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È questione di benessere

Decifrare le richieste che emergono dal mondo del lavoro per far stare bene le persone, in ufficio come nella vita privata. Ne va della crescita sostenibile del Paese

2023, un anno apparentemente interlocutorio, ma nei fatti decisivo.

Partito, infatti, sotto gli auspici che il Pil nazionale risenta degli effetti delle crisi in misura un po’ più lieve rispetto ad alcune previsioni del 2022, si affaccia alla primavera con l’obiettivo di stimolare la ripresa, attraverso le missioni del Pnrr, certamente, ma anche in forza di un rilanciato protagonismo del sistema produttivo.

A cominciare dall’articolata fase di trattative che prenderà il via quest’anno per il rinnovo del Ccnl nazionale, che interessa la categoria di dirigenti da noi rappresentata. Parliamo del nostro documento-guida, che dovrà riflettere e interpretare le diverse istanze dettate oggi dalla “nuova normalità” delineata dalla gestione dell’emergenza pandemica.

Il Paese ha dovuto, in tempi rapidissimi e laddove possibile, riconvertire le attività professionali in diverse forme di lavoro a distanza, non sempre qualificabili come smart working, ed è cresciuta l’attenzione verso un fattore considerato, ancor più oggi, imprescindibile: il benessere del lavoratore, dentro e fuori il luogo di lavoro.

È quanto emerge da una qualificata indagine che abbiamo recentemente condotto con il Fasi, Fondo di assistenza sanitaria integrativa per i dirigenti di aziende produttrici di beni e servizi.

Gli oltre 2.900 manager intervistati hanno rilevato, nell’ultimo triennio, innovazioni aziendali che, per il 71% dei casi, riguardano benefici verso i dipendenti.

Benefici determinati dall’adozione di modelli organizzativi nuovi, che guardano a quella visione di agile management da noi convintamente promossa.

È questa la via per generare quel “benessere organizzativo” da porre a fondamento di una crescita aziendale sostenibile e che per i manager intervistati dipende, in un range da 1 a 10, da alcuni fattori precisi: stile di leadership (8,5), welfare aziendale (7,5), modello organizzativo adottato (7,4) e senso attribuito al proprio lavoro, inteso anche come utilità sociale e condivisione dei valori aziendali (7).

La lungimiranza è da sempre uno dei tratti distintivi della nostra categoria e un dato, in particolare, lo dimostra: per i manager è infatti pari addirittura a 8,2 il valore da attribuire alla presenza di coperture sanitarie, previdenziali, assicurative quali componenti del benessere lavorativo.

Perché il lavoro è una parte fondamentale della vita, ma oltre a essere sicuro deve sapere dare sicurezze. E deve inoltre essere armonizzato con ciò che, con una certa superficialità, viene troppo spesso definito “il resto della vita”.

Ebbene, quel “resto” sono i pilastri della nostra esistenza, come segnalano fenomeni allarmanti quali le, ormai note, “Grandi dimissioni”.

Il lavoro sta cambiando e noi sapremo guidare il cambiamento.

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