sondaggi specifici che riguardano il “sentiment” nei confronti di quest’opera, specialmente al meridione. Quello che però appare evidente è che permane una certa perplessità.
Come si spiega questa reazione?
Perché storicamente gli italiani non hanno grande fiducia in questo tipo di infrastruttura. Vedono le grandi opere come un’occasione di dispersione dei capitali, di corruzione, di opacità. Con la paura che alla fine questo si tramuti in un insuccesso o in uno stop dei lavori.
È sempre stato così?
Per nulla. Nel dopoguerra, quando venne realizzata l’Autostrada del sole, per esempio, gli italiani celebrarono la notizia con grande entusiasmo perché avevano capito il portato eccezionale in termini di posti di lavoro, di crescita economica, di sviluppo del territorio. Oggi invece la popolazione è terrorizzata da corruzione e inefficienze.
Nel dopoguerra, quando fu realizzata l’Autostrada del sole, la notizia venne celebrata con grande entusiasmo. Oggi invece la popolazione è terrorizzata da corruzione e inefficienze.
Non si può darle torto, però…
In effetti ci sono stati esempi nel passato che hanno corroborato e nutrito questo sentimento di sospetto. Però ora le cose stanno gradualmente cambiando.
Come mai?
C’è un rinnovato clima di fiducia dopo il successo della campagna vaccinale. L’efficacia della somministrazione, la rapidità con cui si è riusciti a immunizzare una parte consistente della popolazione hanno fatto pensare che la Pubblica amministrazione possa essere anche funzionale.
Però il ponte sullo Stretto, almeno nella sua accezione più completa, non è stato inserito all’interno del Pnrr: alla fine secondo lei si farà?
Non credo che nel breve potremo vedere l’inizio della realizzazione di quest’opera. E questo non soltanto perché non è stato ricompreso nella bozza di Pnrr inviata in Europa, ma anche perché le urgenze sembrano soprattutto quelle relative alla pandemia e a ciò che accadrà quando ne saremo finalmente usciti, soprattutto per quanto concerne gli aspetti economici.
L’Europa poi non si sa come avrebbe accolto questa proposta…
Il continente è scettico esattamente come lo sono gli italiani: teme una dispersione di denaro. E questo sarebbe imperdonabile in un momento in cui ci sarebbe bisogno di risorse e di dare nuovo slancio all’economia. Eppure, il ponte potrebbe portare posti di lavoro e anche un certo indotto. Al momento però siamo obbligati a guardare soprattutto alla contingenza e ai ristori per tutte le persone e attività che sono in enorme difficoltà.
Gli italiani sono preoccupati anche delle possibili infiltrazioni mafiose?
È uno dei temi ma non è “il” tema in assoluto. Non è la preoccupazione principale perché i sentimenti che maggiormente abbiamo notato nei confronti dello Stato sono quelli che riguardano la corruzione, l’incapacità di portare a termine opere. D’altronde, i governi precedenti a Draghi sono stati spesso ostaggi di infrastrutture che hanno avuto un percorso tribolato. Mettere mano all’impresa pubblica, è questo il comune sentire in Italia, vuol dire 20 anni di lavori lunghissimi. È come se si respirasse una scarsa voglia di innovazione e si preferisse mantenere le cose come stanno.
Un tema strettamente connesso al ponte sullo Stretto è quello relativo all’ambiente. È davvero un’istanza sentita o si tratta più di uno slogan?
Per niente, è un tema estremamente caro alla popolazione italiana. E l’inclinazione verso la sostenibilità è l’atteggiamento che è cresciuto di più nel periodo che va dall’inizio della pandemia in poi. Poi, certo, è complesso tradurre questo afflato in una maggiore attenzione, perché la sostenibilità deve essere soprattutto personale: e in un momento come questo significa che prima di tutto bisogna avere assicurata la sopravvivenza. Però sono cresciute le spese cosiddette “sostenibili” nel carrello degli italiani. Si tratta di un tema fondamentale per orientare le scelte della politica e delle aziende. E i consumatori sono molto sensibili su questa tematica.
Sono cresciute le spese “sostenibili” nel carrello dei consumatori: un tema fondamentale per orientare le scelte della politica, ma anche delle aziende
Che ruolo stanno giocando i millennials nel decision making?
Sono ormai arrivati all’età in cui le decisioni generali sono in capo a loro. Non sono più soltanto i giovani che un giorno arriveranno. Ora ci sono eccome, e guardano con particolare attenzione alla sostenibilità, soprattutto in questo momento di crisi.
Ecco, a proposito dell’economia, che cosa ci dobbiamo aspettare? Quanto sono preoccupati gli italiani dell’autunno o di quando cadrà il blocco dei licenziamenti?
Dipende molto dalle classi sociali e dai lavori. C’è una quota del Paese che sta abbastanza bene e in essa prevale il sollievo per una pandemia che ora fa un po’ meno paura. Dall’altra c’è un 25-30% della popolazione che soffre parecchio perché teme di restare esclusa dal mondo del lavoro. La cosa più preoccupante è che spesso sono persone con titoli di studio anche elevati.
Una battuta flash su Draghi: che cosa farà? E com’è percepito?
Il premier ha imposto una svolta molto forte alla politica. I partiti hanno perso potere, mentre il presidente del Consiglio è sempre più popolare. Questa situazione non potrà durare in eterno. Se dovesse andare al Quirinale, si ritornerà al passato.