Stimolare il protagonismo giovanile

Partecipazione, impegno, responsabilità. Progetto Manager incontra Federica Celestini Campanari, Presidente dell’Agenzia Italiana per la Gioventù

Federica Celestini Campanari, Presidente dell’Agenzia Italiana per la Gioventù

Presidente, a beneficio dei nostri lettori, puoi illustrarci in premessa mission e linee strategiche dell’Agenzia?

L’Agenzia Italiana per la Gioventù (Aig) è un ente pubblico, vigilato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nello specifico dall’Autorità politica delegata in materia di politiche giovanili, che gestisce in Italia i settori Gioventù e Sport del Programma Erasmus + e il Programma Corpo Europeo di Solidarietà. Ci occupiamo, dunque, di promuovere la mobilità e il volontariato quali strumenti di crescita, non solo personale e professionale dei singoli partecipanti, ma anche per lo sviluppo sociale delle comunità locali di riferimento. A livello europeo, la bussola che ci indica la direzione resta, sul piano formale, la Strategia Europea per la Gioventù, che sarà in vigore fino al 2027. Grazie alla partecipazione ai programmi europei, i nostri giovani hanno l’opportunità di sperimentare i valori della solidarietà e della cittadinanza attiva, rafforzare il legame con giovani provenienti da tutta Europa e oltre, comprendere al meglio il ruolo e il lavoro delle Istituzioni europee e come esso impatta quotidianamente sulla nostra vita.
Dal 2023, anno in cui l’ente è stato riformato, per volere dell’attuale Ministro per i Giovani e lo sport Andrea Abodi, l’Aig riveste anche un ruolo trasversale in materia di politiche per giovani a livello nazionale. Con particolare ma non esclusivo riferimento ai settori della gioventù e dello sport, l’Aig promuove la partecipazione dei giovani alla vita sociale e democratica della nazione; sostiene l’acquisizione di competenze trasversali, la ricerca, la formazione e i processi educativi e promuove l’educazione non formale; incoraggia i valori della solidarietà, della tolleranza e della coesione sociale; promuove la cooperazione europea e internazionale, in materia di politiche per la gioventù, nonché la cooperazione con gli italiani nel mondo.

In che modo, nello specifico, l’Agenzia supporta lo sviluppo delle competenze giovanili anche nel quadro dei Programmi europei su cui siete impegnati?

Ogni anno, l’Aig eroga milioni di euro in favore delle organizzazioni del Terzo settore, delle università, degli enti locali che realizzano progetti nell’ambito dei Programmi europei Erasmus + e Corpo europeo di Solidarietà. Sono migliaia i giovani che partecipano direttamente alle attività progettuali finanziate, avendo la possibilità di sviluppare conoscenze e competenze fondamentali nel loro percorso di crescita. Tra le principali hard skill, ad esempio, possiamo evidenziare l’apprendimento di diverse lingue straniere. Tra le soft skill, ad esempio, possiamo menzionare la comunicazione, il lavoro di squadra, l’adattabilità e la risoluzione dei problemi.  In generale, tutte le attività dell’Agenzia, sia quelle realizzate nell’ambito dei programmi europei sia quelle realizzate in accordo con l’Autorità politica delegata, hanno l’obiettivo di stimolare il protagonismo giovanile e la consapevolezza del ruolo fondamentali che i giovani stessi hanno nella costruzione non solo del futuro, ma anche del presente.

Il “Programma Erasmus” viene spesso citato come esempio felice di europeismo. Che cosa significa oggi per un giovane italiano abbracciare questa esperienza?

Ritengo sia doveroso richiamare i giovani alla responsabilità di vivere queste esperienze in modo pieno, consapevole e partecipato. Lo ripeto spesso: è fondamentale saper guardare oltre noi stessi, guardarci intorno. Viviamo in un continente ricco, libero, in cui diritti e opportunità sono spesso dati per scontati. Eppure, a poche ore di volo da noi, ci sono persone che vivono nella privazione, colpite dalla guerra, dalla fame, e dalla mancanza di libertà fondamentali. Credo fermamente che chi partecipa ai programmi europei debba sentirsi portatore di un cambiamento. Un cambiamento che parte dal senso di responsabilità, dall’impegno a costruire opportunità anche per altri, affinché sempre più giovani possano accedere a queste esperienze. Solo così i programmi europei potranno davvero diventare fondamenta solide su cui costruire ponti tra culture, popoli e nazioni.

Si parla tanto di competitività di sistema, ma al centro ci sono le persone. Quali sono quindi, dal suo osservatorio, le skill, cui ha già fatto cenno, che i giovani devono sviluppare in un mercato sempre più competitivo?

A mio avviso, resta prioritario investire nello sviluppo delle competenze linguistiche, poiché la conoscenza delle lingue rappresenta uno strumento essenziale per comprendere in modo diretto e senza filtri il mondo che ci circonda, oltre a costituire un vantaggio concreto in un mercato del lavoro sempre più globalizzato. Altrettanto centrale è lo sviluppo delle competenze digitali, in particolare quelle legate alle nuove tecnologie e all’intelligenza artificiale. Il futuro si muove in questa direzione: per restare competitivi non basta adattarsi, ma è necessario conoscere, comprendere e saper governare questi cambiamenti con spirito critico e visione. Fondamentali risultano anche le soft skill, come la leadership, l’adattabilità, la capacità di lavorare in gruppo e di comunicare efficacemente. Si tratta di competenze trasversali sempre più richieste, non solo nel mondo del lavoro, ma anche nella vita civica e sociale. Infine, nel contesto italiano, ritengo sia oggi più che mai urgente promuovere l’acquisizione di competenze finanziarie e imprenditoriali. Solo investendo sul talento, sulla creatività e sullo spirito di iniziativa dei giovani sarà possibile ridare slancio all’economia e costruire un futuro fondato sull’innovazione e sulla responsabilità.

Per concludere, un flash sulla vostra azione per l’educazione alla cittadinanza attiva. Quanto è importante per far sì che le nuove generazioni siano davvero protagoniste del cambiamento?

Se davvero vogliamo evitare di costruire cattedrali nel deserto e desideriamo un futuro che sia autenticamente sostenibile e prospero, non solo sul piano economico, ma anche su quello sociale e culturale, allora è essenziale che i giovani siano protagonisti attivi del cambiamento. Sono convinta che ciò che si conquista con sacrificio, impegno e perseveranza venga compreso, apprezzato e tutelato molto più profondamente di ciò che ci è semplicemente donato. E proprio per questo motivo credo sia necessario che i giovani abbiano il coraggio di partecipare, di assumersi responsabilità, di rivendicare con determinazione i propri spazi, anche quando questo comporta fatica, ostacoli, o il dover andare controcorrente. Solo attraverso questo impegno consapevole e responsabile sarà possibile costruire una società più equa, inclusiva e capace di guardare con fiducia al futuro.

Per restare competitivi non basta adattarsi, ma è necessario conoscere, comprendere e saper governare i cambiamenti con spirito critico e visione

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