
Viceministro, nonostante l’inasprimento delle sanzioni e l’introduzione di nuove misure ispettive, il numero di infortuni sul lavoro resta elevato. In questo quadro, pensa che la chiave stia ancora nella repressione, o che serva una rivoluzione culturale più profonda all’interno delle imprese? Sono in programma novità dal punto di vista normativo?
Il Governo Meloni ha rafforzato il sistema ispettivo, con un aumento degli accertamenti da circa 100mila nel 2022 a oltre 158mila nel 2024 e con un nuovo concorso per ulteriori 1.000 ispettori. Siamo intervenuti anche sulle sanzioni, reintroducendo il reato di somministrazione illecita del lavoro che era stato depenalizzato, ma siamo anche consapevoli che la sola repressione non basta: la vera sfida è culturale. Abbiamo messo a disposizione delle aziende 1 miliardo 250 milioni per interventi concreti a tutela dei lavoratori e dei datori di lavoro. Insieme a Inail, stiamo lavorando per definire i provvedimenti e utilizzare nel modo migliore le risorse liberate. A giugno, inoltre, si è tenuto un primo tavolo tecnico per nuove misure in materia di sicurezza sul lavoro e sono stati dettati tempi e temi per un provvedimento da presentare entro fine luglio. E come ha dichiarato il Presidente Meloni, grazie al dialogo con i sindacati, parte datoriale e chi ogni giorno si occupa di questi temi, puntiamo a creare un Piano straordinario di interventi per la salute e sicurezza sul lavoro, in grado di rafforzare la nostra azione comune e renderla ancora più incisiva.
Abbiamo messo a disposizione delle aziende 1 miliardo 250 milioni per interventi concreti a tutela dei lavoratori e dei datori di lavoro
L’intelligenza artificiale e l’automazione stanno ridefinendo tempi, spazi e modalità del lavoro. Come può, secondo lei, l’intero sistema produttivo ripensare i nuovi contesti operativi e anticipare i rischi che ancora non sono codificati nei modelli tradizionali di prevenzione?
La transizione digitale può e deve essere un’occasione per migliorare la sicurezza sul lavoro, secondo una visione antropocentrica. La sicurezza sul lavoro deve sapersi adattare a nuovi rischi, meno visibili ma non meno insidiosi, che riguardano aspetti come l’automazione, la gestione dei dati, il benessere psicofisico dei lavoratori. In questa direzione vanno le Linee guida sull’IA nel mondo del lavoro, la nascita dell’Osservatorio nazionale per monitorare l’impatto dell’innovazione sulle professioni e prevenire nuovi rischi; il Ddl IA, che sancisce l’importanza del rispetto della dignità umana e il divieto di discriminazione nell’uso dell’IA nel lavoro. Non dimentichiamo poi la formazione: sia continua, per acquisire nuove competenze e aggiornarsi, sia quella rivolta ai giovani, per orientarli verso percorsi consapevoli che riducano il mismatch. Gli interventi attuati, come il Fondo Nuove Competenze 3 da oltre 1 miliardo di euro, vogliono favorire lo sviluppo di quelle competenze necessarie per sapersi adattare a contesti in evoluzione. Non possiamo fermare il progresso, ma certamente governarlo.
Oggi si parla molto di “leadership della sicurezza”: quanto è importante, a suo avviso, che i dirigenti, i quadri e le figure apicali in azienda siano promotori della sicurezza sul lavoro, intesa non solo come obbligo?
La sicurezza deve essere vista come una responsabilità condivisa, un valore aziendale. La legge sulla partecipazione dei lavoratori alla governance d’impresa, sostenuta dal Governo, è un incentivo in tal senso, perché consente ai lavoratori di essere protagonisti dei processi aziendali e quindi anche della gestione della sicurezza. I dirigenti hanno il compito di promuovere la cultura della prevenzione, sensibilizzare e costruire ambienti sicuri. Investire in questo, e nel welfare aziendale, significa fare responsabilità sociale d’impresa. Le imprese possono così contribuire a quello sviluppo sostenibile che deve essere prima di tutto sociale e porre la persona al centro. Come Governo il nostro impegno è continuare a supportare le realtà già attente alla salute dei dipendenti e incentivare tutti a investire in welfare e sicurezza, favorendo un modello di corresponsabilità. La prevenzione deve essere parte integrante delle strategie aziendali. Questo passa anche da una leadership consapevole.
Il benessere psicologico dei lavoratori è oggi parte integrante della sicurezza, anche alla luce dell’aumento dei casi di burnout e stress lavoro-correlato. Anche per il Ministero questo tema è di grande rilevanza?
La sicurezza dei lavoratori passa anche dalla cura del loro benessere psicologico, essenziale per un ambiente di lavoro sano e stimolante. Da psicologa e psicoterapeuta mi preme sottolinearne l’importanza. Voglio ricordare in merito il Protocollo tra Inail (ente vigilato dal Ministero) e Consiglio Nazionale Ordine degli psicologi, di cui a luglio 2024 è stato sottoscritto il primo accordo attuativo per fornire adeguato supporto psicologico ad assistiti, familiari o superstiti. Il benessere mentale è leva strategica per la crescita dell’Italia. Per questo, come Governo abbiamo potenziato sia il welfare pubblico che quello aziendale, e stiamo promuovendo misure concrete per migliorare la qualità della vita, con specifica attenzione a famiglie e madri lavoratrici: conciliazione dei tempi vita-lavoro, fringe benefit fino a 5.000 euro, detassazione dei premi di produttività, aumento dei posti negli asili nido, rafforzamento dei servizi sociali con il maxiconcorso da 3.839 assunzioni. Il Governo c’è e sostiene tutte le imprese che vogliono compiere un passo avanti, diventare ‘presidi di benessere’ e superare le mere logiche legate al profitto.
Le statistiche Inail mostrano che i giovani neoassunti sono spesso tra i più esposti al rischio. Come pensa si possa agire per tutelare le nuove generazioni che si affacciano sul mercato del lavoro, senza però ostacolarne l’inclusione attiva nel sistema produttivo?
I giovani sono una risorsa preziosa, che stiamo valorizzando offrendo opportunità, strumenti, percorsi formativi. Come per i lavoratori più maturi, anche per i giovani vale il discorso della formazione e della sensibilizzazione, che devono partire già dal contesto scolastico. Insieme al Ministero dell’Istruzione e del Merito e Inail, abbiamo lanciato il concorso nazionale “Salute e sicurezza…insieme!”, che vuole promuovere e diffondere tra gli studenti la cultura della prevenzione e della sicurezza. Il messaggio che vogliamo lanciare è chiaro: ogni vita conta, perché unica e preziosa, e ciascuno deve adottare sempre comportamenti responsabili per tutelare sé stesso e gli altri. È quindi fondamentale agire sul piano culturale, trasmettere sin da subito la sicurezza e la prevenzione come valore, dovere e simbolo di professionalità.
