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Un acceleratore di sviluppo

L’IA è una preziosa risorsa tecnologica da utilizzare al meglio, assecondandone le potenzialità e intervenendo laddove si pongano delle criticità

Abbiamo smesso di immaginarla sul grande schermo, catturati dal fascino di una pellicola distopica: oggi l’intelligenza artificiale è nel cuore dei processi industriali, dei servizi, della società. È un “motore di trasformazione” che impatta su settori produttivi di primaria importanza, basti pensare ad ambiti come sanità, formazione e difesa.

In medicina, accelera diagnosi, personalizza cure, ottimizza la gestione ospedaliera. Nella scuola e nei più avanzati livelli formativi, rende possibili percorsi sempre più customizzati ed efficaci. Nel campo della difesa, è già parte di strategie e operazioni, con implicazioni etiche e di sicurezza che emergono nella loro evidenza.

Eppure, la nostra Europa, sul tema dell’IA, sembra per certi versi vivere un paradosso: eccelle nella ricerca e nella crescita dei talenti, ma mostra talvolta timidezze industriali e competitive incomprensibili. Con il rischio di vedere i propri successi trasformarsi in valore applicativo altrove e di perdere inevitabilmente terreno nella competizione globale. Ancor più oggi quindi – e i nuovi scenari geopolitici già lo manifestano -, l’Europa rischia di perdere un ruolo da protagonista effettiva dello sviluppo tecnologico e del progresso industriale.

Ma attenzione, quando parliamo di nuove applicazioni dell’IA, un altro nodo fondamentale è quello legato ai consumi energetici e idrici. I data center, colonne portanti delle infrastrutture digitali, stanno trasformando i paesaggi urbani e richiedono quantitativi di energia e acqua sempre crescenti, che dovranno essere garantiti senza gravare sugli altri fabbisogni industriali e sulla vita dei cittadini, anche in coerenza con gli obiettivi green che il mondo deve porsi.

Cito un dato che fa riflettere: si stima che una query su ChatGpt consumi circa dieci volte più energia di una ricerca tradizionale su Google. Ben si comprende quindi che dimensioni possa assumere il tema su scala globale.

Pur in questo contesto complesso, l’Europa si conferma però pioniera della tutela dei diritti dei cittadini: l’AI Act, primo regolamento organico al mondo sull’IA, classifica i sistemi in base al rischio e impone obblighi stringenti per quelli ad “alto rischio”. Il messaggio è chiaro: innovare non significa rinunciare alla tutela dei diritti, alla trasparenza e alla dignità dei cittadini.

Ma la regolazione, pur necessaria, non basta senza investimenti e una politica industriale ambiziosa.

Perché sono tante le competenze da aggiornare e da formare. Servono perciò investimenti, sul piano pubblico e su quello privato, per adeguare il patrimonio di skill di chi lavora e per formare le professionalità di domani.

L’IA è un acceleratore di sviluppo. Sta a noi utilizzarla al meglio, assecondandone le potenzialità e intervenendo laddove si pongano delle criticità. Con quella capacità di accompagnare l’evoluzione della società e del sistema produttivo che è propria dei manager.

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