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Condivisione energetica

Le esperienze che stanno nascendo sui territori prospettano un futuro in rampa di lancio per le Comunità energetiche: fenomeno emergente di rinnovamento sociale che ambisce a diventare modello

Sono già realtà progetti che ben si innestano nel contesto locale e che sono efficaci ed efficienti anche in relazione all’ottimale funzionamento di tutto il sistema di generazione, trasmissione e distribuzione di elettricità su scala nazionale.

Le tecnologie per la produzione e la distribuzione di energia su scala locale hanno raggiunto un livello di maturità̀ tale da allargare le opportunità di sviluppo delle Comunità energetiche; si tratta di un fenomeno emergente di rinnovamento sociale, basato su una rilevante innovazione tecnologico-organizzativa e di business, che offre l’opportunità agli attori locali di divenire protagonisti del sistema di produzione e consumo di elettricità.

La normativa europea e italiana

La determinazione delle caratteristiche delle organizzazioni che dovranno guidare queste iniziative ha avuto un passaggio fondamentale nella normativa europea nell’ambito del Clean Energy for all europeans package – la direttiva Rinnovabili (Red II) e la direttiva Mercato elettrico (Iem) – in cui sono state formalmente riconosciute e promosse a livello istituzionale. In particolare, la nuova direttiva europea 2018/2001 sulle fonti rinnovabili (Red II) ha infatti introdotto il concetto di renewable energy community (Rec), inquadrate come soggetti giuridici composti da un’aggregazione di utenze riconducibili a persone fisiche, Pmi o autorità locali che consumano l’energia prodotta da impianti rinnovabili ubicati negli stessi luoghi in cui viene consumata.

In Italia, il quadro regolativo di riferimento è la legge 8 approvata il 28 febbraio (convertendo il d.l. 162 del 30 dicembre 2019 “decreto Milleproroghe 2020”) che ha introdotto la possibilità di creare Comunità energetiche e attivare progetti di autoconsumo collettivo di energia da fonti rinnovabili (Fer). Integrato dalla delibera di Arera (delibera 4 agosto 2020 318/2020/R/eel) con cui di fatto si realizza la fattibilità normativa delle Comunità energetiche, distinta dall’autoconsumo collettivo e in rapporto al consumatore finale, integrati a loro volta dagli incentivi promulgati dal decreto Mise 16 settembre 2020 per le Comunità energetiche rinnovabili e l’autoconsumo.

Nel nostro Paese, l’esperienza delle Comunità energetiche è, dunque, in “rampa di lancio”, ma vi sono già alcune evidenze interessanti.

I progetti pilota

La Rse (Ricerca sul sistema energetico) ha effettuato una ricognizione di alcuni progetti pilota di Comunità energetiche e autoconsumo collettivo: in particolare, ha rilevato 9 casi pilota di autoconsumo collettivo e 6 progetti di Comunità energetiche. Si evidenzia, tra l’altro, la necessità di individuare dei “modelli” tipici che ben si innestino nel contesto locale e al tempo stesso siano efficaci ed efficienti anche in relazione all’ottimale funzionamento di tutto il sistema di generazione, trasmissione e distribuzione di elettricità su scala nazionale.

Rse (Ricerca sul sistema energetico) ha rilevato 9 casi pilota di autoconsumo collettivo e 6 progetti di Comunità energetiche

Un importante benchmark internazionale sul potenziale di queste iniziative è oggi visibile nel report prodotto dalla rete Rescoop, insieme con la Ngo “Friends of the earth Europe” ed Energy cities. Questo rapporto analizza 27 casi studio situati nel contesto europeo, incentrati sull’analisi delle dinamiche di gestione nella progettazione di partnership. Ancora, il rapporto di Legambiente 2020 “Comunità sostenibili” ha illustrato un panorama di diverse iniziative di Comunità energetiche. Alcune sono cooperative “storiche” che continuano a investire in innovazione e a trasformarsi con nuovi obiettivi, come E-Werk Prato, nel Comune di Prato allo Stelvio (Bz) che rappresenta una vera e propria multiutility di comunità con servizi che vanno dalla generazione elettrica fino alla rete di fibra ottica per wi-fi. La Acsm, che coinvolge il territorio delle Valli di Primiero e Vanoi in provincia di Trento in impianti idroelettrici, di teleriscaldamento a biomassa legnosa con accumulatori termici e fotovoltaici. La Comunità cooperativa di Melpignano che da 10 anni cura l’installazione la gestione di una rete di produzione di energia solare tramite pannelli fotovoltaici locati su edifici pubblici e privati, i cui ricavi sono stati utilizzati per investimenti in nuovi servizi locali come la rete di case dell’acqua.

Per il suo approccio fortemente sperimentale, è interessante il caso di Geco, progetto di gestione comunitaria delle risorse energetiche locali e scambio di energia per aumentare la sostenibilità distrettuale e ridurre la povertà energetica nel quartiere Pilastro di Bologna. Il progetto è stato sostenuto da Caab/Fico e dall’Agenzia locale di sviluppo Pilastro-Distretto Nord-Est, sotto il coordinamento di Aess (Agenzia per l’energia e lo sviluppo sostenibile), cofinanziato dal fondo europeo Eit Climate-Kic. Nello stesso progetto Enea sta sperimentando una piattaforma basata sulla blockchain per la gestione dei flussi elettrici, raccogliendo i dati tramite Itc per monitorare i comportamenti e promuovere una nuova consapevolezza nei consumi. Un altro progetto di grande interesse è quello di Self User, che coinvolge Enel X. Il progetto è situato nel comune di Scandiano su un modello di “sharing” energetico, ovvero un sistema collettivo di autoconsumo di energia in cui tutti nuclei familiari producono e si scambiano energia al loro interno, riducendo in questo modo i costi delle spese energetiche e l’impatto ambientale e climatico. Il progetto Self user rappresenta una sperimentazione particolarmente interessante perché promuove il modello del contatore condominiale, collegando a un unico punto di prelievo e consegna energetica (Pod) l’intero condominio e sviluppare all’interno del complesso una vera e propria collettività energetica che possa soddisfare buona parte del fabbisogno energetico dentro le mura domestiche. Per garantire, inoltre, l’equa ripartizione dell’energia e dei benefici dello sharing condominiale, sono stati già installati dei sistemi di misurazione per tutti i punti di prelievo e consegna energetica (Pod) del condominio.

Il progetto Self user rappresenta una sperimentazione particolare: promuove il modello del contatore condominiale, collegando le abitazioni a un unico punto di prelievo e consegna energetica (Pod)

Gli attori chiave

Osservando le Comunità energetiche sperimentate nel contesto italiano, le condizioni di fattibilità sembrano ineludibilmente dipendenti da un efficace legame con il contesto in cui queste iniziative insistono e gli attori chiave che ne sono parte. Il decreto Milleproroghe ha sottolineato come l’obiettivo delle associazioni deputate all’autoconsumo è difatti principalmente quello di fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità nei loro territori, e non solo ritorni finanziari agli investitori. Con queste prerogative, le Comunità energetiche dovranno infatti basarsi sulla “partecipazione aperta e volontaria effettivamente controllate da azionisti o membri che sono situati nelle vicinanze degli impianti di produzione detenuti dalla comunità di energia rinnovabile”. Gli azionisti o membri potranno essere persone fisiche, Pmi, enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, a condizione che, per le imprese private, la partecipazione alla Comunità di energia rinnovabile non costituisca l’attività commerciale e/o industriale principale.

Oltre alle iniziative di generazione elettrica, è utile tenere in considerazione quelle di efficienza energetica, di distribuzione intelligente, di teleriscaldamento fino alla gestione di sistemi di accumulo destinati alla mobilità elettrica. Una riflessione interessante su possibili modelli di business scalabili nel mercato della produzione distribuita è quella effettuata dall’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano che ha definito così l’Energy community developer: nuove Energy service company (ESCo) capaci di facilitare i progetti di Comunità energetiche fornendo servizi utili all’ingresso di queste iniziative nel mercato energetico. Si tratta di una figura che ricerca e aggrega i membri della Comunità energetiche, realizzando gli impianti fotovoltaici in partnership con soggetti specializzati e mettendo a disposizione le infrastrutture di misurazione.

Si tratta di un’area di business con notevole potenziale che, però, dovrà svilupparsi attraverso modalità che bilancino le criticità connesse alla sua integrazione nella rete del sistema di distribuzione e trasmissione nazionale.

Si dovrà tener conto degli oneri di rete che aggreveranno la necessità di adeguare il sistema di distribuzione e trasmissione da passivo ad attivo

In termini di costi, le Comunità energetiche e i sistemi di autoconsumo collettivo dovranno tener conto delle implicazioni in termini di oneri di rete che aggreveranno la necessità di adeguare l’attuale sistema di distribuzione e trasmissione da passivo ad attivo. Per diventare un attore significativo, le Comunità energetiche dovranno quindi saper interagire con una moltitudine di sistemi distribuiti realizzati con una “creatività progettuale” tarata su piccole comunità locali che dovrà però anche tener conto delle necessita di un sistema che deve garantire un’offerta efficace ed efficiente anche a molte altre tipologie di utenti. Un ulteriore fattore di complessità è la necessità di implementare una strategia integrata e adeguata in termini di promozione dei sistemi di accumulo e di controllo utile ad assicurare la tenuta dei sistemi nazionali. Infine, va considerato il nodo cruciale della sicurezza del sistema elettrico, sia a livello di sistema di difesa, sia nella fase di programmazione del servizio di dispacciamento.

L’autore ringrazia Luca Tricarico per l’importante supporto nella predisposizione di questo articolo

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