Come sostenere la spesa sanitaria

“La sanità giusta, tra pubblico e privato”. Nel titolo dell’ultimo Salone della Giustizia, organizzato da Federmanager, c’è la grande sfida per l’Italia ma anche, per alcuni versi, il senso della mission di Assidai. Perché nell’aggettivo “giusta”, così come nel posizionamento “tra pubblico e privato”, c’è la ricetta per offrire ai cittadini, ancora per molti anni,  un servizio sanitario all’altezza che ci permetta di mantenere ben saldo il primato di Paese più sano del mondo.

In un contesto caratterizzato da un rilevante trend di invecchiamento della popolazione e da un Servizio Sanitario nazionale percepito sempre più in peggioramento (secondo il Censis dal 45% degli italiani nel 2015, contro il 29% nel 2011) oltre che contagiato dalla corruzione (è coinvolta un’Asl su quattro, sempre dati Censis), i cittadini preferiscono rivolgersi sempre più al privato. In sostanza, pur di evitare incertezze e lunghi tempi di attesa, si preferisce pagare di tasca propria: si stima che nel 2015, la cosiddetta spesa sanitaria “out of pocket” abbia raggiunto quota 36 miliardi.

Il vero nodo, tuttavia, è un altro, di questi 36 miliardi soltanto il 15% sono stati intermediati da polizze o fondi sanitari contro il 67% della Francia, il 44% della Germania e il 41% della Gran Bretagna. Vuol dire che circa 30 miliardi di spese sono state tutte a carico delle famiglie: non è un caso che, stando alle ultime statistiche, 4 milioni di italiani dichiarano di essere in difficoltà per le spese out of pocket e tra di loro c’è chi, per curarsi, si è indebitato oppure, addirittura, ha rinunciato alle cure stesse.

A fronte di questo scenario Assidai, così come altri fondi sanitari integrativi, può essere il perno di una sanità giusta tra pubblico e privato. Il modello cui fare riferimento è quello di una Sanità complementare al Servizio pubblico, costruita quindi in un’ottica collaborativa e assolutamente non sostitutiva. E proprio perché ci sia una “sanità giusta” i fondi sanitari devono essere adeguatamente regolati da una vigilanza, snella ma coercitiva. Essa, infatti, sarà chiamata a verificare l’utilizzo delle risorse che il sistema pubblico intende impegnare attraverso una fiscalità agevolata sulla quale serve un cambio di marcia.

Al tempo stesso la vigilanza dovrà tutelare i diritti di chi accede alle cure e alle prestazioni in un sistema efficiente, di qualità e certificato, a costi calmierati da una sana e trasparente competizione: i fondi sanitari riescono a razionalizzare i costi stessi grazie al ricorso, per le prestazioni mediche, a strutture convenzionate.

Il dato che emerge è eloquente perché così facendo, in alcuni casi, la spesa sanitaria viene abbattuta di più del 50% rispetto alle richieste rivolte al singolo privato che non si avvale della mediazione da parte per esempio dei fondi sanitari.

Questa è la quadratura del cerchio che i fondi sanitari possono aiutare a identificare e implementare, offrendo il loro prezioso apporto come già hanno fatto negli ultimi anni. Per esempio, agendo sulla leva della prevenzione, che dovrebbe essere uno dei punti fermi del nuovo equilibrio a livello nazionale.

Se l’obiettivo è quindi quello di una sanità giusta tra pubblico e privato, per raggiungerlo, serve davvero il contributo di tutti, e Assidai è pronto a fare la propria parte.

*Presidente Assidai