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Comunità energetiche, tra passato e futuro

Nella nostra storia esistono esempi virtuosi basati su gestione collettiva delle risorse e sostenibilità ambientale. Esperienze tornate d’attualità grazie all’impulso della normativa europea

Quando si parla di energia, l’Italia è protagonista per vocazione.

Le nostre eccellenze nell’ambito della ricerca e dell’industria di settore sono frutto di una storia consolidata, per cui possiamo proiettarci verso il futuro con un certo ottimismo, consapevoli della tradizione che rappresentiamo.

Il tema delle Comunità energetiche è oggi all’attenzione della politica e dei media, perché esse potranno costituire un tassello importante nel mosaico della transizione green a cui il Paese sta lavorando. Saranno supportate dal nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e rappresentano un caso paradigmatico di benefica sinergia tra dimensione local, in cui possono trovare crescente applicazione, e prospettive global di tutela del pianeta.

Noi partiamo da esperienze passate che ci hanno già dimostrato i vantaggi di un modello fatto di produzione energetica sostenibile e ricadute socioeconomiche positive per i territori di riferimento. Le prime espressioni risalgono all’inizio del secolo scorso e sono note come cooperative elettriche storiche. È questa la denominazione, ad esempio, che Arera ha riconosciuto al Consorzio elettrico industriale di Stenico (Ceis), costituito nel 1905 a Tavodo in Trentino: oltre 115 anni di attività in cui sono state poste le basi di un presente che parla di energia prodotta interamente da fonti rinnovabili, idroelettrico e fotovoltaico, e distribuita sul territorio con attenzione agli aspetti dell’efficienza e della salvaguardia ambientale.

È da best practice come questa che si può partire con fiducia per lo sviluppo di realtà che mettano al centro la condivisione dell’energia, con l’obiettivo di soddisfare le esigenze di approvvigionamento e di favorire i processi di distribuzione, avvalendosi delle nuove possibilità offerte dalla tecnologia.

Naturalmente, per fare in modo che il nuovo modello delle Comunità energetiche si affermi in Italia come in altri paesi esteri, c’è bisogno di managerialità. Nella visione, nella programmazione e nella gestione delle risorse che serviranno a realizzare gli interventi necessari. L’energia ha bisogno di manager, ed è sempre stato così, come dimostrano le tante figure di primo piano nel management di settore.

È un concetto importante, che ribadiremo il 20 maggio prossimo quando presenteremo alla politica e al mondo dell’impresa il rapporto realizzato insieme all’Associazione italiana economisti dell’energia (Aiee), dedicato proprio al tema delle Comunità energetiche. Uno studio approfondito che ripercorre la normativa di riferimento, nazionale ed europee, e le caratteristiche tecnico-organizzative delle Comunità, evidenziando i tanti benefici in termini economici, ambientali e occupazionali per i cittadini. Sono loro, siamo tutti noi, gli attori principali di un deciso cambio di rotta che aiuti le nuove generazioni a vivere in un futuro sostenibile.

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