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I privilegi sono altrove

Ha dell’inverosimile ma siamo tornati all’esproprio proletario. Un termine desueto che pensavamo ormai appartenere a pochi nostalgici del passato, e che qualcuno, alcuni anni fa, peraltro con scarso successo, aveva cercato di rinverdire con lo slogan “anche i ricchi piangono”.

C’è da dire che, per lo meno, lo scontro sociale perseguito dai “sessantottini”, degenerato drammaticamente in alcune frange nel terrorismo, una delle pagine più nere della storia del nostro Paese, era quanto meno animato da un ideale, la volontà di affermare un mondo diverso, di cambiare il modello economico sociale, a dire il vero fondato più sull’egualitarismo che sull’uguaglianza e per questo perdente. Evidentemente la storia non insegna nulla, soprattutto per chi la ignora.

Oggi che sono venuti meno i modelli di riferimento valoriali e sociali, si parla sempre di chi, mai del cosa, il confronto si è trasformato in uno scontro, il dibattito è più urlato che argomentato e, soprattutto, sterile e privo di veri contenuti. Una sorta di scontro tra tifoserie che ne fanno emergere i tratti peggiori, favorito anche dai media, sempre più alla ricerca dello scoop per fare notizia, ossessionati dalla necessità di dover vincere la concorrenza del web e arrestare il calo delle vendite o degli ascolti.

E la nostra classe politica ne è il miglior interprete. Il loro unico obiettivo è quello di incrementare il consenso con approcci demagogici e populisti, quelli che fanno presa sulla pancia della gente, fregandosene delle sorti del Paese e alimentando uno scontro generazionale molto pericoloso, suscitando la rabbia e cavalcando l’invidia sociale, davvero una brutta bestia.

E’ in questo contesto di declino sociale che, non a caso, si parla di “pensioni d’oro”, di privilegi, della casta che “vuol salvarsi” e così via. Ma che significa essere un “pensionato d’oro”? Un termine, purtroppo, entrato ormai da anni nel linguaggio comune della politica e dei media (ahimè…) che questa inedita maggioranza giallo verde ha inserito addirittura in un contratto di governo.

Perché dovrebbe essere etichettata negativamente come “pensionato d’oro”, dipinta come un parassita o un peggio ancora come disonesta, una persona che sa, che sa fare, che è leale e onesta e che ha la “colpa” di aver avuto una carriera apprezzabile, a volte brillante per i risultati prodotti? Solo perché a fronte dei suoi meriti gli è stata riconosciuta, naturalmente, una retribuzione più elevata della media? Ma la parola mercato ci dice qualcosa?

Su quelle retribuzioni guadagnate con sacrificio, lavorando una vita intera, facendo spesso delle rinunce personali e verso i propri cari, nonché prendendosi delle belle responsabilità, sono stati computati e versati ingenti contributi come previsto dalle norme vigenti nel tempo.

Dov’è lo scandalo se a fronte di tutto ciò si ottiene una pensione netta superiore a 5.000 o, come sembra ora, a 4.500 euro al mese? Perché ciò che eccede tale soglia dovrebbe essere considerato un indebito mentre si assolve chi percepisce una baby pensione da 30 anni, frutto di una manciata di contributi, solo perché l’importo della pensione è più basso? I privilegi sono altrove!

Ma andiamo con ordine!

Punto primo: legiferare con effetto retroattivo è l’aspetto più dequalificante per un paese. Ma quale affidabilità può avere uno Stato che non onora il contratto che ha fatto con i propri cittadini, roba da terzo mondo! Un messaggio inquietante anche per i giovani, poi ci si meraviglia se i bravi cercano di costruire altrove il proprio futuro.

Punto secondo: il sistema retributivo, ormai messo alla gogna, non premia le pensioni di importo più elevato. Ma questo evidentemente continua a sfuggire ai nostri governanti, apprendisti previdenziali, che non ricordano nemmeno che dopo l’introduzione del sistema contributivo per tutti, dal 2012, è stata necessaria una nuova legge che sterilizzasse gli effetti positivi che avrebbe prodotto il ricalcolo sulla contribuzione versata proprio per chi percepisce una retribuzione medio alta.

Il coefficiente del 2% all’anno, per cui dopo 40 anni si ottiene l’80% della retribuzione media degli ultimi 5 o 10 anni vale, infatti, fino a 46.000 euro lordi annui. Oltre, quel 2% scende fino allo 0,90%. Pertanto, rispetto ai primi, la pensione iniziale subisce già una decurtazione tra il 20 e il 30%, cui si è aggiunto un ulteriore 13% (dal 2000) per effetto di contributi di solidarietà e blocchi totali o parziali della perequazione automatica.

Ancora non basta? Vogliamo andare oltre il 40% di penalizzazione? Mi sembra che abbiamo già dato abbastanza per la solidarietà! Se si vuol ricalcolare la pensione sulla base dei contributi versati, si deve fare per tutti, non si può escludere chi ha avuto, ad esempio, un beneficio del 50% solo perché è sotto la soglia. Ma dov’è l’equità?

Punto terzo: tutto questo per sostenere la cosiddetta pensione di cittadinanza – solo il nome mette i brividi – di 780 euro al mese che equivale a una retribuzione media di 25.000 annui di uno che ha lavorato veramente, su cui si attesta la maggioranza dei contribuenti italiani. E quale convenienza ci sarà più a versare la contribuzione, tenendo conto che già oggi nelle casse dell’Inps mancano all’appello circa 8 miliardi di euro all’anno di contributi dovuti?

Punto quattro: ma poi a favore di chi andranno queste risorse? Nel nostro Paese ci sono da una parte i lavoratori dipendenti che non possono sfuggire alla guardia del sostituto d’imposta e che i contributi li versano interamente per tutta la vita lavorativa e anche dopo quando andranno in pensione, e dall’altra, c’è chi, invece, il reddito se lo autodetermina o quasi.

Ai primi, quelli che pagano davvero, si applica l’aliquota del 33%, agli altri quella del 20% per ottenere a parità di reddito la stessa pensione. Fantastico! Chi paga di più prende meno e deve dare ancora di più a vantaggio, non di chi ha davvero bisogno, ma di chi svicola attraverso il labirinto delle nostre leggi!

In un Paese, come il nostro in cui fonti accreditate denunciano una evasione fiscale di oltre 100 miliardi l’anno è evidente che questo si riflette anche sul gettito contributivo. Quindi la morale sarebbe quella di colpire i contribuenti onesti per favorire quelli disonesti. Un bel capolavoro! E la chiamano (non per cassa ma per …. ) equità!

Punto quinto: se non ci fosse da piangere sembrerebbe comico, quello che sta accadendo per dare attuazione a questo taglio!

Si è partiti dall’idea di ricalcolare gli importi delle pensioni sulla base dei contributi versati, benché l’Inps (parlo dei tecnici veri) avesse in più occasioni, anche istituzionali, puntualizzato che il ricalcolo non era possibile per l’assenza di dati.

Quindi si è dirottati su una soluzione pasticciata, suggerita da qualche fantasista che vorrebbe penalizzare chi è andato in pensione anticipatamente rispetto a un’età ricalcolata retroattivamente, non si sa bene come, prendendo a riferimento i parametri della legge Fornero, la cui revisione è un cavallo di battaglia di questo Governo proprio per essere troppo rigida nei requisiti di accesso alla pensione!!!

Siamo a scherzi a parte? Purtroppo no! Inoltre, al di là delle dichiarazioni, si è persa traccia del ricalcolo sulla base dei contributi versati e, quindi, il paradosso è che la pensione verrebbe penalizzata, anche severamente in base al numero di anni di anticipo, pure se è abbondantemente coperta dalla contribuzione versata!

Non sappiamo ancora come finirà, ma speriamo che ci sia tempo e modo per far rinsavire gli autori. In ogni caso c’è da stare molto preoccupati.

Anche per i giovani non è un bel segnale. Che certezza, che legittimo affidamento possiamo dare loro se le regole sulle quali si programma il proprio futuro si possono cambiare con effetto retroattivo?

Abbiamo bisogno del sostegno di tutti e verrete informati puntualmente, oltre che coinvolti nelle prossime nostre iniziative, in un autunno che si preannuncia molto caldo.

Naturalmente da parte nostra e con il vostro supporto, anche se il contesto è avverso, si farà il possibile e l’impossibile per contrastare questa deriva, anche se ci sembra di aver a che fare con degli alieni: non chiediamo di essere salvati ma di essere rispettati!