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Leader a tutto tondo

Circular economy manager è un title sempre più in uso nei biglietti da visita. Ma su LinkedIn si trovano ancora pochi esperti con questa job description. Come si sta sviluppando la nuova figura manageriale e dove cercarla

L’economia circolare è sempre di più un mega – trend globale. Da un lato l’urgenza di decarbonizzare l’economia, resa necessaria da un modello produttivo ed energetico che non ha mai fatto i conti con le sue esternalità negative, dall’altro la necessità di rendere resiliente la supply chain in un mondo in cui le risorse sono più scarse ed esposte a trade wars (il commercio di rifiuti con lo stop della Cina è una delle vittime più recenti) stanno spingendo sempre più verso un’economia basata sul paradigma estrai – produci – consuma – dismetti, in ottica di crescita globale.

Si rende necessario introdurre nel mondo industriale in ogni settore merceologico – non importa se building o manifatturiero, agroalimentare o erogazione di servizi – un modello di economia circolare che spinga sull’efficienza delle risorse, sul riuso, sul remanufacturing, sul prodotto – come – servizio, sulla durabilità dei prodotti, sul riciclo. La sola sostenibilità diventa un concetto troppo astratto di fronte ai dettami che sta assumendo l’economia circolare, visione complessa e strategica di un nuovo modo di fare impresa.

Applicare l’economia circolare (di seguito, CE) costituisce oggi un vantaggio strategico, in particolar modo in Europa, in cui la Commissione europea l’ha chiaramente indicata come un pilastro dello sviluppo economico. Bruxelles stima che la CE possa creare 580 mila posti di lavoro entro il 2030; e la completa implementazione delle misure per la gestione dei rifiuti potrebbe aggiungere 170 mila posti di lavoro entro il 2035. Il pacchetto CE e Circular economy action (Piano di azione per l’economia circolare) mostra come anche gli investimenti e i fondi strutturali e di sviluppo (Horizon2020 e Life) siano sempre più orientati in favore di progetti circular. Quindi posti di lavoro e risorse economiche. Non è un caso che Banca Intesa abbia creato un plafond apposito da 5 miliardi di euro per le imprese che applicano l’economia circolare, mentre  la Bei sta orientando sempre di più i suoi prestiti in quest’ottica. Certo non è ancora chiaro quali tipologie di posti di lavoro questa rivoluzione creerà. Tanti saranno posti da riempire con chi ha perso un lavoro legato all’economia lineare.

Bruxelles stima che i nuovi posti di lavoro legati all’economia circolare saranno circa 580 mila entro il 2030

Secondo Henning Wilts, capo dell’unità di ricerca sull’economia circolare al Wuppertal Institute for climate, environment and energy, una fetta dei lavoratori nei settori dell’estrazione di materie prime e della loro lavorazione sarà ricollocata nella gestione dei rifiuti e nei servizi. «Se si ricicla di più, ci saranno meno posti di lavoro nei settori delle materie prime», commenta Wilts. «Tante persone dovranno trovare un nuovo lavoro e dovranno passare dal settore primario a modelli più circolari». Esiste però una nuova figura che sta emergendo. Recentemente, visitando Circularity19, la prima grande kermesse industriale sul tema economia circolare negli Usa, organizzata da GreenBiz, molti dei biglietti da visita raccolti – usanza poco circolare, ma che perdura – riportavano come titolo “Circular economy manager”. Oppure CE&SR manager (circular & social responsibility). Altre declinazioni includevano Circular economy expert & Consultant e persino un Circular economy guru. Però i loghi sui biglietti raccolti a Minneapolis non erano quelli di oscure società green gestite da ex-hippies. Google, Lockheed Martin, CocaCoca, AbInBev, sono solo alcuni dei brand di circular economy manager incontrati a Circularity19. Le grandi corporation hanno colto l’opportunità e stanno allocando risorse umane allo scopo. Tanti intervistati hanno ribadito che c’è un grande interesse per questo tipo di figura professionale ma non sempre sono manager facili da trovare. Cercando in LinkedIn si trovano pochi esperti disponibili con questa job description. E non è detto che chi sfavilli il titolo sulla sua business card abbia davvero le competenze idonee. In molti casi sono CSR manager tradizionali che si sono riciclati velocemente come circular manager.

Secondo alcuni studiosi, una fetta dei lavoratori nei settori dell’estrazione di materie prime sarà ricollocata nella gestione dei rifiuti e nei servizi

Per essere CE manager oggi non mancano corsi e opportunità. Secondo i vari intervistati, le competenze sono numerose: mappare i flussi di materia, in entrata e uscita, revisionare i processi interni, le attività aziendali, il marketing e la distribuzione tenendo sempre a mente i principi circolari, adottare pratiche di circular procurement, andando quindi a chiedere ai fornitori di perseguire determinati obiettivi di riciclo, riuso, impiego di biomateriali o riciclati, ecc. (pena la perdita del contratto di fornitura), innovare tramite start up, seguendo il lavoro di incubatori come Progetto manifattura o Cariplo factory in Italia.

Dal lato del business model è importante rivedere i modelli di vendita e le prestazioni dei prodotti, valutare in ottica di resilienza le supply chain di materie prime più vulnerabili, ripensare il design di prodotti e servizi perché servano a inglobare concetti come life-extension, prodotto – come –  servizio, massima riciclabilità, low emission. Infine sono importanti Kpi e misurazione dell’indice di circolarità dell’offerta dell’impresa e fare Life Cycle assessment esteri e omnicomprensivi. Secondo Kate Brandt, Google Sustainability officer, c’è anche un grande tema sul ruolo dei big data nella gestione circular dell’impresa. «Il rifiuto è un problema di dati. Noi lavoriamo perché Google diventi circolare in un sistema che deve essere interamente riconfigurato, dove ogni scarto è risorsa e dove con i dati possiamo massimizzare il riuso di risorse finite», spiega la Brandt, indicando questa via anche per altre imprese.  «L’intelligenza artificiale avrà un ruolo fondamentale nella transizione per la circular economy per tante realtà industriali». E questo apre nuovi scenari anche per i professionisti dell’informatica e systemic design. Esperti di block chain, reverse logisitic engineering, circular designer: tante saranno le altre nuove professioni legate al boom della circular. Ma per formare veri professionisti servirà ancora molto tempo.

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