Fibra sino all’ultimo miglio

«Le applicazioni potenziali del 5G possono essere un numero molto significativo e la creatività dell’essere umano non mancherà di esplorarne molte, perché nel momento in cui si crea un’infrastruttura neppure si immaginano i possibili servizi che potranno essere erogati attraverso essa».

Ivan Rebernik è Direttore Personale e Organizzazione di Open Fiber, la società, costituita in modo paritetico da Cassa Depositi e Prestiti ed Enel, che deve procedere alla realizzazione di un’infrastruttura di rete che possa “reggere” non solo le esigenze di un’economia che si digitalizza sempre più, ma anche la rivoluzione del 5G.

Dottor Rebernik, sgombriamo il campo da ogni possibile dubbio: il 5G è un mero “upgrade” del 4G o porta con sé profonde migliorie?

Il 5G è un cambio di paradigma rispetto al 4G perché permette di ampliare in maniera significativa la velocità e la capacità di trasmissione dei dati rispetto al passato.

Questo significa che stiamo dando vita a una infrastruttura che abilita moltissimi sistemi e che si presta ad una molteplicità di applicazioni.

Ad esempio?

Ci sono applicazioni nell’ambito sanitario, nella sicurezza delle città, nella videosorveglianza, nella realtà aumentata, nella pubblica amministrazione. Tutto questo perché si potranno scambiare grandi quantità di dati in mobilità. Il 5G consentirà di accedere a distanza,  alle migliori pratiche disponibili nell’ambito della sanità, permettendo uno scambio di informazioni interattivo sulla salute del paziente.

Una volta che la rete sarà rodata, un medico potrà fare diagnosi e persino intervenire su un paziente stando dall’altra parte del globo, senza muoversi dal proprio studio, sfruttando la rapidità di invio, la bassissima latenza e la quantità di dati che possono essere veicolati tramite il 5G.

Per un Paese come l’Italia, che ha nell’arte e nel turismo un volano di sviluppo particolarmente significativo, ci possono essere potenzialità specifiche?

Nell’ambito dei beni culturali, avere degli applicativi che consentano di accedere a monumenti che stanno dall’altra parte del mondo, con un senso di presenza molto forte, tramite realtà aumentata e virtuale, potrebbe rappresentare una rivoluzione significativa rispetto al passato per quanto riguarda la concezione stessa della fruizione dell’arte e offrendo opportunità molto interessanti nell’industria del turismo oltre che nell’education.

Pensa che ci siano ambiti ancora inesplorati di sviluppo di applicazioni?

Le applicazioni potenziali possono essere moltissime e la creatività dell’essere umano non mancherà di esplorarne sempre di nuove e addirittura, ad oggi, di impensabili. Perché quando viene realizzata una nuova infrastruttura, spesso non si ha idea di quali possano essere gli sviluppi futuri a cui apre.

Anche in questo caso, ne sono certo, funzionerà così: quando l’infrastruttura sarà completata, essa abiliterà la creazione di nuovi servizi ad oggi non ancora pensati.

Pensa che possano esserci applicazioni del 5G anche nella guida autonoma, dove vengono veicolate enormi moli di dati?

Sicuramente il 5G abilita anche il self-driving: le automobili senza conducente possono funzionare in virtù del fatto che sono in condizione di scambiare grandi quantità di dati, a grandissima velocità, mentre sono in mobilità. Il problema vero è quello della latenza, cioè la velocità con cui queste informazioni vengono scambiate sulla rete di nuova generazione.

Per assistere la guida è necessario che la vettura abbia la possibilità di accedere a questo scambio di dati e quindi, almeno in un primo momento, l’auto a guida autonoma funzionerà soltanto nelle città che sono dotate di una robusta rete in fibra ottica a supporto delle microcelle del 5G.

Il 5G impone anche una nuova attenzione dal punto di vista infrastrutturale: come vi state muovendo sotto questo aspetto?

Il 5G implica un cambio di paradigma dal punto di vista infrastrutturale, basti pensare all’ordine di grandezza del numero di antenne che rendono possibile questo servizio. Il rapporto tra quelle necessarie per offrire il servizio 4G e quelle a supporto del 5G è di 1:10. Un numero che, in un paese come il nostro, impone interventi, pianificazione e processi autorizzativi complessi.

Open Fiber ha recentemente dichiarato di avere stanziato 6,5 miliardi di euro per i prossimi cinque anni per raggiungere oltre 19 milioni di abitazioni. Negli scorsi mesi le banche hanno anche sbloccato 3,5 miliardi di finanziamenti: siamo pronti ad avviare quest’opera infrastrutturale?

In realtà stiamo già procedendo spediti, la nostra macchina corre veloce ed entro cinque anni raggiungeremo gli obiettivi che ci siamo prefissati. Vogliamo cablare circa 19 milioni di unità immobiliari. Ciò significa portare la fibra a una quota consistente degli 8.000 comuni d’Italia.

Non è però un progetto partito da zero: quali sono le città più avanti?

A Milano quasi un milione di unità immobiliari è stato già raggiunto dalla fibra ottica. Torino e Bologna hanno numeri significativi. C’è da dire che il servizio che offriamo non è quello misto di fibra e altre tecnologie, ma l’FTTH (Fiber To The Home, ndr), che garantisce di portare la fibra ottica dentro le case e gli uffici degli italiani, non di arrivare solo fino a un certo punto e poi allacciarsi alla rete tradizionale. Stiamo realizzando un’infrastruttura che offre performance fino a 1 Gigabit al secondo, una discontinuità fortissima rispetto al passato.

L’integrazione tra fibra e digitale può essere un tema di vostro interesse o esula dalle vostre competenze?

Noi ci stiamo ponendo come fattore abilitante per lo sviluppo dei servizi digitali, in questo senso il tema è di grande interesse. Siamo nati per costruire e gestire l’infrastruttura, siamo un operatore wholesale che offre i propri servizi in ottica B2B; i nostri clienti sono principalmente gli operatori di telecomunicazioni e i broadcaster.

Un’ultima domanda: da una recente indagine è emerso che i costi delle TLC, soprattutto per quanto riguarda il traffico dati, sono particolarmente competitivi in Italia rispetto al resto d’Europa. Quando la rete 5G sarà a regime dovremo immaginarci un aumento dei prezzi?

Ovviamente ci muoviamo all’interno di una normale logica di mercato in cui gli operatori saranno liberi di fare le loro scelte. Se però dovessi scommettere, sarei sorpreso che si creasse uno scenario in discontinuità con quello attuale e assistessimo a un aumento significativo e improvviso dei costi dei servizi.

*   giornalista