Italiani in mostra

Non se ne parla abbastanza, ma tanti sono gli italiani che ricoprono ruoli manageriali nelle istituzioni culturali più prestigiose del pianeta. Conosciamoli in questo viaggio ideale da un capo all’altro del mondo

Da Londra a New York, dall’estremo Oriente al Sud America. Curatori, direttori e professionisti di ogni tipo contesi e considerati. Se l’Italia si accapiglia ancora sull’apertura ai direttori di museo stranieri voluta dalla riforma Franceschini, molto meno notizia sembrano fare gli italiani che vanno all’estero per ricoprire ruoli manageriali in alcune delle istituzioni culturali più prestigiose al mondo. Giovani con curricula importanti e valigie sempre pronte che portano all’estero la bandiera di un “made in Italy” intellettuale che, in fatto di arte e cultura, continua a rappresentare un valore aggiunto universalmente riconosciuto.

“Big Little Italy” negli Stati Uniti

Fra i nomi più noti quello di Massimiliano Gioni, critico d’arte quarantaseienne che dal 2003 è direttore artistico della Fondazione Trussardi di Milano. Per la stampa specializzata è l’italiano più influente nel mondo dell’arte contemporanea, il quindicesimo più potente del settore secondo ArtReview che nel 2017 l’ha inserito nella sua classifica Power100. Dal 2007 è direttore associato del New Museum of Contemporary Art di New York dopo aver guidato le Biennali di Berlino, Gwangju, San Sebastian, Lione, Sydney e Venezia di cui è stato direttore nel 2013. Con lui nella “Grande Mela” anche la sua compagna Cecilia Alemani, inserita all’ottantaduesimo posto nella graduatoria delle cento persone più influenti nel club dell’arte contemporanea e dal 2011 direttrice artistica dell’High Line Art di New York dopo aver curato, fra le altre cose, l’allestimento del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia.

Ma nella lista delle cento persone più potenti del mondo dell’arte di ArtReview ha trovato spazio anche Paola Antonelli, designer e architetto che dopo aver curato mostre in tutto il mondo nel 1994 è entrata al MoMA di New York salendo tutti i gradini del cursus honorum fino ad essere nominata nel 2007 “senior curator”. Lavora invece al Metropolitan Museum of Art di New York il professor Marco Leona che ha fondato e dirige il dipartimento di ricerca del prestigioso museo. Sua, in pratica, la supervisione di tutte le verifiche di autenticità e determinazione della provenienza del bene artistico per l’acquisizione, per la consulenza scientifica per il trattamento conservativo, il monitoraggio ambientale e la ricerca tecnica del Met.

Sulla East Coast, troviamo Davide Gasparotto, responsabile dipinti del Getty Museum di Los Angeles. È invece tornato in Italia dopo dieci anni a Chicago come “senior curator” al Museum of Contemporary Art, Francesco Bonami che ha anche curato nel 2010 la Biennale del Whitney Museum of American Art di New York.

Giovani con curricula importanti e valigie sempre pronte portano all’estero un “made in Italy” che in fatto di arte e cultura rappresenta un valore aggiunto universalmente riconosciuto

Europa tricolore

Lunghissima, però, è anche la lista dei professionisti italiani con ruoli di prestigio nelle istituzioni culturali europee. A partire da Roberto Contini che dal 2000 è curatore della Gemäldegalerie di Berlino. Lavora invece alla Kunsthalle di Vienna come curatore Luca Lo Pinto mentre, sempre nella capitale austriaca, Mario Codognato è stato direttore della collezione d’arte contemporanea del Belvedere e curatore capo del “21er Haus”. Vive invece fra l’Italia e l’Olanda Lorenzo Benedetti, romano classe 1972, che ad Amsterdam ha diretto il De Appel Arts Centre dopo aver guidato per sei anni il De Vleeshal Art Centre di Middelburg. Nel 2013, poi, Benedetti ha curato il padiglione olandese alla Biennale di Venezia. Nome di peso nel Paese dei tulipani anche quello di Francesco Stocchi, primo non olandese a ricoprire la carica di curatore per l’arte moderna e contemporanea del Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam.

Incarichi prestigiosi, ma in Francia, anche per Chiara Parisi, per cinque anni direttrice dei programmi culturali della “Monnaie de Paris”, la zecca di stato francese. Storica dell’arte, Parisi è stata dal 2000 curatrice all’Accademia di Francia, con il ciclo di mostre “La Folie de la Villa Médicis”, e ha diretto il Centre international d’art et du paysage de l’île de Vassivière in Francia. Passando in Svizzera, invece, dal 2012 Andrea Bellini è direttore del Centro d’Arte contemporanea di Ginevra. Passaporto inglese ma dna e studi italiani per Gabriele Finaldi che dall’agosto del 2015 dirige la National Gallery di Londra. Curatore della pittura italiana e spagnola per il museo londinese dal 1992, nel 2002 è stato chiamato al Prado di Madrid come responsabile delle collezioni, dei progetti di ricerca, delle esposizioni e del restauro. Suo, nel 2007, il coordinamento dell’espansione del museo della capitale spagnola. “L’uomo che ha reinventato il Prado”, lo hanno definito i media iberici. A Londra, nel dicembre del 2017 la giovanissima Caterina Avataneo è stata insignita con il Neon Curatorial Award, prestigioso premio internazionale annuale istituito nel 2012 dalla Whitechapel Gallery di Londra assieme a Neon, organizzazione non profit greca.

Oriente, Sud America e Australia

Dalla vecchia Europa all’Est. Sembra il racconto della storia professionale recente di Francesco Manacorda, critico e curatore piemontese classe 1974, che è stato dal 2011 direttore artistico della Tate Liverpool dopo aver lavorato come curatore per la Barbican Art Gallery. Nel 2017 Manacorda è volato a Mosca dove è stato nominato direttore della V-A-C Foundation mentre l’anno successivo ha ricevuto l’incarico di co-curatore – assieme alla taiwanese Mali Wu – della Taipei Biennial 2018. Passando invece al Sud America spicca il nome di Jacopo Crivelli Visconti che nel gennaio scorso è stato scelto come curatore della trentaquattresima Biennale di San Paolo, uno degli eventi culturali più importanti del continente. Membro della Fondazione Biennale dal 2001 al 2009, il critico di origini napoletane è stato anche curatore della delegazione brasiliana alla cinquantaduesima Biennale di Venezia.

È ormai di casa in Australia Eugenio Viola che dopo aver curato il Padiglione dell’Estonia alla Biennale di Venezia nel 2017 è stato nominato senior curator del Pica di Perth. Due anni più tardi nuova avventura internazionale per Viola con l’incarico di nuovo “Chief Curator” del Mambo di Bogotá.

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