Lavoro sicuro

Da giugno di quest’anno alla guida dell’Inail, Marcello Fiori illustra la mission dell’ente e promette di mettere la persona al centro della sua azione. Tra tutele, prevenzione e formazione continua

Marcello Fiori, Direttore generale dell’Inail

 

Direttore, nei giorni scorsi avete presentato la relazione Inail 2023. Che quadro ne emerge?

Registriamo una diminuzione degli infortuni denunciati all’Inail nel 2023: circa 590 mila, in calo del 16,1% rispetto ai 704 mila del 2022, mentre sono 1.147 le denunce di morti sul lavoro, il 9,5% in meno rispetto ai 1.268 dell’anno precedente. Nonostante la tendenza alla diminuzione, che ci auguriamo possa essere confermata anche nel 2024, è evidente che non esiste un numero accettabile di incidenti né tantomeno di vittime. Ogni episodio è un dramma, una sconfitta per l’intero sistema: imprese, istituzioni, organizzazioni datoriali e sindacali, per l’intera società.

Nonostante la tendenza alla diminuzione, che ci auguriamo possa essere confermata anche nel 2024, è evidente che non esiste un numero accettabile di incidenti né tantomeno di vittime

Di quali strumenti dispone l’Inail per fronteggiare questa emergenza?

La Relazione offre il quadro di un ente che svolge una grande varietà di servizi e tutele per i lavoratori e le imprese: dall’assicurazione per gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali alle molteplici prestazioni economiche e sanitarie dedicate agli assistiti, incluse l’assistenza protesica e riabilitativa e il supporto per il loro reinserimento socio-lavorativo. Riguardo la prevenzione, certamente ci sono ancora potenzialità che possono essere maggiormente dispiegate per far sì che l’Inail possa svolgere un ruolo ancora più incisivo nelle azioni di promozione della salute e sicurezza sul lavoro. Le leve del sostegno alle imprese, attraverso il co-finanziamento dei costi degli investimenti per la sicurezza o mediante gli sconti tariffari sui premi corrisposti dalle aziende che hanno andamenti infortunistici virtuosi o attuano interventi di prevenzione, sono state rafforzate nell’ultimo anno, ma hanno certamente margini di miglioramento su cui interverremo, sia in termini di investimento finanziario sia in termini di semplificazione e velocizzazione delle procedure. Dalla Relazione emerge anche l’importanza delle nostre attività di ricerca, che negli anni sono state sempre più orientate in un’ottica concreta di prevenzione, anche attraverso l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia quali la sensoristica, la realtà aumentata e la robotica, ma che certamente possono avere uno sviluppo di ulteriore finalizzazione verso i settori e le attività a maggior rischio, anche con riferimento ai problemi dei territori.

È stato calcolato che ogni euro speso per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali genera un valore più che doppio

Lei ha assunto la Direzione generale dell’Inail da pochi mesi, qual è il principale obiettivo del suo mandato?

Essere accanto alle persone e migliorare la qualità della loro vita attraverso i nostri servizi rappresenta il principale obiettivo della missione di Inail. E, pensando alla nostra organizzazione interna, questo significa rendere le nostre persone, il nostro autentico capitale umano, protagoniste del cambiamento. Nella “società sotto assedio” di Bauman, stretta tra vincoli esterni e numerose minacce, noi ribadiamo la “centralità della persona” con i suoi diritti, le sue competenze e le sue capacità, le sue aspirazioni e i suoi sogni. Intorno a questo valore fondativo è necessario costruire il modello organizzativo e di servizio dell’Istituto.

Una missione sociale, quindi?

Una missione sociale, sì, che potremo dire onorata quanto più riusciremo a riavvicinare l’Istituto ai suoi assistiti e alle imprese, quanto più riusciremo a rafforzare il ruolo dell’Inail nel sistema di welfare italiano. Sono in corso trasformazioni epocali, caratterizzate da pulsioni e conflitti, profonde contraddizioni, legate a visioni a volte molto diverse del rapporto tra Istituzioni e cittadini, libertà e diritti delle persone contrapposti a quelli sociali e collettivi. “La persona al centro” può diventare il criterio guida dell’azione dell’Istituto, spingere la transizione da una visione di mera assistenza a un approccio incentrato sui diritti e sulle potenzialità dei soggetti in condizioni di fragilità.

Come si tutela la fragilità?

Per tutelare la fragilità bisogna interpretarla non più come limite, ma quale nuovo carattere non solo delle persone ma anche della società, occorre sensibilizzare l’opinione pubblica, promuovere una cultura della comprensione, garantire l’accessibilità fisica, comunicativa e digitale agli ambienti e ai servizi, offrire sostegno alle famiglie e, non da ultimo, incentivare una costante collaborazione tra istituzioni pubbliche e private con il mondo del volontariato e del terzo settore per creare una rete di servizi integrati. L’Inail, con la sua opera, con l’impegno delle sue persone, non può essere fuori da queste trasformazioni. Così come occorre rimuovere gli ostacoli e le barriere per la piena inclusione delle persone disabili nella vita sociale e nel mondo del lavoro, sia pubblico che privato.

La sicurezza è centrale per la qualità del lavoro e la crescita sostenibile del Paese, come sottolineato più volte anche dal Presidente Mattarella. Che ruolo può giocare la prevenzione?

Spesso la sicurezza è percepita dalle aziende soprattutto quelle di piccole dimensioni solo come un costo, e non come l’investimento che aumenta l’efficienza perché consente di abbattere il numero di assenze, di promuovere la permanenza sul lavoro per un numero maggiore di anni e di migliorare la produttività. È stato calcolato, infatti, che ogni euro speso per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali genera un valore più che doppio. Partendo da questo dato, con l’ultima edizione del bando Isi, che ormai è diventato una componente strutturale delle politiche di prevenzione dell’Inail, abbiamo messo a disposizione delle aziende che decidono di investire in prevenzione oltre mezzo miliardo di euro di incentivi a fondo perduto. E questo importo, che è il più alto finora stanziato nelle 14 edizioni dell’iniziativa, sarà ulteriormente incrementato quest’anno, con una crescente attenzione alle piccole e medie imprese, che costituiscono la maggioranza del tessuto imprenditoriale italiano e che spesso hanno più difficoltà a investire in sicurezza.

Qual è il livello di prevenzione che osserva nei contesti industriali?

Dove i rischi sono spesso più elevati a causa della natura delle attività – per esempio le lavorazioni meccaniche e chimiche, la prossimità con sostanze pericolose e la movimentazione di carichi pesanti – la prevenzione ha un ruolo cruciale. Proprio a questi contesti si indirizza la progettazione di una specifica azione di prevenzione che realizzeremo attraverso un’iniziativa di informazione e formazione itinerante, in cui l’Inail sarà direttamente presente nei luoghi di lavoro con un’attività comunicativa “porta a porta” che andrà incontro alle esigenze specifiche di lavoratori e imprese dei settori interessati.

La comunicazione è una delle leve più potenti non solo per informare e formare i lavoratori, ma soprattutto per sensibilizzare e coinvolgere in maniera partecipata i lavoratori, aumentando il processo di consapevolezza nelle aziende e nella società riguardo l’importanza della prevenzione. La prevenzione si costruisce anche con campagne di sensibilizzazione e informazione continua, non occasionale, che possano diventare parte integrante delle realtà aziendali, utilizzando canali diversi, dagli eventi al digitale, per raggiungere tutti lavoratori, a partire dai più giovani. Per questo è fondamentale educare le giovani generazioni sui temi della sicurezza e salute dei luoghi di lavoro introducendo queste materie nel percorso scolastico.

Il dramma delle morti sul lavoro, oltre che degli infortuni, ha un impatto anche in termini economici per il Paese. Può essere quantificato?

Quantificare i costi degli infortuni non è semplice. A quelli diretti, che ricadono sull’Inail, sulle aziende e sul servizio sanitario, si sommano infatti quelli indiretti, legati alla riduzione della capacità lavorativa dell’individuo e della produttività delle imprese, e quelli intangibili, che derivano soprattutto dalla enorme sofferenza psicologica dell’infortunato e delle persone vicine dalla sua minore possibilità di accesso al mercato del lavoro. Uno studio condotto nel 2019, su dati del 2015, dall’Eu-Osha, l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, li ha stimati in circa 104 miliardi di euro, pari a oltre il 6% del Pil italiano. Per quanto riguarda nello specifico l’Istituto, nel 2023 le prestazioni economiche erogate agli assicurati, tra rendite, indennità per inabilità temporanea, altri assegni e sussidi assistenziali, sono state pari a 5 miliardi e 251 milioni di euro. La quota maggiore riguarda i pagamenti delle rendite permanenti, che ammontano a quattro miliardi e 608 milioni.

Nel 2023 le prestazioni economiche erogate agli assicurati, tra rendite, indennità per inabilità temporanea, altri assegni e sussidi assistenziali, sono state pari a 5 miliardi e 251 milioni di euro

A suo avviso, si investe abbastanza nella formazione sul luogo di lavoro?

Investire in formazione è fondamentale, ma più che sulla quantità degli investimenti, che bisogna comunque aumentare, è ancora più importante concentrarsi sulla qualità della formazione che viene svolta, anche al di là della formazione obbligatoria. Per essere davvero efficace, deve essere tarata sulle caratteristiche specifiche dei luoghi di lavoro, coinvolgendo tutti gli addetti della filiera, compresi i lavoratori delle ditte in subappalto, in maniera coordinata, e anche i lavoratori stranieri, tenendo conto delle loro specificità. Una formazione di carattere esperienziale, operativa e non solo teorico, astratta, che rischia di essere inutile se non dannosa, perché il lavoratore, partecipa passivamente ai percorsi formativi.

Cosa serve per aumentare la conoscenza di rischi/tutele e per diffondere le buone pratiche?

Al di là della formazione obbligatoria, è necessario investire per migliorare i livelli di salute e sicurezza del lavoro con progetti tarati su specifici bisogni formativi. L’Inail finanzia progetti di formazione e informazione che vanno in questa direzione. Con il nuovo bando pubblicato in luglio sono stati destinati 14 milioni di euro per il finanziamento di progetti formativi e informativi destinati ai datori di lavoro, ai lavoratori, ai loro rappresentanti per la sicurezza e ai tutor dei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento degli studenti delle superiori.

Allo stesso tempo è fondamentale favorire la diffusione sempre più capillare delle buone pratiche su tutto il territorio. L’Inail, attraverso un concorso nazionale dedicato ogni anno all’edilizia, ha creato un archivio di buone pratiche di settore di facile consultazione e semplice applicazione. Inoltre, attraverso il premio “Imprese per la sicurezza”, promosso insieme a Confindustria, sono valorizzati e messi a disposizione di tutti progetti innovativi realizzati dalle aziende in materia di salute e sicurezza sul lavoro, formazione dei lavoratori e gestione degli appalti, che possono essere replicati anche in altri contesti.

Ci fa un esempio di uno di questi progetti?

Negli ultimi mesi abbiamo realizzato tour territoriali con formazione e addestramento attraverso un simulatore per ambienti confinati, progettato dall’Inail, per realizzare percorsi formativi e di addestramento gratuiti per i lavoratori che operano in tali spazi. Il simulatore riproduce le possibili situazioni di rischio tipiche di questi contesti lavorativi ed è dotato di una strumentazione altamente tecnologica che permette di riprodurre alterazioni delle capacità cognitive e sensoriali degli utilizzatori al fine di testare le loro capacità e preparare gli operatori a condurre specifiche operazioni, in contesti particolari. Inoltre, con la realtà aumentata, è possibile effettuare esercitazioni, sperimentando scenari simili a quelli reali, con l’utilizzo di ambienti virtuali e tecnologie immersive, allenandosi così alla reazione a eventi avversi.

In definitiva, come valuta la “cultura del lavoro” che abbiamo in Italia? Penso non solo al problema della sicurezza, ma anche alla tipologia di contratti, di tutele e, soprattutto, di possibilità di carriera. Cosa servirebbe per attrarre/trattenere le competenze?

Il modo migliore per attrarre e trattenere le competenze è promuovere il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici su diversi piani, dalla motivazione, alla collaborazione, dal coinvolgimento alla corretta circolazione delle informazioni, dalla flessibilità alla fiducia delle persone, favorendo anche la conciliazione tra vita e lavoro. Così facendo migliorano anche la soddisfazione delle persone e, in ultima istanza, la produttività.

Non è certamente un caso se molti degli infortuni più gravi avvengono in ambienti privi di una “cultura del lavoro”, caratterizzati cioè da precarietà diffusa o sfruttamento, fino ai casi più estremi del caporalato e del lavoro nero.

Il tema della cultura del lavoro sta investendo anche la Pubblica amministrazione, che nei concorsi banditi negli ultimi anni ha avuto difficoltà a reclutare in settori di alta specializzazione tecnica o digitale, oppure in alcune aree geografiche come le grandi città del nord dove è più forte la competizione con il mercato privato. È nostro dovere creare contesti lavorativi che siano stimolanti per attrarre persone con skill professionali elevati, che a loro volta ci possano aiutare a migliorare ancora di più gli ambienti di lavoro, creando così un circolo virtuoso. Offrendo loro ambienti di lavoro dinamici, che offrano adeguati percorsi di crescita professionale e formazione continua, investendo anche in modo innovativo sui servizi di welfare aziendale.

Molti degli infortuni più gravi avvengono in ambienti privi di una “cultura del lavoro”, caratterizzati cioè da precarietà diffusa o sfruttamento, fino ai casi più estremi del caporalato e del lavoro nero

Vale anche per l’Inail?

È proprio su queste leve che abbiamo agito nella recente campagna di reclutamento per l’assunzione di nuovi mille dipendenti Inail. Nel luglio scorso, attraverso una campagna social ”Costruiamo insieme un lavoro sicuro”, abbiamo fatto conoscere le opportunità di lavoro offerte dai nuovi bandi di concorso indetti dall’Istituto e motivato giovani laureati e professionisti a partecipare. Lo abbiamo fatto facendo percepire il valore etico e sociale del lavoro in Inail e puntando sull’orgoglio di partecipare a una missione molto importante per il Paese: migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro e contrastare il fenomeno degli infortuni. Inoltre, dobbiamo realizzare un ambiente di lavoro che, come affermato anche nel recente “G7 Lavoro”, rimuova gli ostacoli che le donne, nella loro diversità, incontrano nell’entrare, crescere e rimanere nel mondo del lavoro attraverso l’adozione di misure concrete che colmino le differenze retributive legate al genere, affrontino ogni forma di molestia e di violenza, creino un migliore equilibrio tra il lavoro e le altre esigenze della vita privata.

Nella campagna di reclutamento per l’assunzione di mille dipendenti Inail, attraverso una campagna social ”Costruiamo insieme un lavoro sicuro”, abbiamo fatto conoscere le opportunità di lavoro offerte dall’Istituto

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