La strategia energetica andrà incentivata

La Commissione Ambiente del Senato negli scorsi mesi ha lavorato ampiamente sul tema energia, con audizioni e acquisizioni di dati con cui si è arrivati a costruire e approvare un documento di contributo alla Strategia Energetica Nazionale (SEN) che verrà presentata a breve dal governo.

La nuova SEN conterrà indicazioni volte a creare un percorso per abbassare il costo dell’energia, assicurare gli approvvigionamenti (grazie a una diversificazione delle fonti e all’incentivo all’utilizzo delle rinnovabili) e aumentare gli investimenti per migliorare l’efficientamento energetico nel nostro Paese.

Il quadro entro cui ci si è mossi ha indubbiamente tenuto conto degli accordi siglati a livello internazionale, quali COP21 e la successiva conferenza di Marrakech, e ne ha condiviso i principali obiettivi per il raggiungimento dell’efficienza energetica come il cercare di produrre energia riducendo le emissioni di anidride carbonica e gas serra (anche con l’intento di contenere il riscaldamento globale e i fenomeni derivanti dal cambiamento climatico) e il cercare di ridurre il fabbisogno e il consumo energetico.

Non bisogna dimenticare che, comunque, nel nostro Paese, tra il 1990 e il 2014, le emissioni di gas serra si sono ridotte complessivamente del 34%, soprattutto nel settore industriale. Il che significa che molti progressi sono già stati avviati e altri ce ne saranno sicuramente grazie alle nuove norme in arrivo dal governo in materia di rinnovabili e di agevolazioni riguardanti gli energivori.

Molto rimane ancora da fare, invece, nel settore del residenziale e della mobilità e trasporti. Sempre tra il 1990 e il 2014, infatti, i dati mostrano che le emissioni derivate complessivamente dal settore domestico hanno registrato un aumento del 45%.  È evidente, quindi, che in questo settore si deve intervenire in maniera più efficace se si vogliono ottenere migliori risultati.

Complessivamente, in Italia c’è un patrimonio di circa 29 milioni di abitazioni, di cui il 60% è antecedente all’entrata in vigore delle leggi con cui venivano definiti i primi criteri di efficientamento energetico e, dunque, oggi è fuori norma e ciò comporta grandi consumi e grandi sprechi. Efficientare questo patrimonio porterebbe a ridurre tra il 60 e l’80% i consumi energetici. 

In questi anni, per cercare di migliorare la situazione, i governi che si sono susseguiti hanno introdotto gli ecobonus, con detrazioni fiscali (estese anche ai condomini) fino all’80% per lavori di efficientamento, e incentivi per l’utilizzo di sistemi di produzione di energia rinnovabile (dalle pompe di calore, al solare termico, al biometano). Nel 2015, abbiamo investito 5 miliardi e mezzo sull’efficientamento energetico solo grazie agli incentivi e siamo diventati uno dei 10 Paesi più efficienti.

A mio avviso, dunque, queste scelte andrebbero consolidate e rese permanenti, in quanto si sono rivelate efficaci e hanno favorito le aziende (e, quindi, l’occupazione) del settore edile, che si deve sicuramente innovare ma che è fondamentale per il nostro Paese. Per quanto riguarda, invece, i trasporti sono state studiate proposte volte a favorire l’uso di biocarburanti e dell’elettrico.

L’altra questione su cui la Commissione Ambiente del Senato ha lavorato, infatti, riguarda le energie rinnovabili e le energie alternative. Grazie agli incentivi arrivati fino al 2013, l’Italia ha sviluppato in maniera straordinaria il solare e l’eolico e gli effetti positivi continuano ancora, nonostante gli incentivi siano terminati e, sempre grazie a questo, sono stati anche già raggiunti gli obiettivi che erano previsti per il 2020 dal Protocollo di Kyoto, con il 17% di produzione di energia da fonti rinnovabili.

Altro settore importantissimo per l’Italia – che è priva di materie prime proprie – è quello dell’economia circolare. L’Europa ha fatto molte direttive su questo e il nostro Parlamento ha recentemente approvato una legge specifica per ridurre gli sprechi e trasformare scarti e rifiuti in risorse per la produzione di energia.

In ogni caso, sottotraccia a tutte queste questioni, rimane il tema fondamentale degli investimenti nella ricerca e nell’innovazione: è, infatti, indispensabile innovare le tecnologie per migliorare i sistemi di accumulo, i materiali per l’efficienza energetica degli edifici, per trasformare gli scarti o per fare mezzi di trasporto il meno inquinanti possibile. Innovare comporta dei costi ma potrebbe diventare anche una grande opportunità di rilancio per le nostre aziende.

*senatore PD,  già componente della commissione Territori, Ambiente e Beni ambientali