Nel 2021 Teha, The European House – Ambrosetti, ha fondato il think tank “Verso Sud: la strategia europea per una nuova stagione geopolitica, economica e socio-culturale del Mediterraneo“, una piattaforma pubblico-privata a carattere internazionale che ha la finalità di riunire imprese, Istituzioni e rappresentanti dell’accademia e della ricerca, per costruire, valorizzare e comunicare una nuova idea di Sud e di Paese, fortemente proiettata sul Mediterraneo.
La scelta del Mediterraneo come area di studio da porre alla base della progettazione dell’agenda del Sud Italia potrebbe risultare scontata ma, mai come oggi, in una fase in cui cresce il senso di ansia e incertezza sul futuro, riteniamo che il nostro Paese (puntando sul Sud) possa efficacemente ricostruire il proprio ruolo di forza geopolitica, economica e socio-culturale trainante in questa grande macro-regione: 45 Paesi che generano 13 trilioni di dollari di Pil e accolgono al loro interno 1,3 miliardi di abitanti, pari rispettivamente al 12,8% e al 16,0% del totale mondiale[1].
Negli ultimi due anni l’attenzione del sistema-Italia verso la macroregione mediterranea è cresciuta, con la moltiplicazione di iniziative, a carattere pubblico-privato, che si prefiggono di animare il dibattito sul ruolo che il nostro Paese può e deve avere in questa geografia, facendo emergere proposte concrete di cooperazione e sviluppo. Il principale merito di “Verso Sud” è stato coinvolgere attivamente, in questa discussione, le imprese (nazionali e internazionali) dando loro un ruolo di responsabilità, partecipazione e contribuzione che, a nostro parere, rappresenta la forza di questo progetto. Inoltre, in questo percorso, non abbiamo lasciato spazio alla visione di un Sud Italia “arreso” e “vittima”, dando invece spazio alle energie positive e alle proposte più ambiziose per il suo rilancio e promuovendo una maggiore coesione di intenti tra istituzioni, a tutti i livelli, imprese e parti sociali.
Negli ultimi due anni l’attenzione del sistema Italia verso la macroregione mediterranea è cresciuta, con la moltiplicazione di iniziative, a carattere pubblico-privato
Proprio il capitale umano è uno dei temi di focalizzazione del progetto Verso Sud perché traina la crescita sociale ed economica del Paese nel suo complesso. Le competenze, le conoscenze e la creatività delle persone sono gli elementi trainanti di un’economia dinamica e di una società progressiva. Investire nel capitale umano non solo migliora le opportunità individuali, ma contribuisce anche a una maggiore produttività, innovazione e competitività a livello nazionale.
Tuttavia, un ambito in cui da sempre si guarda al Sud Italia con rassegnazione è proprio quello del capitale umano. Il Sud, infatti:
- presenta un tasso di dispersione scolastica nettamente superiore alla media del resto del Paese (12,1% Sud vs 11,5% Italia);
- ha ancora un numero di Neet (giovani che non studiano, non lavorano e non si formano) preoccupante, pari al 24,9% nella fascia dai 15 ai 34 anni (seppur in diminuzione di 2,7 p.p. nel 2023 rispetto al 2022);
- ha un tasso di emigrazione degli studenti che rappresenta una vera piaga sociale (ogni anno circa 30.000 giovani tra i 25 e i 34 anni lasciano il Sud[2]).
Questo fenomeno può essere attribuito a diversi fattori interconnessi come le disuguaglianze socioeconomiche, diffuse nel contesto meridionale, e gli investimenti sottodimensionati nella infrastrutturazione sociale del territorio. Non a caso, il Pnrr, ha previsto un vincolo del 40% delle risorse economiche nelle Regioni del Sud.
Il Mezzogiorno ha un tasso di emigrazione degli studenti che rappresenta una vera piaga sociale. Ogni anno se ne vanno circa 30 mila giovani tra i 25 e i 34 anni
Questa fotografia, molto fragile, va letta congiuntamente alle tendenze demografiche e del mercato del lavoro in corso.
Nel contesto demografico, nell’area del Mediterraneo allargato si prevede un aumento della popolazione del +16,7% entro il 2035, portandola a 1,5 miliardi di persone. Al contrario, l’Italia sta vivendo un declino demografico significativo, con previsioni che indicano una perdita del 4,4% della popolazione entro il 2035, portando il numero di abitanti a 56,4 milioni[3].
Se invece si analizza il contesto del mercato del lavoro, quello che emerge è una richiesta crescente di competenze, da parte delle imprese, cui il sistema della formazione non riesce a far fronte: nel 2023 il 45% delle entrate di lavoratori previste dalle imprese, corrispondente a 2,5 milioni di individui, è risultato di difficile reperimento, con picchi riscontrati soprattutto nel settore degli operai specializzati (60,3%) e delle professioni tecniche (52,3%).
Lo skill mismatch, ad oggi, costa alle imprese italiane un mancato valore aggiunto di 45,9 miliardi. Ad influire sono specialmente le imprese del Sud Italia, dove è marcata la carenza di professioni specializzate soprattutto in ambito Stem[4].
In questo contesto, l’immigrazione non è ancora considerata un’opportunità per il nostro Paese: attualmente, l’Italia attrae prevalentemente manodopera a bassa qualifica, con solo il 12,2% degli immigrati lavoratori in possesso di competenze elevate, rispetto al 21della Spagna (best performer tra i Big-4 europei).
Inoltre, nel periodo compreso tra il 2016 e il 2022, l’Ue ha rilasciato in media 44,1 permessi di soggiorno per ogni 1.000 abitanti, mentre l’Italia si è fermata a circa la metà di questo valore (24,5 permessi ogni 1.000 abitanti). Questo gap è ancora più amplificato al Sud: mentre il Nord registra circa 3 milioni di residenti stranieri e il Centro ne conta 1,2 milioni, il Sud Italia si ferma a 0,8 milioni (16,3% del totale).
A questa carenza di lavoratori mira a rispondere, in parte, la creazione degli Istituti tecnici superiori (ITS). Gli Its, con circa 25 mila studenti coinvolti su tutto il territorio nazionale, forniscono competenze tecniche specializzate e immediatamente applicabili nel contesto lavorativo. Tali percorsi, potenziati dal recente decreto del Governo sulle Its Academy, hanno un approccio “job oriented” e mirano a offrire una formazione tecnica di alto livello in risposta diretta alle esigenze del mercato e con il potenziale di ridurre lo skill mismatch. Tuttavia, il 33% dei percorsi Its nel Sud è classificato come problematico, in marcato contrasto rispetto al Nord e al Centro del Paese.
È evidente che affrontare questa sfida richiede un impegno maggiore, come dimostrano recenti iniziative di alcune aziende private. La soluzione al rilancio del Mezzogiorno, puntando sulla formazione e sul capitale umano, non è dunque a portata di mano ma, nella prospettiva di “Verso Sud”, la cooperazione intra-mediterranea rimane una strada da percorrere, a rafforzamento del capitale giovanile territoriale, che esiste: Campania, Sicilia, Puglia, Calabria sono tra le Regioni che registrano un’incidenza di giovani sulla popolazione tra i 15 e i 29 anni maggiore rispetto alla media nazionale (15,0%).
Le prime a dover e poter partecipare a un percorso di cooperazione mediterranea sui temi della formazione e della chiusura dello skill mismatch sono le università: l’Italia è, infatti, al 12° posto nella classifica dei primi 15 Paesi di destinazione degli universitari dei Paesi del Mediterraneo, nonostante la sua prossimità geografica. Inoltre, emergono criticità che riguardano specificatamente le università del Sud Italia: dei 18,7 mila studenti che scelgono l’Italia come destinazione universitaria, solo 3 mila scelgono di studiare in università del Sud.
Dei 18,7 mila studenti che scelgono l’Italia come destinazione universitaria, solo 3 mila scelgono di studiare in università del Sud
Per questo motivo, a Sorrento, i prossimi 17 e 18 maggio, presenteremo la nostra proposta di creazione di una Academy Mediterranea, con base nel Mezzogiorno e concepita come un polo di eccellenza che coinvolga attivamente università e imprese italiane e dei Paesi del Mediterraneo. L’obiettivo primario di questa iniziativa è quello di facilitare lo scambio di conoscenze e l’arricchimento reciproco tra le istituzioni educative e il settore privato. Nella discussione, come sempre, coinvolgeremo le imprese e molte istituzioni internazionali, tra cui l’Unione per il Mediterraneo, chiamate a darsi un crescente ruolo di responsabilità e proposizione.
[1] Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Unesco, World Bank, Fmi e Istat, 2024.
[2] Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Istat, 2024.
[3] Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati UNESCO, World Bank, Fmi e Istat, 2024.
[4] Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Unioncamere – Anpal, Sistema Informativo Excelsior, 2024.