Largo alla formazione!

Vogliamo che l’Italia raggiunga gli orizzonti di crescita tracciati dagli impegni nazionali e internazionali? Ripartiamo dalla scuola, in cui alunni e professori dovranno essere pionieri del cambiamento

La parola transizione è ormai un pilastro nel nostro vocabolario e nelle nostre vite. Guardare le etimologie aiuta sempre e in questo caso particolare può essere illuminante: transire è un verbo che ha tante sfumature quante una creatura mitologica.

Vuol dire passare, attraversare e anche trasformare e trasformarsi. La transizione è movimento, processo indispensabile per arrivare a un cambiamento di un modello. Il concetto stesso di transizione sta subendo un cambiamento: se pensiamo alla doppia transizione digitale ed ecologica, su cui il Paese è impegnato, ha cambiato i suoi connotati con la pandemia prima (il mondo della scuola ha sperimentato immediatamente la necessità di un cambiamento importante nel mondo digitale) e con lo scoppio della guerra in Ucraina poi (lavorare sulle fonti energetiche rinnovabili ora è necessario, non più solo utile). E ogni cambiamento cammina, innanzitutto, sulle gambe dei giovani.

Certo le analisi documentate dell’economista Andrea Gavosto mettono a nudo la profonda crisi dell’istruzione in Italia. Uno dei punti più dolenti (insieme al tema delle diseguaglianze e delle disparità di genere) mostra che un maturando su due «non possiede un bagaglio di conoscenze e competenze che gli consenta non solo di trovare un lavoro soddisfacente ma di essere un cittadino che capisca e partecipi alla vita di una comunità» (da “La scuola bloccata”, Laterza). Un dato decisamente sconfortante. In una fase di emergenza come quella che stiamo vivendo, la scuola affronta il suo esame di maturità: le occorre uno scatto di orgoglio da mettere in campo insieme ai fondi a lei destinati del Pnrr. Per puntare sulla caparbietà dei giovani, titaniche forze rinnovabili del nostro Paese, occorre avere gli strumenti adeguati.

A proposito di titani, ce ne fu uno, Prometeo, che dopo aver rubato il fuoco per regalarlo a noi, ci ha anche regalato tutte le téchnai. Astronomia, scrittura e numeri, metallurgia e medicina sono tutte tecniche che Prometeo ci ha insegnato, una splendida dichiarazione d’amore per noi esseri umani.

Sta a noi riuscire a sostenerla. Dal punto di vista umano. E la scuola è e deve restare il luogo della costruzione dell’essere umano attraverso ciò che impara e gli lascia un segno.

Iniziamo a investire su “professori professionisti” per cui strutturare, una volta per tutte, una formazione lontana da meccanici quiz e vicina alla loro valorizzazione umana e culturale.

Iniziamo a investire su “professori professionisti” per cui strutturare una formazione lontana da meccanici quiz e vicina alla loro valorizzazione umana e culturale

È il momento giusto per mettere in campo entusiasmo, passione e competenza. E nell’ottica della formazione delle competenze indispensabili per rispondere alla doppia transizione di cui sopra, nel prossimo anno scolastico verrà inaugurato un liceo ad hoc, di quattro anni, per la Transizione ecologica e digitale (Ted). È un percorso sperimentale a cui hanno per ora aderito una trentina di scuole in Italia: l’importante è cominciare e farlo il meglio possibile. Immaginiamo la sfida di giovani alunni e professori che faranno da pionieri verso un cambiamento: di mentalità e competenze. Fortemente improntato sulle materie Stem (Science, technology, engineering, mathematics).

È sulle competenze scientifiche, in campo nella scuola italiana in generale, che è importante formare le competenze delle giovani e i giovani del futuro. Ma le téchnai di Prometeo, per essere visionarie e competitive, hanno sempre bisogno dell’umanità di chi le dirige.

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