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Alta tecnologia per le patologie della terza età

La ricerca e l’utilizzo delle tecnologie più avanzate e la capacità di fornire servizi per la prevenzione e la cronicità sono le prossime frontiere del sistema sanitario

La sanità di domani avrà tra i suoi principali obiettivi quello di offrire una medicina sempre più personalizzata nella quale le tecnologie possano accrescere le possibilità di cura e al tempo stesso aiutare a mantenere sotto controllo i costi in capo al Servizio sanitario nazionale. È la curva demografica italiana a offrire una prospettiva certa: il tema della salute riguarderà sempre più persone e sempre più anziane, sparse su un territorio complesso, fatto di città ma anche di piccoli e piccolissimi comuni, dove i servizi dovranno arrivare il più possibile dentro le case dei pazienti. Le sfide che attendono l’organizzazione e l’assistenza sanitaria dei prossimi anni riguardano dunque da un lato la ricerca e l’utilizzo delle tecnologie più avanzate, dall’altro la capacità di fornire servizi per la prevenzione e la cronicità.

Si vive più a lungo, è noto, e anche per questo la sanità è chiamata a far vivere meglio le persone. I dati raccontano di un’Italia sempre più longeva: secondo l’Istat, nonostante lo spostamento in avanti dell’ingresso ufficiale nella “terza età”, nei prossimi anni assisteremo a una “esplosione” degli ultra 65enni che raggiungeranno i 20 milioni, e di essi ben 4 milioni avranno più di 85 anni. Se oggi sono 35 su cento gli anziani da assistere le previsioni indicano che nel 2050 arriveremo a 63 anziani su cento. E, nel complesso, tra circa dieci anni gli anziani disabili che necessiteranno di cure potrebbero toccare la cifra di 5 milioni, con una popolazione totale in progressiva diminuzione.

L’università Campus Bio-Medico di Roma, sin dalla sua nascita nel 1993, ha messo al centro della sua azione una particolare attenzione per le categorie più fragili e in particolare per gli anziani, sintetizzando la sua azione nel motto “la scienza per l’uomo”. Specialità come neurologia, fisioterapia, riabilitazione, protesica e oculistica messe a servizio delle fasce più elevate di età con l’obiettivo di fornire le cure più avanzate e un’assistenza di altissimo livello focalizzata sul benessere della persona, operano in stretto collegamento con le facoltà dipartimentali di ingegneria e medicina e chirurgia e i laboratori di ricerca attivi presso l’ateneo.

“La scienza per l’uomo” è il motto che l’università Campus Bio-Medico di Roma ha scelto per qualificare la sua azione a favore delle categorie più fragili, in particolare gli anziani

Tra le patologie che tradizionalmente coinvolgono i più anziani vanno certamente ricordate quelle legate alla vista. L’unità operativa complessa di oftalmologia del Policlinico universitario costituisce un chiaro esempio di questa stretta correlazione tra l’attività clinica e la ricerca scientifica. Le tecniche d’avanguardia proposte dall’equipe degli oculisti per la cura di patologie oculari come la secchezza oculare, la cataratta, il glaucoma e le maculopatie sono state presentate nelle più prestigiose riviste scientifiche internazionali. In particolare, nel nostro caso, l’intervento di rimozione della cataratta (patologia caratterizzata da un aumento della densità del cristallino che provoca una visione diffusamente appannata) non viene più eseguito con la tecnica tradizionale ma utilizzando un nuovo strumento: il laser a femtosecondi. Il femtolaser è un laser a infrarossi che è in grado di produrre tagli millimetrici su tessuti trasparenti come la cornea e il cristallino: una vera e propria rivoluzione nella chirurgia oculare che rappresenta un progresso straordinario nella chirurgia della cataratta, sia in termini di miglioramento visivo sia per quanto riguarda la riduzione degli effetti indesiderati. Grazie ad una durata dell’impulso vicinissima allo zero (0,000000000000001 secondi), questo laser migliora la precisione delle incisioni e riduce i danni collaterali ai tessuti. Si calcola che la cataratta sia presente in un quarto dei soggetti con più di 70 anni e in tutti quelli con più di 80 anni.

Sempre più tecnologicamente avanzati anche gli interventi legati alle patologie articolari: sono in crescita infatti gli impianti di moderne protesi, dall’anca al ginocchio, quando le cartilagini vengono fortemente erose dall’artrosi: in questi casi si punta a impiantare protesi di titanio, cobalto e cromo ad altissima affidabilità. Le loro principali caratteristiche sono la biocompatibilità, la totale somiglianza alla parte asportata e la durevolezza. I materiali di cui sono composte riducono al minimo il rischio di rigetto e la loro durata si aggira ormai intorno ai venti anni, ma si può andare persino oltre. Una realtà, quella delle protesi, che secondo i dati elaborati dagli ortopedici del Policlinico universitario Campus Bio-Medico ha visto negli ultimi quindici anni quintuplicare il numero di operati alla spalla, raddoppiare quelle al ginocchio e crescere del 20%negli ultimi sette anni il numero di protesi d’anca. E che vengono impiantate in numero crescente grazie all’uso dei robot.

Titanio, cobalto e cromo ad altissima affidabilità: materiali che riducono al minimo il rischio di rigetto di una protesi e che garantiscono una durata intorno ai vent’anni

Robot e protesi che vanno di giorno in giorno sempre più a braccetto, sia per restituire tatto e sensazioni ed eseguire naturalmente molti gesti quotidiani, sia per aiutare le persone con disabilità o colpite da malattie come ictus o parkinson a recuperare efficienza e qualità della vita. L’assistenza e la riabilitazione robotica sono al centro del lavoro congiunto di ingegneri, neurologi, ortopedici, fisiatri e fisioterapisti dell’università Campus Bio-Medico di Roma che da anni collaborano tra loro dando vita a sperimentazioni avanzate. Ne è un esempio la sperimentazione avanzata attualmente in corso che, in collaborazione con enti come Inail e il suo centro protesi di Budrio, vuole consentire a una giovane donna amputata, con disarticolazione di spalla, di poter controllare con i suoi muscoli una protesi di arto superiore attraverso la tecnica di reinnervazione muscolare mirata (TMR). O la sperimentazione della mano bionica “Sensibilia” che ha restituito a una paziente con amputazione di mano la capacità di afferrare, manipolare, gestire il peso e lo scivolamento degli oggetti attraverso la sensazione tattile: un risultato raggiunto lo scorso febbraio che ha permesso la pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale “Science Robotics”.

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