Un Paese moderno

La ripresa passa da un’effettiva semplificazione amministrativa. Dove intervenire? Progetto Manager lo ha chiesto a Sergio De Felice, presidente di sezione del Consiglio di Stato

Si discute spesso di un’Italia impantanata nella burocrazia, ma, per avere una vera semplificazione amministrativa, occorre innanzitutto che siano semplificate le norme.

Se è necessario attendere i tempi giusti perché siano realizzate le riforme di sistema, è vero che gli operatori e gli esperti conoscono molto bene i deficit dei vari settori su cui da tempo si discute: penso al testo unico dell’edilizia, che deve essere rivisitato ab initio; penso anche al tema delle compensazioni con il fisco, e ad altri settori nei quali è doveroso intervenire per apportare benefici anche sotto il profilo della comprensibilità per cittadini e imprese.

Procedimenti amministrativi e autorizzatori

In relazione ai procedimenti amministrativi, troppa attenzione si pone al codice dei contratti, che riguarda solo alcune delle attività necessarie e propedeutiche a realizzare le cose; altrettanta, se non maggiore, attenzione deve essere rivolta ai procedimenti autorizzatori, in senso lato, di rimozione dei limiti.

Tra i procedimenti autorizzatori voglio menzionare quelli relativi alla realizzazione delle opere (tra i quali vanno compresi innanzitutto la valutazione di impatto ambientale (Via), il parere delle autorità paesaggistiche, storiche, artistiche, archeologiche, sismiche, idrogeologiche e così via), quelli per le realizzazioni ad opera di privati (l’edilizia) e quelli relativi allo svolgimento di attività economiche.

Va capovolto il principio tratto dall’articolo 41 della Costituzione e cioè che tutto deve intendersi permesso, salve le limitazioni dovute a superiori esigenze di carattere sociale (sanità, sicurezza, paesaggio, ambiente).

Ma questo è da considerare solo come un super principio.

Va ribaltato il principio costituzionale dell’articolo 41: cioè, tutto deve intendersi permesso, salve le superiori esigenze di carattere sociale

Tuttavia, non basta intervenire sui singoli procedimenti, o forse neanche sulla legge generale del procedimento, ma occorre porre mano alla governance, ai diversi livelli di governo con competenze separate e non integrate, allo scontro istituzionale sui diversi punti di vista, scontro instaurato a volte anche in via contenziosa o politica.

Occorre introdurre meccanismi di avocazione o di chiusura dei procedimenti nei casi di dissenso, facendo valere la clausola di salvezza dell’interesse nazionale o superiore (articolo 120 della Costituzione).

Nei procedimenti di valutazione di impatto ambientale serve:

  • distinguere tra l’indirizzo e la gestione;
  • distinguere tra la valutazione ambientale e gli interessi paesistici, ma se del caso integrarli;
  • aumentare le competenze delle Regioni per le opere minori e non di interesse strategico;
  • aumentare i doveri del proponente nella redazione del progetto, con progetti che non siano destinati a molteplici prescrizioni da ottemperare.

Soprintendenze

Se si intende davvero parlare della creazione di una super Soprintendenza speciale, occorre in serie:

  • la copianificazione paesaggistica, per conoscere, fotografare, rendere omogenei e certi (e anche togliere) i vincoli nelle varie materie (artistiche, paesaggistiche, storico-artistiche);
  • la vestizione dei vincoli, spesso nati per legge o per atto amministrativo nei decenni precedenti, senza alcuna specificazione, sicché il parametro della discrezionalità tecnica è spesso troppo vasto, tanto da ridondare, secondo talune critiche, nell’arbitrio.

Soprattutto, nelle valutazioni ambientali o paesaggistiche, è necessaria la piena affermazione di una cultura integrata dell’ambiente e del paesaggio e serve sperare in una vera e progressista cultura ecologica e di tutela di tali beni, nell’interesse delle future generazioni. Non bisogna correre il rischio di condannare un paese bello e fragile, come il nostro, alla “mummificazione”, ma occorre coltivare ambizioni da paese moderno, leader anche nella architettura moderna, caso mai pensando di impegnare professionisti e università in scuole moderne di preparazione dei progetti.

Conseguenzialmente, i vari settori dell’impresa e della società debbono crescere nella cultura della democrazia ambientale, della corretta informazione del bene maggiore e del male minore, della bontà dei progetti da parte dei presentatori di progetto, al fine di limitare contenziosi e contestazioni che si rivelano a volte strumentali.

Edilizia

Per quanto riguarda il campo della edilizia, occorrerebbe invece:

  • un nuovo testo unico, con controlli da effettuare più ex post che ex ante, sotto un’adeguata assunzione di responsabilità;
  • una semplificazione, anche nominale, dei diversi titoli edilizi;
  • una maggiore fiducia nella imprenditoria privata su piani di recupero;
  • una tolleranza zero e un maggiore controllo sugli abusi futuri con i mezzi che l’intelligenza artificiale è in grado oggi di offrire;
  • una definizione vera delle pendenze dei tre diversi condoni nel tempo;
  • un inasprimento delle sanzioni amministrative per gli abusi eclatanti commessi in spregio al bene pubblico;
  • una edificabilità nuova con ulteriore consumo di suolo d’ora in poi intesa come bene comune, soltanto a favore delle future generazioni.
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