Si vive più a lungo e si vive meglio. Gli indicatori di salute generali della popolazione italiana sono positivi, nonostante i trend demografici impongano di trovare presto soluzioni su temi quali prevenzione, non autosufficienza, cronicità. Per capire come garantirsi un futuro al riparo dai grandi rischi connessi all’invecchiamento abbiamo intervistato Giacomo Campora, amministratore delegato di Allianz.
Giacomo Campora, amministratore delegato di Allianz Spa
Dottor Campora, la salute degli italiani è buona ma poco assicurata? È così?
Sì, è così. L’Italia è uno dei paesi più longevi d’Europa, con una speranza di vita alla nascita superiore a quella Ue. Per gli italiani, la speranza di vita senza limitazioni dovute a problemi di salute è comunque un problema da affrontare. La spesa privata per la salute out of pocket, cioè sostenuta di tasca propria dagli italiani, è di circa 40 miliardi di euro di cui meno di 6 miliardi sono assicurati con forme sanitarie integrative; di questi 40 miliardi, circa 24 miliardi riguardano persone con più di 60 anni e circa 12,5 miliardi sono riferibili ai cittadini di età adulta (tra i 31 e i 60 anni). Inoltre, per il bene sociale, bisognerebbe evitare che le persone meno abbienti rinunciassero a curarsi per ragioni economiche.
Vista l’entità della spesa sanitaria che gli italiani sostengono privatamente, di tasca propria appunto, esiste una strada per una maggiore integrazione tra welfare pubblico e tutele private?
In concreto, oggi, ogni italiano versa in media circa 1.900 euro di tasse destinate a contribuire ai costi della sanità pubblica e ne aggiunge circa 650 di tasca propria a titolo di spesa sanitaria privata; di questi ultimi, oltre la metà è assorbito da spese per cure, incluse le spese per riabilitazione e assistenza. Chi può accedere alla sanità integrativa – circa 10 milioni di cittadini – appartiene principalmente a determinate categorie di lavoratori, e soltanto il 18% degli assicurati ha sottoscritto una polizza sanitaria individuale. Ritengo che rafforzare il pilastro sanitario privato, defiscalizzando per tutti i cittadini la spesa sanitaria integrativa, rappresenterebbe uno strumento di grande importanza per il nostro Paese, completando l’attuale impianto della sanità integrativa, prevalentemente incardinato su un modello di tipo occupazionale, e di grande efficacia per contenere le disuguaglianze.
La defiscalizzazione della spesa sanitaria integrativa per tutti i cittadini, oltre a rafforzare il pilastro sanitario privato, rappresenterebbe uno strumento di grande importanza per il nostro Paese
Alcuni studi sottolineano una certa passività degli italiani nei confronti dei rischi connessi all’invecchiamento, con la preferenza al “far da sé”, vale a dire: si accantona il risparmio per far fronte in autonomia alla spesa dell’eventuale sinistro. Come andrebbe piuttosto gestito quel risparmio?
Va detto che tutti noi tendiamo a sottostimare i rischi collegati alla salute e la loro ripercussione sul sistema lavoro-famiglia. Altrettanto sottovalutati sono la frequenza di accadimento e la gravità; ad esempio, un incidente automobilistico o un infortunio possono forzarci a lunghi periodi di inattività e colpire anche i giovani. L’autoassicurazione, realizzata attingendo ad altre forme di risparmio, magari di parenti, o a forme di accantonamento, risultano purtroppo insufficienti, con gravi ripercussioni sugli equilibri delle famiglie. Il mercato assicurativo offre soluzioni adeguate per proteggersi: le coperture per la non autosufficienza, i piani sanitari, la previdenza complementare e le polizze vita e infortuni, fino ad arrivare ai più recenti servizi di welfare aziendale.
Entro il 2050, ci dice l’Ocse, oltre 2,2 milioni di italiani potrebbero essere nella necessità di sostenere i costi della non-autosufficienza. Come sta andando il mercato assicurativo delle polizze long term care?
Con un’aspettativa media di vita alla nascita di oltre ottant’anni, l’Italia è il quarto paese dell’Ocse per longevità, ma curiosamente l’aspettativa degli anni di vita in buona salute è di circa sessant’anni, dopo di che cominciano gli acciacchi. La spesa out of pocket delle famiglie per far fronte alla non autosufficienza sfiora i 15 miliardi di euro l’anno, di cui 9 miliardi per l’assunzione di badanti e 5 per il pagamento di rette di degenza in strutture di ricovero. Ciononostante, la diffusione di coperture long term care riguarda meno del 10% degli italiani. Il motivo è prima di tutto di carattere culturale: gli italiani non valutano correttamente l’opportunità di trasferire questi rischi a una compagnia di assicurazione, sebbene il farlo, con il pagamento di un premio periodico fisso, è una soluzione praticabile e molto efficace, che li metterebbe al riparo dalle gravi conseguenze economiche che potrebbero mettere in crisi il bilancio familiare.
Meno del 10% degli italiani ha una copertura long term care: l’opportunità di trasferire questo rischio a una assicurazione non viene valutata in modo corretto
Pensiamo a un giovane manager. Quali sono le formule assicurative più convenienti da stipulare ora per allora? Perché è importante proteggere tutta la famiglia e non solo se stessi?
Una persona in carriera – che sia donna o uomo – rappresenta la “risorsa chiave” nell’ambito del nucleo familiare così come nel sistema impresa. Negli ultimi decenni, le famiglie sono cambiate, così come la struttura della società italiana, ed è divenuto sempre più importante destinare risorse adeguate e ben allocate per la gestione dei rischi attuali e di quelli futuri. Un solo esempio: la previdenza complementare stenta ancora a decollare, dopo quasi vent’anni dall’istituzione dei primi fondi pensione. Oggi, meno di un lavoratore su tre è iscritto ad una forma di previdenza complementare. Il mercato assicurativo offre le soluzioni giuste, con una ampia gamma di prodotti e servizi. Un giovane manager dovrebbe attivare una forma di previdenza integrativa, proteggersi da inabilità e invalidità permanente (ad esempio con una soluzione long term care che consenta una rendita mensile adeguata), avere una copertura caso morte, soprattutto se ha figli, e non trascurare la copertura assicurativa delle spese sanitarie. Per le assicurazioni, la sfida del futuro si giocherà proprio sul servizio: i consulenti assicurativi dovranno essere sempre di più dei veri e propri risk manager, competenti nell’analizzare i bisogni dei clienti in un’ottica di breve e lungo termine e capaci di costruire pacchetti sempre più personalizzati ed adeguati alle loro esigenze nel tempo.