
Membro della Royal Society di Londra e per anni docente a Oxford, Georg Gottlob è considerato uno dei massimi esperti mondiali di intelligenza artificiale. Ha scelto l’Italia, e in particolare l’Università della Calabria dove oggi insegna, per proseguire le sue attività di ricerca e docenza. In questa intervista condivide con i nostri lettori la sua visione di scenario sull’IA.
Professore, parto con una domanda provocatoria: si può davvero “insegnare” a una macchina a pensare?
Il pensiero umano si compone di tre elementi fondamentali: il ragionamento logico, il senso comune e la fantasia, che alimenta la creatività. Essi si sviluppano grazie a regole e fatti appresi da genitori, scuola e società. Un software come ChatGPT, cioè un large language model (LLM), viene progettato per apprendere autonomamente da miliardi di testi. Oltre a ricevere una base logica dai suoi creatori, è capace di assorbire modalità di ragionamento sempre più sofisticate per analogia. Analizzando un’enorme varietà di contenuti, acquisisce il senso comune e una fantasia creativa, poiché riesce ad abbinare elementi diversi per generare idee nuove. Gli LLM, pur non essendo perfetti, mostrano sorprendenti capacità di ragionamento e creatività. Più che “insegnare a pensare”, si può dire che si sia trovato un metodo che permette alle macchine di apprendere autonomamente a pensare grazie alla lettura di miliardi di testi.
Su cosa si concentra oggi la sua attività di ricerca presso l’Università della Calabria?
Gli LLM si distinguono soprattutto nella comprensione e produzione di testi. Tuttavia, quando si tratta di estrarre dati precisi, come per creare database di prodotti sostituibili o aziende concorrenti, commettono spesso errori. Presso l’UniCal, e nello spin-off Unlimidata, sviluppiamo metodi per rendere gli LLM più accurati e affidabili nella ricerca di dati. Da tali studi nascono sistemi che individuano e correggono errori nei database, recuperano dati mancanti e creano automaticamente database completi per specifiche applicazioni. Utilizziamo inoltre la tecnologia LLM per generare regole d’integrità mirate a migliorare la qualità dei grandi dataset esistenti.
Presso l’UniCal, e nello spin-off Unlimidata, sviluppiamo metodi per rendere gli LLM più accurati e affidabili nella ricerca di dati.
Secondo lei, quali saranno i settori lavorativi che, da qui ai prossimi anni, registreranno il maggior impatto trasformativo da parte dell’IA?
La medicina è già profondamente trasformata dall’intelligenza artificiale: una macchina può apprendere da milioni di immagini diagnostiche, mentre un radiologo arriva a visionarne circa 200 mila nella carriera. Interventi chirurgici di precisione effettuati da robot, farmaci innovativi scoperti tramite IA e cure personalizzate gestite da agenti artificiali sono realtà sempre più diffuse. Questo non elimina il bisogno di medici, ma crea nuove figure professionali in grado di utilizzare e valutare strumenti IA, come promuoviamo all’UniCal con il nuovo corso “Medicina e Tecnologie Digitali”. Anche la professione del traduttore cambierà: con l’IA si possono tradurre trenta documenti invece di dieci al giorno, riducendo il lavoro umano a supervisione e correzione. Lo sviluppo della guida autonoma metterà a rischio il lavoro di tassisti e camionisti, così come per esempio molte professioni amministrative nei settori bancario e assicurativo. Restano tuttavia ambiti come l’insegnamento universitario e l’assistenza infermieristica, dove il contatto umano è insostituibile. Globalmente, però, il problema occupazionale legato all’automazione sarà serio, e i governi dovranno decidere come gestire una possibile riduzione delle ore lavorative o l’aumento della disoccupazione.
I manager che la nostra Federazione rappresenta sono chiamati a guidare in azienda questo “nuovo corso” della transizione digitale. Quali sfide vede all’orizzonte per le imprese?
I manager aziendali sono chiamati ad aggiornarsi costantemente e a seguire l’evoluzione dell’intelligenza artificiale, utilizzando questa tecnologia in modo consapevole. Non tutte le applicazioni IA sono vantaggiose; ad esempio, proporre una chatbot ai clienti dove sarebbe necessario un aiuto umano può risultare molto dannoso per la reputazione e la competitività dell’impresa.
Per chiudere, uno sguardo sui giovani. Si discute della necessità di aggiornare il sistema formativo, sin dalla scuola, per imparare da subito a cooperare con l’IA. In che direzione bisogna muoversi, a suo avviso?
Comprendere i principi dell’IA, le sue possibili applicazioni e l’impiego consapevole di strumenti come gli LLM è ormai un prerequisito per il successo professionale dei giovani
È essenziale agire tempestivamente. Dalla scuola media fino alla maturità, compresi i licei classici, dovrebbe essere prevista una formazione sull’intelligenza artificiale: comprendere i principi dell’IA, le sue possibili applicazioni e l’impiego consapevole di strumenti come gli LLM è ormai un prerequisito per il successo professionale dei giovani. Bisogna anche insegnare i limiti, i rischi e gli abusi dell’IA, come la capacità di riconoscere fake news prodotte da algoritmi, sviluppando un approccio critico consapevole.
