La filiera socio-sanitaria scopre il digitale

Anche se s’intravede qualche barlume di speranza, la ripresa economica in Europa tarda a manifestare i suoi effetti. In Italia, purtroppo, la luce alla fine del tunnel è ancora più lontana: tutti gli indicatori economici sono in stand-by, un po’ come i ciclisti in surplace nei velodromi. La speranza è che, alla fine, arrivi lo scatto giusto per tagliare il traguardo e piazzarsi tra i primi.

Nel frattempo, e per fortuna, l’attesa di vita aumenta e di conseguenza assume sempre più importanza la qualità di vita e di salute. Si calcola che nel 2025 il fabbisogno necessario per mantenere il livello attuale di assistenza sanitaria sarà di oltre 200 miliardi di euro. Una cifra enorme se rapportata agli attuali 115 miliardi destinati dall’ultimo Documento di Economia e Finanza (DEF) alla spesa sanitaria pubblica.

Il SSN, i fondi integrativi, le famiglie devono saper raccogliere queste indicazioni per razionalizzare investimenti e risorse, al fine di garantire il miglioramento continuo di qualità e sicurezza. In questo senso la digitalizzazione sarà il “fattore critico di successo” del cambiamento. L’uso appropriato delle potenzialità, che oggi la tecnologia ci consente, potrà garantire una gestione razionale nello sviluppo della filiera socio-sanitaria.

Il cambiamento, per avere successo, dovrà essere accompagnato, se non addirittura anticipato, dalla necessità di uno “shock” culturale in grado di rivoluzionare l’approccio attuale.

Se veramente vogliamo salvaguardare e migliorare il livello di assistenza sanitaria, occorre mettere al centro dell’agenda politica il Welfare e la salute dei cittadini, preservando il ruolo della sanità pubblica ma senza farne una sorta di totem intoccabile.

Il Fasi negli ultimi anni ha avviato una revisione dei processi interni: la dematerializzazione ad esempio (invio delle pratiche non più cartaceo ma in formato elettronico o attraverso l’uso delle app), è stato un primo passo. Oggi in concomitanza con il quarantesimo anniversario lanciamo un nuovo “paradigma” che prevede: proattività, prevenzione, stili di vita, partnerships con strutture sanitarie, percorsi terapeutici ed active ageing.

I progressi tecnologici, infine, se integrati con gli sviluppi della telemedicina, possono porre le basi per modelli di assistenza e cura innovativi, interagendo direttamente con i pazienti più fragili, presso il loro domicilio, consentendo anche alle famiglie un ruolo sempre più attivo nell’assistenza al paziente. Si chiuderebbe così il circolo virtuoso tra sanità pubblica, sanità integrativa e sanità digitale.

Infine, maggiori investimenti verticali: filiere, reti, innovazioni di processi e sistemi, conoscenza, trasparenza, big data ed e-health, ci consentiranno di avviare, nel modo giusto, il progetto Fasi 4.0 con l’obiettivo di evolvere verso percorsi digitali semplici, intuitivi, veloci nell’operatività e affidabili nella valutazione e nel controllo delle operazioni.

 * Presidente FASI