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Prepararsi al domani

Il sistema educativo deve riuscire a tenere insieme due obiettivi: trasmettere cultura, in senso ampio, e preparare concretamente al lavoro

Nell’era del cambiamento accelerato è fondamentale cercare di non rimanere spiazzati. Le competenze maturate, che ieri apparivano solide, oggi rischiano di diventare superate. E ciò che servirà domani, spesso, non riusciamo neppure a definirlo. Un paradosso, questo, che mette alla prova il sistema educativo e il mondo del lavoro: come preparare i giovani ad affrontare un futuro professionale che non ha ancora contorni definiti?

Per rispondere a questa sfida, scuola, livelli formativi superiori e aziende devono “fare squadra” nelle diverse fasi di loro pertinenza. La scuola superiore, a mio avviso, deve porsi innanzitutto l’obiettivo primario di formare buoni cittadini, fornendo strumenti critici e culturali per interpretare le complessità e le dinamiche dell’oggi e maturare uno spiccato senso civico. Ma deve altresì offrire percorsi più flessibili, che si adattino alle trasformazioni della società, del contesto geopolitico e geoeconomico, del mondo del lavoro.

Molto importante, sotto questo profilo, è anche l’offerta degli ITS, che devono essere rafforzati per rispondere ancor meglio alle esigenze delle imprese, soprattutto (ma non solo) nei settori ad alta tecnologia. Inoltre, un’urgenza di sistema è certamente quella di ripensare e razionalizzare alcuni percorsi universitari, soprattutto triennali: negli anni si è assistito a un proliferare di corsi che si rivelano sovente scollegati da un possibile sbocco lavorativo concreto, ancor più in una fase di forte innovazione dei settori produttivi come quella attuale.

Il sistema educativo, insomma, deve riuscire a tenere insieme due obiettivi: trasmettere cultura, in senso ampio, e preparare concretamente al lavoro. In tale prospettiva, va riconosciuto certamente il notevole valore dell’alta formazione promossa da organizzazioni e imprese, come nel caso delle management e corporate school. Sono luoghi in cui approcci teorici e applicazioni pratiche si incontrano, luoghi in cui le competenze si sviluppano attraverso moderne opportunità di apprendimento.

Siamo tutti chiamati a fare la nostra parte, ne va del futuro del Paese. Oggi i ragazzi escono dalla scuola e dall’università con ottime basi teoriche, ma spesso senza aver sperimentato cosa significhi collaborare in team o risolvere un problema lavorativo concreto. Eppure, lo sappiamo, sono proprio le soft skill – capacità relazionali, teamwork, spirito critico, problem solving – a fare la differenza sul lavoro. Anche queste devono essere insegnate sin dalle superiori e non rimandate alla fase professionale.

Per affrontare la sfida delle competenze non bastano quindi aggiustamenti marginali: serve una strategia comune. Noi, anche grazie alle attività della nostra Federmanager Academy, siamo fortemente impegnati a formare le competenze manageriali che servono per vincere la sfida della competitività. Lavoriamo insieme allora per un patto educativo tra istituzioni, scuole, università e imprese che metta al centro i giovani e i loro talenti.

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